#Premiodona2013: sviluppo sostenibile e consumo intelligente, un mondo oltre lo spreco

di Flavio Fabbri |

Sostenibilità ambientale, culturale, alimentare, energetica ed economica sono gli obiettivi che il sistema deve perseguire per innovare e ricominciare a crescere senza più sprechi. Premio Vincenzo Dona 2013 a Ermete Realacci, Andrea Segrè e Serge Latouche

Italia


Massimiliano Dona

Il 90% dei consumatori è favorevole all’acquisto dei prodotti di aziende che si dimostrano più attente alla responsabilità sociale e al tema della sostenibilità ambientale. Si potrebbe partire da questo dato per raccontare quanto avvenuto oggi al Teatro Argentina di Roma in occasione della settima edizione del Premio Vincenzo Dona, organizzato dall’Unione Nazionale Consumatori (UNC).

 

Una manifestazione dedicata alla memoria del fondatore della più antica ‘voce’ dei consumatori in Italia, Vincenzo Dona, ispiratore del movimento consumerista a livello nazionale, e alla green economy, alla presenza di autorevoli professionisti e personalità del mondo accademico, politico ed economico. Dai Commissari europei per l’Ambiente e i Consumatori, Janez Potočnik e Neven Mimica, al Presidente della Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati, Ermete Realacci, dal celebre Serge Latouche, Professore emerito di economia Université d’Orsay, obiettore di crescita, a Paolo De Castro, Presidente Commissione agricoltura Parlamento Europeo, passando per numerosi esponenti del mondo delle imprese, dell’associazionismo aziendale e della ricerca.

 

Decine di ospiti prestigiosi che hanno calcato il palco dell’Argentina per dare vita al Premio Dona 2013, che in tempi di comunicazione sociale è stato presentato con l’apposito hashtag #PremioDona2013 (e #IdeaSostenibile) per continuare il confronto sui temi dell’economia verde e sostenibile anche su Twitter. Edizione che quest’anno ha visto Ermete Realacci, Serge Latouche e Andrea Segrè ritirare il Premio per le personalità che si sono distinte per l’impegno  a favore dei consumatori, mentre a Carlo Cavicchi del mensile ‘Quattroruote’ è andato il Premio per i giornalisti.

 

Introdotto dal celebre “discorso su PIL” di Robert Kennedy, tenuto nel marzo del 1968, letto dalla voce di Francesco Pezzulli (al cinema doppiatore di attori del calibro di Leonardo DiCaprio), l’evento ha preso il via dopo il doveroso ricordo delle vittime della Sardegna e delle Filippine, in entrambi i casi dovute a fenomeni meteorologici estremi. Quando si parla di sostenibilità si intende certamente quella economica, ma soprattutto quella ambientale. L’impatto delle attività industriali e più in generale umane sull’ecosistema Terra deve ridursi drasticamente. L’effetto serra, l’accumulo di CO2 nell’atmosfera (è stato doverosamente ricordato che per la prima volta nella storia di questo pianeta la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera ha superato le 400 parti per milione), l’effetto condensazione degli inquinanti nell’aria, l’aumento dell’umidità e delle temperatura, sono una miscela esplosiva che va ad interagire con altri fenomeni naturali dando vita ad una bomba climatica pronta ad esplodere in ogni momento. Cicloni mediterranei, uragani e tifoni sono ormai sempre più frequenti, nostro dovere è prevenirli, con comportamenti virtuosi da parte dei cittadini e mondo delle aziende, a cui si aggiungono i nuovi programmi di tutela e gestione del territorio da parte delle Istituzioni.

 

Come ha tenuto a precisare Massimiliano Dona, coordinatore della mattinata, il claim del Premio Dona è stato proprio dedicato a questa rinnovata alleanza tra governi, imprese e cittadini: ‘Ripartire insieme è un’idea sostenibile‘. Sostenibilità intesa rispetto del pianeta e come idea che merita di essere portata avanti, di essere appunto ‘sostenuta’.

 

Nei giorni scorsi a Rimini si sono tenuti gli Stati Generali della Green Economy. La società dei consumi non è più sostenibile per come è andata sviluppandosi negli ultimi decenni. Gli stessi consumatori non hanno più punti di riferimento e la fiducia sta scemando, come ha ricordato il Commissario UE per l’Ambiente, che in un video ha spiegato alla platea alcune parole chiave, come impatto ambientale, rifiuti, energia, risorse idriche, sviluppo economico (decrescita o acrescita) inquinamento, qualità dei prodotti, fino  il progetto ECOLABEL (il marchio dell’Unione europea di qualità ecologica che premia i prodotti e i servizi migliori dal punto di vista ambientale), piattaforma per l’informazione sulla reale sostenibilità industriale dei brand attivi nel settore dell’alimentazione, del commercio e altri settori chiave.

 

Per cominciare, come hanno suggerito in molti, è giunta l’ora di porre fine alle esagerazioni dell’obsolescenza programmata, dell’over packaging, della speculazione commerciale e pubblicitaria (il non poter fare a meno dei gadget sul mercato). Sostenibilità deve far rima con accessibilità, responsabilità, coraggio, innovazione, ricerca e anche italianità. Perché questi, in fondo, sono valori tipici della cultura italiana e in parte mediterranea.

 

Tre le sezioni in cui il Premio Dona 2013 è stato suddiviso dai suoi organizzatori: Energia e Ambiente, Alimentazione e Sostenibilità, Sviluppo e Cultura. Ognuna di queste a sua volta è stata presentata in vari percorsi per meglio definire gli ambiti della sostenibilità e della rivoluzione verde.

 

Nel panel di apertura, dedicato ad energia e ambiente, oltre ai già menzionati Potocnik e Mimica, sono intervenuti Guido Bortoni (Presidente Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas), Maurizio Molinari (Presidente Metaenergia) e Sergio Lombardini (Direttore ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica Versalis).

 

Al centro dei loro interventi ovviamente l’idea di una sostenibilità ambientale da  coniugare a quella economica, soprattutto in un contesto di crisi e recessione. Strumento utile in tal senso è l’efficienza energetica, che raggiunge in maniera sinergica obiettivi green con la minimizzazione dell’onere. La direttiva efficienza energetica 2012/27 pone agli stati membri (che la dovranno recepire entro giugno 2014) nuovi obiettivi per la riduzione dei consumi energetici primari pur continuando a mantenere gli stessi livelli di efficienza in tutti i settori industriali, civili ed economici. La stessa direttiva spinge i cittadini, chi fa domanda di energia, a partecipare al mercato, alle sue dinamiche, cogliendone benefici ed opportunità, stimolando un comportamento più responsabile. L’Autorità si è impegnata a riformare la tariffa domestica per sviluppare comportamenti partecipativi e consapevoli (soprattutto a casa e negli uffici), con la possibilità di evitare sprechi e ridurre costi.

 

Sulla stessa lunghezza d’onda il secondo gruppo di esperti e professionisti, con Fulco Pratesi (Presidente onorario WWF Italia), Alessandro Ortis (Commissione Economia Assemblea Parlamentare del Mediterraneo), Tullio Fanelli (Dirigente Enea), Maurizio Melis (Giornalista scientifico Radio 24) e Ermete Realacci (Presidente Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici Camera dei deputati), che hanno portato al pubblico argomenti ormai molto conosciuti, ma su cui ancora molto c’è da fare, tra cui il global warming, la revisione del Trattato di Kyoto, i costi dell’inquinamento e le responsabilità di chi inquina, la nascita di una vera green economy.

 

Si è così parlato dell’esperienza delle bio-raffinerie in Sardegna della Versalis, di diritto dei consumatori ad essere informati, della nascita di etichette green oriented, di riuso di terre marginali, di prodotti biodegradabili (packaging compreso), di quanto accaduto a Varsavia per l’ennesima conferenza sul clima (di fatto rimandando ogni decisione a Lima 2014 e Parigi 2015), di un nuovo modello di governance dell’inquinamento, dove chi più inquina più paga, con ricadute positive sugli investimenti green e sulle tasche dei cittadini consumatori che pagheranno meno tasse, di riciclo virtuoso dei rifiuti (raccolta differenziata), di lotta alle eco-mafie, di ricerca e innovazione tecnologica grazie al lavoro svolto dall’ENEA.

 

Passando al panel Alimentazione e Sostenibilità, aperto da Paolo De Castro, si sono confrontati sui temi chiave delle risorse alimentari e della sostenibilità dell’azione umana in ogni settore, Angelo Trocchia (Presidente Unilever Italia), Vito Gulli (Presidente ASDOMAR – Generale Conserve), Daniela Murelli (Direttore Corporate social responsibility Gruppo Sanpellegrino), Pietro Lironi (Presidente GIFLEX – Gruppo Imballaggio Flessibile), Gaia Checcucci (Vice Presidente Federutility), Ettore Capri (Professore Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza), Luca Pereno (Coordinatore Sviluppo Sostenibile Leroy Merlin), Paolo Landi (Presidente della Fondazione Consumo Sostenibile).

 

Non ci può essere crescita se non sostenibile. Le aziende si stanno orientando verso un impatto positivo sull’ambiente e sui consumatori. Si parte dall’approvvigionamento delle materie prime per i processi produttivi, con impianti di co-generazione energetica, puntando all’auto-sostenibilità. Oltre al marketing si deve curare la responsabilità sociale di un’impresa. C’è la possibilità di raddoppiare il valore di mercato di un’azienda dimezzando i consumi e riducendo i costi di gestione.  Ad esempio, c’è il trasporto delle merci, che deve avvenire più su rotaia che su gomma, ci sono le partnership con altri produttori per evitare viaggi a carico vuoto o mezzo pieno, fino alle soluzioni intermodali di trasporto, riducendo l’inquinamento. Dal punto di vista del packaging, che è centrale nel marketing di un prodotto e nella sua trasportabilità, c’è da investire in processi industriali, formativi ed educativi, con progetti che affrontano il tema del corretto smaltimento dei rifiuti e il riciclo differenziato, partendo dai bambini. Bisogna far capire al consumatore che qualsiasi prodotto ha più di una vita e ogni rifiuto ha un valore di riciclo.

 

Consumare eticamente, a chilometro zero, o comunque in un raggio di trasporti limitato, è un’altra strada che in questi anni si sta affermando con decisione andando a modificare il modello di consumo delle persone. Questo vale per prodotti di eccellenza del made in Italy, come il Grana Padano e l’acqua imbottigliata (per altro quella italiana è tra le più buone al mondo), in entrambi i casi soggetti a trasporto intermodale, settore particolarmente sensibile al tema mobilità sostenibile e all’inquinamento. E proprio a Grana Padano e Leroy Merlin è andato il Premio della Fondazione Consumo Sostenibile.

 

A chiusura della manifestazione si è infine tenuta la sessione dedicata a Cultura e Sviluppo. Ad aprire gli interventi Andrea Segrè e il comandamento ‘Primo, non sprecare!‘. Lo spreco è una piaga storica tipica del nostro tempo. La nostra economia è costruita sull’obsolescenza e la rottamazione, cibo compreso. Sprecare costa circa mezzo punto di PIL, 8,7 mld di euro l’anno che finiscono nella pattumiera.

 

Una Tavola rotonda, animata da Giuseppe Brambilla di Civesio (Presidente Carrefour Italia), Claudio Ferri (Head of sales MasterCard Italia), Luca Tonelli (Amministratore delegato Ventana Group), Fabrizio Mantovani (Franchise Development Director Mail Boxes Etc. Italia), e moderata da Armando Garosci (giornalista di Largo Consumo), è stata dedicata al tema dello spreco e alle soluzioni più innovative per ridurre gli effetti del consumismo sfrenato e dell’impatto umano sul territorio. Impatto che può essere ridotto, secondo i relatori, grazie all’uso della moneta elettronica (quella di carta e metallo consumano risorse e quindi inquinano) e al turismo sostenibile ed etico, ad esempio.

 

Obiettivi di grande  portata, che necessitano di un’impostazione culturale forte per essere portati a termine. L’Italia spende 25 euro per abitante in cultura e negli ultimi anni sono state perse risorse per 1,3 mld. Nei momenti di crisi la cultura è una leva economica e un sostegno spirituale per i popoli. L’industria culturale in Italia vale 80 mld di euro.  Con la cultura quindi si mangia e il sapere si dimostra leva di democrazia e innovazione insostituibile in una società. La cultura è madre della tecnologia e la ricerca ha il compito di risolvere i problemi nel modo più intelligente e con il minore sforzo. L’obiettivo è ridurre lo sfruttamento delle risorse ottenendo il massimo dei risultati. Si deve produrre meglio con meno. La società del riciclo è uno dei pilastri della strategia Europa 2020. L’Italia, povera dei materie prime, ma con una manifattura forte, dovrebbe porsi questo obiettivo come primario. La nostra economia deve divenire circolare, soprattutto nelle città, dove tutto può essere riutilizzato. Il cittadino consumatore deve cambiare lo stile di vita e sviluppare un comportamento più virtuoso. Cultura e ricerca, inoltre, sono due ambiti in cui è anche possibile sviluppare nuova occupazione.

 

Un mondo diverso è possibile, si ascoltava nelle piazze alla fine degli anni Novanta del secolo scorso e nei primi anni del nuovo Millennio. Sicuramente uno dei teorici della sostenibilità, della cultura della decrescita e della rivoluzione nei consumi, è sicuramente Serge Latouche. Nel suo discorso di chiusura della manifestazione, ha voluto ricordare i concetti di obiezione alla crescita e critica alla globalizzazione, compresi quelli di consum-attore e consumatore cittadino. La teologia del PIL ci dice che il consumatore è il re, come in politica è sovrano, ma sappiamo che è una mistificazione. I consumatori e i cittadini sono continuamente manipolati e la cultura ha il compito di riportare ordine all’interno del processo di sviluppo sostenibile. Il mercato impone la società dei consumi, che a sua volte è basata sull’illimitatezza del prodotto, dello sfruttamento delle risorse naturali e del consumo. Questo è possibile generando bisogni immaginari in continuità. Lo spreco e i rifiuti sono la quarta e la quinta illimitatezza, da cui deriva l’inquinamento di terra, acqua e aria. Un sistema negativo che si basa sulla molla della pubblicità, che ci rende insoddisfatti (e infelici) di ciò che abbiamo, spinti a desiderare sempre di più, fino al credito illimitato per aumentare il consumo e l’obsolescenza incorporata dei prodotti. Per resistere i consumatori devono unirsi e diffondere pratiche d’informazione per rivendicare la tracciabilità dei prodotti, decolonizzando l’immaginario dal marketing, proteggendo i consumatori dalle frodi e dall’avvelenamento dei cibi (quindi anche gli OGM).

 

Sono stati premiati, inoltre, alla presenza di Eleonora Daniele e Antonio Lubrano, anche Sara Selmin dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna e Eleonora Olnago dell’Università degli Studi di Padova, entrambe per le migliori tesi di laurea dedicate alla sostenibilità, mentre alla delegazione di Molfetta è andato il riconoscimento per i comitati locali dell’UNC. Appuntamento a tutti all’edizione 2014 del Premio Dona.