Alierta: ‘Vogliamo investire sull’Italia. No allo scorporo’

di Alessandra Talarico |

Il presidente di Telefonica parla al Sole 24 Ore, ma le sue parole non tranquillizzano i dubbi di una parte del Governo. Perplessità da Antonio Catricalà e Massimo Mucchetti.

Italia


Cesar Alierta

Telefonica non eserciterà al ‘call’ per salire fino al 100% di Telco. Parola di Cesar Alierta che in un’intervista a Il Sole 24 Ore rassicura i piccoli azionisti (“Telefonica li tiene in grande considerazione, devono essere soddisfatti”) ed esclude una fusione sia tra le due aziende che tra Tim Brasil e Vivo.

Alierta, che per la prima volta scopre le carte e parla a tutto tondo della situazione venutasi a creare in seguito all’accordo – lo scorso 23 settembre- tra Telco e Telefonica, esclude altresì la possibilità che la rete venga scorporata perché, dice, anche la Commissione europea ha individuato nell’equivalence of input “la soluzione migliore per assicurare la parità di trattamento tra tutti gli operatori”.

 

In base all’intesa siglata a fine settembre, la società spagnola aumenterà al 66% la propria partecipazione nella holding che controlla il 22,4% di Telecom Italia, ma senza diritti di voto. Dall’1 gennaio il gruppo di Alierta potrà acquistare il diritto di voto su Telco fino al 64,9% e per cassa tutte le azioni in mano ai soci italiani. Nel periodo 15-30 giugno 2014 sarà possibile per i soci comunicare l’uscita dal patto.

“La struttura dei nuovi accordi è chiarissima. Telefonica non può salire sopra il 49% di Telco e penso – ha spiegato – che anche gli altri, Mediobanca compresa, resteranno in Telco fino al termine di febbraio 2015″.

 

Quanto alla necessità di investimenti, Alierta spiega anche che non c’è bisogno della CDP o di altri ‘aiuti esterni’: “Telecom – dice – li farà. L’importante è il mix: noi siamo a favore degli investimenti in fibra perché sono necessari per Telecom, ma ancora di più per l’Italia”.

E ancora, sottolinea che Telefonica confida di riuscire a recuperare, se non tutta almeno in parte, la “grossa cifra” investita in Telecom Italia (pagata nel 2007 a 2,85 euro per azione, oggi ne vale 0,68) e questo sarà possibile “migliorando i risultati aziendali, facendo contenti clienti, azionisti e dipendenti”.

Gli azionisti, almeno quelli di minoranza, però, tanto contenti non sono: Marco Fossati, che attraverso Findim controlla il 5% di Telecom Italia, vorrebbe azzerare il cda. “Fossati è preoccupato come noi per le quotazioni del titolo, gli obiettivi sono coincidenti. Per questo è necessario migliorare la gestione del mercato domestico“, ha detto ancora Alierta.

 

Sembra però che le preoccupazioni manifestate proprio da Fossati circa l’eccessiva ingerenza di Telefonica sulle strategie di Telecom Italia in Sud America si stiano concretizzando: nella notte è stato infatti raggiunto con Fintech l’accordo per la cessione della controllata argentina (Leggi articolo Key4biz). Ma in Brasile, assicura Alierta, non è in programma una fusione tra Vivo e Tim Brasil: “Non sono mica matto ad agitare le acque su un mercato dal quale deriva il 23% dei ricavi di tutto il gruppo Telefonica”, dice.

 

Telecom Italia, intanto, è ‘sorvegliata speciale’: la Consob, anche per le pressioni esercitate nelle settimane successive all’accordo tra Telco e Telefonica da Fossati e dall’associazione Asati, ha inviato ieri nelle sedi di Roma e Milano una trentina di funzionari a caccia di e-mail, lettere e documenti utili a provare le ipotesi di un accordo tra i soci italiani e Telefonica in Telco per dare il controllo di fatto agli spagnoli. L’Autorità di borsa, anche alla luce di due esposti presentati da Findim e Asati, intende accertare le modalità con cui sono stati costruiti i piani di dismissione in Sud America e l’emissione di un bond convertendo.

Su Telecom Italia, che ha precisato ieri di aver sempre agito nel rispetto delle leggi, ha aperto un fascicolo anche la Procura di Roma che vuole vederci chiaro sull’accordo tra Telco e Telefonica.

Indagini distinte, quelle di Consob e della Procura di Roma, ma che potrebbero finire per intrecciarsi e non a caso oggi Alierta rassicura sulla bontà delle intenzioni di Telefonica nei confronti del gruppo italiano e del sistema Paese. Si tratta comunque di parole, bisogna vedere cosa accadrà alla prova dei fatti, come ha dichiarato stamani il viceministro allo Sviluppo economico, Antonio Catricalà, che ha manifestato qualche dubbio sulle reali intenzioni del gruppo spagnolo e ha sottolineato che Telefonica potrebbe “acquisire il controllo anche senza salire oltre il 15%”.

Anche Massimo Mucchetti ha espresso perplessità sulle parole del presidente di Telefonica. Intervenendo a un convegno di SLC-Cgil (Leggi articolo Key4biz), il senatore PD ha affermato lapidario: “Non vedo nessuna rassicurazione credibile nelle parole di Alierta, contano i fatti, non possiamo fidarci di lui”, per poi aggiungere, “…chi si fida di lui se ne assume la responsabilita”.

 

Quanto invece alla cosidetta ‘golden power’, è stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale il decreto firmato lo scorso 2 ottobre e che fa rientrare la rete di Telecom Italia tra gli asset strategici sui quali vigilerà il Governo. Il decreto entrerà in vigore il 28 novembre.