Agenda digitale, Jonny Crosio (Lega Nord): ‘Siamo in ritardo, se lo Stato non ha risorse le chieda ai privati’

di Raffaella Natale |

In merito alla web-tax proposta dall’on. Boccia (Pd), il senatore della Lega ha dichiarato: ‘La valuteremo con attenzione: gli OTT sono parassiti della rete, è giusto che paghino le tasse’.

Italia


Jonny Crosio

Agenda digitale, tasse e web company, infrastrutture di rete… i problemi dell’Italia sono tanti e rischiamo di non rispettare gli obiettivi fissati dalla Ue. Intanto si profila un asse Lega-Pd sull’ipotesi di una web-tax.

Il senatore della Lega Nord Jonny Crosio, membro della Commissione Lavori pubblici, torna a parlare dell’insufficienza delle risorse previste dalla Legge di Stabilità per le attività finalizzate “al completamento del Piano nazionale per la banda larga”. 

“E’ sconcertante – ha dichiarato Crosio a Key4biz – che il governo abbia stanziato solo 20,75 milioni di euro per un Paese che è in difficoltà e in ritardo. Si tratta di una cifra ridicola. Così non riusciremo a soddisfare gli obiettivi dell’Agenda europea, non potendo neanche contare su risorse sufficienti”.

 

L’Italia presenta tassi di diffusione della banda larga tra i più bassi in Europa, e circa l’8% della popolazione versa ancora in condizioni di digital divide. Le zone ancora non coperte da servizi a banda larga sono aree a fallimento di mercato, in cui gli operatori non sono incentivati a investire per via della scarsa remuneratività dovuta agli alti costi di copertura e agli scarsi ritorni economici (Leggi Articolo Key4biz)

 

“E’ importante colmare il digital divide – ha detto Crosio a Key4biz – ma serve un Piano Paese, un progetto industriale che faccia gli interessi dell’Italia e non dell’Europa, visto che quegli obiettivi non riusciremo a rispettarli”.

 

Lo stesso Viceministro dello Sviluppo economico, Antonio Catricalà, in Commissione Lavori pubblici del Senato, ha ammesso che “…le risorse complessivamente stanziate non esauriscono naturalmente l’intero fabbisogno del progetto, per il quale occorrono altri 2,5 miliardi di euro per i prossimi quattro anni, allo scopo di raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale europea fissati per il 2020″. (Leggi Articolo Key4biz)

 

Se lo Stato non ha risorse – ha indicato Crosio – allora bisogna cercarle altrove”.

In questo senso è di fondamentale importanza avere un Piano industriale per raccogliere risorse fresche, coinvolgendo soggetti privati.

Crosio ha ricordato, per esempio, che in audizione alla Commissione lavori pubblici del Senato, Vito Gamberale, amministratore delegato di F2i, ha dichiarato che Cassa depositi e prestiti (tramite F2i) avrebbe disponibilità di risorse economiche e anche strategia per fare rete nel nostro paese.

E’ chiaro – ha aggiunto Crosio – che deve esserci un Piano Paese, strategico e condiviso“.

Gli analisti internazionali, ha commentato il senatore della Lega, concordano che se si investe nella rete si ha un ritorno di PIL. “Allora cosa aspettiamo?” si domanda Crosio.

 

 

Il senatore leghista ha anche parlato della proposta di legge dell’on. Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera che mira a introdurre misure per ‘costringere’ le web company a pagare le tasse in Italia.

Valuteremo con molta attenzione la proposta – ha indicato Crosio – Siamo da sempre assolutamente favorevoli a provvedimenti che puntino a tassare le multinazionali della rete”.

“Gli OTT che sono dei parassiti della rete – ha commentato Crosio – paghino quello che devono pagare”.

In questo senso, il senatore della Lega presenterà un emendamento alla Legge Stabilità perché venga accolta la sua proposta di abolire la tassa sui telefonini, che lo scorso agosto era passata come ordine del giorno al senato con il parere contrario del governo Letta.

Si tratta, ha indicato Crosio, di “una tassa odiosa e assurda nata negli anni ’90 come imposta di lusso, mentre oggi i telefonini sono uno strumento di lavoro e un bene di largo consumo”.

Le risorse per far cassa, ha indicato Crosio, possono essere trovate tassando gli OTT che “si arricchiscono sfruttando le infrastrutture, senza lasciare un euro al Paese. Sono dei banditi, dei pirati, dei bucanieri della rete”.