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Datagate, Privacy International: le telco britanniche hanno violato i diritti umani?

Regno Unito


Le telco britanniche sono ‘colpevoli’ di aver violato i diritti umani, per aver collaborato troppo con l’intelligence britannica, invece di difendere la riservatezza dei dati dei loro clienti?

La questione, decisamente pressante dopo lo scoppio del Datagate, è stata girata all’OCSE dall’associazione Privacy International, che a luglio aveva denunciato il governo britannico per le intercettazioni illegali effettuate dalla GCHQ. Non avendo ottenuto nulla da questa denuncia, l’associazione si è rivolta quindi all’OCSE affinché si indaghi il rapporto ‘troppo stretto’ tra gli operatori telefonici britannici – BT, Verizon Enterprise, Vodafone Cable, Viatel, Level3 e Interoute – e i servizi segreti di Sua Maestà a loro volta partner fedeli della National Security Agency americana.

 

“Alcuni operatori sarebbero andati ‘ben oltre’ i confini della legge, facilitando la sorveglianza di massa e ricevendo, per questa collaborazione, un compenso economico”, sottolinea Privacy International, secondo cui queste compagnie telefoniche, così facendo, hanno contribuito coscientemente alla “violazione dei diritti umani permettendo una raccolta indiscriminata di dati e l’intercettazione delle comunicazioni dei cittadini”.

 

Pratiche che, a dire dell’associazione, hanno violato le linee guida dell’OCSE circa il rispetto del diritto alla privacy e alla libertà di espressione. A maggiori ragione per il fatto che nessuna telco si sarebbe opposta alle richieste dell’intelligence come hanno fatto, almeno in apparenza, le web company. Appena ieri, ad esempio, il Ceo di Google, Eric Schmidt ha definito ‘scandalose’ le intercettazioni dell’NSA ai danni di centinaia di milioni di utenti del web e ha reso noto che la società ha presentato un reclamo ufficiale al presidente Obama e al Congresso per protestare contro questi metodi.

“La NSA – ha dichiarato Schmidt al Wall Street Journal – avrebbe rastrellato i dati telefonici di 320 milioni di utenti per identificare 300 persone ritenute un rischio per la sicurezza nazionale: si tratta di cattiva politica”.

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