Confcommercio: un italiano su quattro compra prodotti contraffatti (anche online)

di Raffaella Natale |

Le ragioni? Il risparmio e lo scarso timore delle sanzioni. Il Mezzogiorno l’area più colpita.

Italia


eCommerce

Acquisto di prodotti con false griffe, imitazioni, downloading illegale di musica, film, videogiochi, o l’uso di servizi prestati da soggetti senza i regolari permessi… il 35,6% degli italiani lo ha fatto almeno una volta nella vita.

E’ quanto emerge da un’indagine realizzata da Confcommercio-Imprese per l’Italia, in collaborazione con Format Ricerche, sul sentiment dei consumatori nei confronti dell’illegalità e della contraffazione.

Il fenomeno è leggermente più diffuso tra le donne e i giovani (specialmente con un titolo di studio medio-basso). A livello territoriale il Mezzogiorno è l’area più colpita.

 

L’argomento risulta di grande importanza, specie in vista della prossima approvazione del Regolamento sul diritto d’autore online da parte dell’Agcom (Leggi Articolo Key4biz).

Le conclusioni del Rapporto di Confcommercio-Imprese sono molto indicative: i consumatori si rivolgono a servizi illegali o acquistano prodotti contraffatti innanzitutto per risparmiare e in tanti non temono le sanzioni che quindi non rappresentano oggi un’efficace deterrente.

 

Per contrastare il fenomeno della pirateria digitale, come indicato da più parti, servirebbe quindi un’offerta ampia e varia a prezzi convenienti e una campagna informativa efficace sui rischi nei quali si incorre, praticando il downloading illegale.

 

Ma vediamo in dettaglio i dati offerti dal Rapporto di Confcommercio-Imprese.

Tra i consumatori che almeno una volta nella vita hanno acquisto prodotti o servizi illegali, il 71,9% lo ha fatto anche nel 2013. Ciò significa che un consumatore su quattro (il 25,6%) dichiara di aver acquistato nell’anno in corso almeno una volta un prodotto o un servizio illegale.

Tra i prodotti acquistati in qualche modo “fuori dalle regole” spiccano quelli dell’abbigliamento (41,2%), gli alimentari, bevande incluse (28,7%), gli occhiali (26,7%), la pelletteria (26,9%), le scarpe e calzature (21%), i profumi e i cosmetici (18,1%), i farmaci (15,6%) e i prodotti parafarmaceutici (14,9%), spesso acquistati su siti Internet non italiani.

 

Rispetto al 2010, si legge nel Rapporto, sono aumentati l’acquisto di prodotti e l’utilizzo di servizi illegali, così come i fenomeni illegali nuovi, come l’acquisto, il più delle volte in rete, di biglietti per assistere a manifestazioni di vario genere (cinema, concerti) o di titoli di viaggio pirata. Al primo posto di questa “speciale” classifica i prodotti di pelletteria, seguiti da quelli dell’abbigliamento, parafarmaceutici, alimentari, dell’elettronica ed elettrodomestici.

 

Il 10,3% dei consumatori si è imbattuto, almeno una volta nella vita, nell’acquisto di un prodotto o di un servizio che successivamente ha scoperto  essere illegale o erogato da parte di soggetti non autorizzati, mostrando in maggioranza un atteggiamento tollerante. In particolare: il 38,8% non ha ritenuto grave l’accaduto pensando che “sono cose che succedono”, il 43,7%, pur ritenendo grave l’accaduto, ha preferito non fare nulla, il 9,7% ha protestato e solo il 7,8% ha denunciato l’accaduto.

 

Per oltre il 50% dei consumatori la ragione principale dell’acquisto di prodotti o servizi “illegali” è sostanzialmente di natura economica (“..è un affare”, “..il costo è inferiore”, “..si risparmia”).

In particolare, si acquista un prodotto contraffatto o si ricorre a servizi esercitati in modo palesemente abusivo, o si scaricano illegalmente dal web prodotti pirata perché si pensa di fare un buon affare, risparmiando (62,7%); perché non si hanno soldi per comprare prodotti legali o perché un servizio abusivo costa meno (52,1%); perché i prodotti illegali costano comunque meno rispetto a quelli non illegali (47,3%); perché anche se “pericoloso” è più economico e si risparmia (35,4%); perché è giusto sostenere forme di commercio alternative e battersi contro i prezzi elevati (17%); non c’è una ragione particolare, è un acquisto come un altro (16,7%); perché acquistando da un ambulante abusivo si pensa di fare una buona azione (15,9%); per mancanza di sufficiente informazione sui pericoli che si corrono acquistando beni e servizi illegali (13,5%); perché è divertente acquistare questo genere di prodotti, soprattutto quando si è in vacanza (6,9%); perché sulla “rete” ci sono prodotti di difficile reperimento che si vuole acquistare anche se illegali (0,9%).

 

Per il 55,3% dei consumatori l’acquisto dei prodotti illegali o l’utilizzo di servizi irregolari è piuttosto normale e per di più si rivela utile per coloro che hanno difficoltà  economiche

Solo il 36,2% dei consumatori è convinto che l’acquisto “illegale” sia effettuato inconsapevolmente, mentre il 63,8% ritiene che sia consapevole.

 

La maggior parte dei consumatori associa all’acquisto “illegale” un qualche genere di rischio (circa l’80%). In particolare, il timore principale è legato ad eventuali conseguenze per la salute (per il 52,6% dei consumatori), seguito da quello per la sicurezza in senso generale (46,5%) e dalla scarsa fiducia nella qualità del prodotto/servizio offerto (41,1%). Meno preoccupante appare il rischio, pure reale, di essere multati (23,8%).

 

Il 79% dei consumatori condivide l’idea che l’acquisto illegale alteri le regole del mercato e danneggi le imprese regolari.

 

Per tre consumatori su cinque le sanzioni verso chi produce, chi immette in commercio prodotti illegali o contraffatti e chi pratica abusivamente un’attività (60,6%) e verso coloro che li acquistano (64,1%) sono insufficienti, ovvero non costituiscono un deterrente efficace contro tali comportamenti.

 

Il 75,2% dei consumatori ritiene necessaria una campagna di comunicazione, informazione e sensibilizzazione dei cittadini sull’illegalità, la contraffazione e l’abusivismo.