Frequenze tv, il Governo prende tempo sull’asta

di Paolo Anastasio |

Antonio Catricalà, viceministro del Mise con delega alle Tlc: “Non c’è fretta per fare l’asta perché non so se sia il momento migliore”. Crisi economica e scarso interesse per la gara, che con l’esclusione delle tv nazionali rischierebbe di andare desert

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Antenne Tv

 Il Governo prende tempo sull’asta frequenze tv (ex beauty contest) e rimanda la gara, che prima dell’estate era stata fissata per l’inizio del 2014. “Non è il momento, non c’è fretta” ha detto Antonio Catricalà, viceministro delle Telecomunicazioni, aggiungendo che “Siamo in commissione europea e abbiamo mandato il bando (lo scorso mese di giungo ndr) – ha detto –  ora aspettiamo che si esprimano in due diverse direzioni, su concorrenza e comunicazione, ma non c’è tutta questa fretta per fare l’asta perché non so se sia il momento migliore per vendere frequenze che valgono molto, mentre i soldi scarseggiano”.

 

Gli schemi di bando e il disciplinare di gara, in base al regolamento dell’Agcom, sono stati inviati l’11 giugno scorso dall’Italia ai competenti Commissari Ue – Joaquin Almunia per la Concorrenza e Neelie Kroes per la Digital Agenda (vedi articolo Key4biz).

 

Secondo quanto riferisce la Commissione Europea, la competenza sul disciplinare di gara è soltanto del commissario Almunia. La Commissione ha sempre ripetuto che la gara deve essere equa in termini di concorrenza, consentendo ai new comers di entrare nel mercato del digitale terrestre. Dalla gara sono state escluse Rai, Mediaset e Ti Media. Ammessa alla gara, invece, Sky anche se limitatamente ad un solo Mux. Il disciplinare di gara ha già fatto suo il diktat di Bruxelles. 

 

Ma al di là di questo, la decisione di “congelare” l’asta potrebbe dipendere in primo luogo proprio dal fatto che la gara esclude a priori le emittenti nazionali. Un’asta in questo momento rischia di suscitare scarso interesse negli operatori. In altre parole, l’asta rischierebbe in questo momento di andare deserta, visto che, secondo voci che girano nel settore, “in giro ci sono mux mezzi vuoti e non ci sono soldi da spendere”.  Oltre tutto, le frequenze messe all’asta “non sarebbero di qualità eccelsa”.   

 

All’asta andranno frequenze per tre reti televisive digitali terrestri nazionali, il diritto d’uso è ventennale. “Per rispondere all’obiettivo di garantire un maggior grado di concorrenza e pluralismo nella diffusione dei contenuti, come richiesto anche dalla Commissione europea, il provvedimento consente di concorrere per tutti e tre i lotti (L1, L2, L3) ai soli nuovi entranti o piccoli operatori (cioè che detengono un solo multiplex) e per due lotti agli operatori già in possesso di due multiplex – si legge in una nota dell’Agcom limita ad un solo multiplex la partecipazione degli operatori integrati, attivi su altre piattaforme con una quota di mercato superiore al 50% della tv a pagamento (Sky può partecipare per l’assegnazione di un solo multiplex ndr); esclude dalla partecipazione alla gara gli operatori che detengono tre o più multiplex (Rai, Mediaset e TI Media ndr)”.