Privatizzazione Rai? Cielo grigio su Viale Mazzini. Le rassicurazioni di Catricalà non fermano i sindacati

di Raffaella Natale |

Il Viceministro ha definito ‘forzato’ interpretare come un'apertura alla vendita le parole di Saccomanni a ‘Che tempo che fa’. Ma l’analisi di Mediobanca e l’improvviso interesse di Ben Ammar non acquietano gli animi.

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Sul tavolo non c’è alcun dossier sulla privatizzazione Rai. Ad escluderlo con fermezza è il Viceministro allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Antonio Catricalà, intervenuto a placare le polemiche sulla possibile messa in vendita della Tv pubblica, alimentate dalle dichiarazioni del Ministro all’Economia Fabrizio Saccomanni ma anche dalla improvvisa disponibilità del finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar che venerdì scorso si era detto disponibile ad acquistarla, per sostenre oggi che era solo una ‘battuta’ provocatoria (Leggi Articolo Key4biz).

 

I sindacati sono già in mobilitazione.

 

In un’intervista al Messaggero, Catricalà ha definito “forzato” interpretare come un’apertura alla vendita le parole di Saccomanni, secondo cui per abbattere il debito pubblico l’esecutivo guarda a “tutte le opzioni” di dismissione.

“Personalmente non mi sono mai espresso a favore della privatizzazione e comunque non siamo in presenza di alcun piano di vendita anche perché la Rai è sottoposta ad un contratto di servizio“, ha spiegato Catricalà al quotidiano (Leggi Articolo Key4biz).

 

“La legge Gasparri – ha aggiunto – tecnicamente prevedeva questa possibilità ma ora sarebbe intempestivo parlare di privatizzazione a due anni dalla scadenza della concessione Rai, il 6 maggio 2016, che andrà rinnovata”.

Per il Viceministro, “soprattutto in questo momento non c’è nessuno migliore della Rai, pur con le sue inefficienze, che possa garantire il servizio pubblico“.

 

Saccomanni, intervistato sabato sera alla trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, alla domanda se tra le dismissioni che il governo si è impegnato ad avviare entro la fine dell’anno c’è anche quella della Rai, ha risposto: “Ci sono varie ipotesi sotto esame, stiamo guardando ogni possibile soluzione, intendiamo annunciare entro fine anno un programma di privatizzazioni … La Rai è una delle società di cui lo Stato è azionista, stiamo guardando ogni possibile soluzione“.

 

Catricalà ha però escluso che tra le cose da privatizzare possa esserci anche Viale Mazzini.

La Rai deve restare pubblica, ha sottolineato, e per quando riguarda la previsione nel nuovo Contratto di servizio di un bollino blu per distinguere i programmi finanziati con il canone, che secondo alcuni potrebbe essere l’anticamera della privatizzazione (Leggi Articolo Key4biz), ha spiegato che “la logica non è quella di diversificare tra programmi a carattere pubblico ed altri a carattere privato”.

Il bollino servirà a rendere riconoscibili e valorizzare i programmi finanziati con il canone per consentire a chi lo paga “di controllare come sono spesi i suoi soldi”.

 

Peraltro la privatizzazione, ha indicato Catricalà, “…non è un tema che possa essere affrontato dal governo ma semmai dal Parlamento anche perché sarebbe, semmai, necessario rivedere la governance“.

Aggiungendo: “Noi vorremmo in circa due anni dare al Parlamento tutti gli elementi e le informazioni per poter rinnovare la concessione della Rai. Senza il rinnova si rischia il caos…Su una materia così importante deve muoversi il Parlamento”.

 

Le parole di Catricalà non sono, però, servite a schiarire il cielo sopra Viale Mazzini. Anche per via di un nuovo Studio di Mediobanca che punta il dito contro la tv pubblica, segnalando che lo scorso anno è stata la società industriale italiana con la peggiore perdita operativa (197 milioni, oltre il 7% del fatturato), seguita da Maire Tecnimont (-141 milioni) e Alitalia (-119).

Analisi che fa discutere sebbene il direttore generale Rai, Luigi Gubitosi, venerdì abbia fatto sapere che i conti della Rai sono in miglioramento “veloce” e quest’anno l’azienda chiuderà “vicino al pareggio“: “…abbiamo perso 185 milioni nei primi nove mesi dell’anno scorso, quest’anno sono intorno ai 2-3 milioni. Abbiamo avuto un miglioramento del 98%”. Gubitosi ha anche affrontato la questione Rai Way, dicendosi non favorevole alla vendita: “Sarebbe un’operazione puramente finanziaria e io non credo in questo tipo di operazioni. Sarebbe, infatti, un avvantaggiarsi sul presente ipotecando il futuro“, in quanto permetterebbe di inserire risorse nel bilancio aziendale per poi dover affrontare i costi di affitto dei ripetitori. Ecco perché “se ce lo possiamo permettere, vorremmo tenercela“.

 

Non è la prima volta che Mediobanca parla di privatizzare la Rai. A giugno in un Report aveva ribadito che se lo Stato decidesse di vendere la Rai potrebbe arrivare a incassare “circa 2 miliardi di euro”, alleggerendo al contempo il bilancio da una partecipazione che lo scorso anno ha generato 244 milioni di perdite (Leggi Articolo Key4biz).

 

Insomma le dichiarazioni del Ministro Saccomanni e le analisi di Mediobanca hanno scatenato il caos, preoccupando prima di tutto il sindacato, a partire da quello dei giornalisti Rai, tanto che Usigrai sta vagliando ipotesi di mobilitazione e di sciopero insieme alle altre sigle.

 

Anche il Pd è sul piede di guerra. “Ha ragione chi ha letto nei giorni scorsi, nelle dichiarazioni di Antonio Catricalà sull’iniziativa del bollino nei programmi Rai, un primo tentativo di aprire la strada alla privatizzazione dell’Azienda”, ha commentato il vicepresidente della Commissione di vigilanza Rai, il senatore Pd Salvatore Margiotta. “Alla luce di quanto affermato da Saccomanni, è evidente – sottolinea Margiotta – che il progetto si è già fatto strada nella mente di tanti“. Precisando: “Il Partito democratico in Commissione Vigilanza si opporrà con forza, da subito, a questo tentativo“.

Giorgio Merlo, responsabile nazionale Pd servizio pubblico, ha osservato: “La privatizzazione della Rai semplicemente non esiste. Anche se sappiamo che c’è un ampio fronte politico trasversale che punta alla liquidazione del servizio pubblico radiotelevisivo e alla svendita della Rai”.

 

I sindacati hanno chiesto “al governo di fare chiarezza“, ha informato Usigrai.

 

 Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, ha prontamente fatto sapere: “La Rai è un bene pubblico, bisogna riformarla come realtà meglio governata e in grado di interpretare le esigenze del servizio pubblico ma certamente non è da mettere sul mercato, insieme ad aziende che fanno utili … qualcuno mira a prendersi i gioielli di famiglia o in Italia o all’estero e questo a noi non va bene”.

 

Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl, ha aggiunto: ‘E’ paradossale pensare di fare cassa con una svendita, lo è ancora di più credere di farlo con la Rai, che andrebbe custodita con assoluta attenzione e valorizzata in ogni sua parte”. L’Ugl “farà tutto il possibile per difendere uno storico, inestimabile, altamente qualificato patrimonio umano e industriale”.

 

In una nota di questa mattina Slc – Cgil, Fistel – Cisl, Uilcom – Uil dichiarano “…la loro ferma contrarietà ad ogni provvedimento teso al ridimensionamento e alla disgregazione della Rai e della sua funzione di servizio pubblico radiotelevisivo“, annunciando che “…nei prossimi giorni, unitamente alle altre sigle sindacali, saranno promosse adeguate iniziative”.