Banda larga: recupero dei 20 mln. Piano nazionale in avanzamento, ma Italia digitale non decolla

di Raffaella Natale |

Se l'infrastruttura avanza i servizi digitali non decollano e non è solo per mancanza di soldi pubblici. Le ragioni vanno cercate altrove.

Italia


Antonio Catricalà

Il viceministro dello Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Antonio Catricalà, si è detto soddisfatto per la norma inserita nella Legge di Stabilità che recupera il fondo di oltre 20 milioni di euro per la banda larga. Una notizia che Key4biz aveva già anticipato, contrariamente a quanti sostenevano che fossero stati cancellati (Leggi Articolo Key4biz).

Ma il problema dei fondi e quello della mancanza dei decreti attuativi collegati al Decreto Crescita 2.0 forse celano altre questioni.  

I soldi ci sono. I decreti attuativi riguardanti le infrastrutture, l’ultimo quello sugli scavi (Leggi Articolo Key4biz), e collegati al Decreto Crescita 2.0 sono stati approvati tutti, assicurano a key4biz dal Ministero dello Sviluppo economico.

 

Gli ostacoli allora stanno altrove e sono infilati nelle maglie di una burocrazie che ancora tarda a ‘pensare digitale’. Bisogna digitalizzare i servizi della pubblica amministrazione e farlo anche in fretta. E’ anche da lì che passa l’Agenda digitale.

Altra questione è la lentezza con cui le Regioni procedono nell’uso dei fondi Ue destinati alla banda larga. Tutto questo non fa che rallentare il processo mentre serve l’impegno di tutti: istituzioni, enti, operatori tlc e anche dei cittadini.

 

Catricalà sentito in commissione Lavori pubblici e Comunicazioni del Senato ha risposto su vari temi riguardanti e ha, tra l’altro, menzionato il provvedimento licenziato dal Consiglio dei Ministri che ripristina il fondo di 20,75 milioni di euro per il 2014 che erano stati sottratti dai 150 destinati a eliminare il digital divide nel centro nord.

 

Si tratta di un finanziamento che permetterà di portare la connessione veloce fino a 7 megabits al 100% della popolazione. Un impegno che il Viceministro aveva preso in ripetute occasioni, nel momento in cui il fondo era stato sforbiciato al fine di sostenere nell’immediato il settore dell’emittenza televisiva locale (Leggi Articolo Key4biz).

 

Si trattava quindi, adesso, di integrare l’iniziale stanziamento per completare il Piano nazionale banda larga, portando a conclusione le procedure di gara in accordo con le Regioni.

“Quello che ci aspettiamo dal vertice Ue dei Capi di Stato e di governo in corso a Bruxelles – dichiara Catricalà – è che una congrua percentuale dei 300 miliardi di euro dei fondi strutturali europei sia destinata all’Ict, affinché in Italia si possa giungere puntuali alla scadenza prevista dall’Agenda Digitale europea“.

 

A chi in audizione al Senato ha lamentato l’esiguità dei fondi per il completamento del Piano nazionale per la banda larga, il Viceministro ha ricordato che si tratta del recupero della quota decurtata per il 2013 con una norma del decreto-legge n. 69 del 2013. Lo stanziamento complessivo previsto per l’attuazione del Piano ammonta, infatti, a 150 milioni, che sono stati già stanziati per superare il digital divide delle regioni del nord dell’Italia. Il progetto complessivo ha naturalmente un valore molto superiore, pari a circa 800 milioni di euro.

 

Accanto a questo stanziamento, ha precisato Catricalà, ne esiste un altro del valore di circa 500 milioni, alimentato dai fondi strutturali europei e destinato specificamente alle regioni del Mezzogiorno, sempre per l’ampliamento della rete e il superamento del gap digitale.

I 500 milioni di euro sono tutti già stanziati e sono coperti per il 70% (pari a circa 350 milioni) da fondi pubblici, derivanti appunto dai fondi strutturali europei, e per il restante 30% da compartecipazioni di soggetti privati. Per il riparto di questi fondi sono stati già emanati una serie di bandi per le regioni Campania, Sicilia, Calabria e Puglia.

“Non tutti i bandi – ha tuttavia commentato il Viceministro – sono stati realizzati, perché si tratta di una gestione molto complessa e in alcuni casi vi sono stati anche ricorsi: la maggior parte delle risorse è però già stata spesa attraverso l’intervento della Infratel, una società in house del Ministero dello sviluppo economico”.

 

Catricalà ha poi sottolineato che “le risorse complessivamente stanziate non esauriscono naturalmente l’intero fabbisogno del progetto, per il quale occorrono altri 2,5 miliardi di euro per i prossimi quattro anni, allo scopo di raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale europea fissati per il 2020″.

 

Per quanto riguarda l’Agenzia per l’Italia digitale, ha precisato che “è ancora in fase di stesura il relativo statuto, che deve anche tener conto del cambiamento nell’assetto organizzativo dell’ente intervenuto recentemente con il passaggio dal Ministero dello sviluppo economico alla Presidenza del Consiglio dei ministri”.