Key4biz

#gendergap, l’Italia guadagna 9 posti nella classifica del WEF grazie alle donne in politica

Mondo


Paesi e aziende possono essere competitive solo se riescono a formare, attirare e mantenere i ‘cervelli’  migliori, sia maschili che femminili.

In questo i governi hanno un ruolo fondamentale nel creare un contesto sociale e di norme che favoriscano le opportunità e l’accesso delle donne al mondo del lavoro. Ma questo è un imperativo anche per le aziende che devono creare posti che permettano ai migliori talenti di ‘fiorire’. La società civile, gli insegnanti e i media svolgono in questo senso un compito importante a sostegno dell’emancipazione delle donne e nel coinvolgimento degli uomini in questo processo.

 

Il Global Gender Gap Report (introdotto dal World Economic Forum nel 2006), pubblicato oggi, permette di avere un quadro completo sulla disparità di genere nel mondo.

Gli indici utilizzati permettono di stilare una precisa classifica e servono per suggerire misure efficaci volte alla riduzione del divario tra donne e uomini.

Il Report considera quattro aree chiave per misurare il gap: salute, istruzione, economia e politica.

 

Secondo gli indici del WEF, i primi dieci Paesi del mondo che presentano un minore gap di genere sono Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia, Filippine, Irlanda, Nuova Zelanda, Danimarca, Svizzera e Nicaragua. L’Italia si piazza al 71° posto, preceduta da Romania (che quest’anno perde tre posizioni) e Cina e seguita dalla Repubblica Domenicana e dal Vietnam.

Noi guadagniamo nove posizioni grazie alla forte percentuale di donne in Parlamento: 22% nel 2012 e 31% nel 2013.

 

Il nostro Paese si trova al 97° posto se si considera il sub indice relativo a partecipazione economica e opportunità e al 65° per livello d’istruzione. Al 72° per la salute e al 44° per potere politico.

 

Secondo il Rapporto del WEF, nei Paesi dove è stata introdotta la possibilità anche per i papà di fruire del congedo parentale e sono previsti incentivi fiscali e programmi di post-maternità, è aumentato il tasso di natalità. Questo si verifica soprattutto nei Paesi dove si registra una forte presenza delle donne nel mondo del lavoro, come quelli nordici rispetto ad altre economie dell’OCSE come Corea, Giappone, Germania, Austria, Italia e Spagna dove i tassi di natalità e la partecipazione delle donne al lavoro restano basse.

 

Il divario i genere si fa sentire forte soprattutto sul mercato digitale. L’Italia ha ancora tanta strada da fare, ma con noi molti Paesi europei specie per rilanciare l’economia digitale come predica da tempo il Commissario Ue Neelie Kroes.

Uno Studio della Commissione europea sulle donne nel settore ICT, pubblico a inizio mese, lo dice chiaramente: una maggiore presenza femminile nei percorsi di studio e nelle professioni legate al digitale sarebbe benefica per il comparto, per le stesse donne e per l’economia europea (Leggi Articolo Key4biz).

 

“Ormai non ci sono dubbi – commenta la Kroes – più donne in azienda vuol dire aziende più prospere. È davvero il momento che il settore delle tecnologie dell’informazione se ne renda conto e lasci spazio alle donne per permettere all’economia europea di beneficiare delle loro immense potenzialità“.

 

Secondo lo studio, infatti, il settore digitale impiega attualmente troppe poche donne:

 

Lo studio suggerisce che, con un’inversione di tendenza e una percentuale femminile nel comparto digitale pari a quella maschile, il PIL europeo registrerebbe un incremento di circa 9miliardi di euro l’anno (1,3 volte il PIL di Malta). Questo perché le aziende con più donne ai posti di comando sono più redditizie del 35% e assicurano ai propri azionisti il 34% in più di utili rispetto a imprese omologhe.

 

Global Gender Gap Report 2013

Guarda la mappa del Global Gender Gap

Exit mobile version