Panasonic, anticipa l’uscita dal mercato delle Tv al plasma. Industrie chiuse per la prossima primavera

di Raffaella Natale |

La chiusura era inizialmente prevista per l’esercizio contabile 2014 – 2015. LCD e concorrenza asiatica hanno reso difficile la sopravvivenza su questo mercato ormai di nicchia.

Giappone


Panasonic sede

La prossima primavera, il gigante giapponese dell’elettronica Panasonic fermerà la produzione di schermi televisivi al plasma. Un’attività ormai in deficit che sta pesando come un macigno sui conti dell’azienda.

Stando alle informazioni riportate dal quotidiano finanziario Nikkei, la società prevedeva inizialmente di bloccare il tutto per la fine del prossimo esercizio contabile 2014 – 2015, ma adesso avrebbe deciso di anticipare e chiudere tutte le attività entro il prossimo marzo.

Un portavoce del gruppo ha dichiarato che al momento “non è stato deciso niente“, ma ha aggiunto che “ci sono trattative in corso sull’attività degli schermi al plasma”.

 

L’azienda non riesce a rendere profittevole la produzione di questi schermi che occupano uno spazio ormai di nicchia sul mercato mondiale dei televisori, specie a seguito dell’avanzata dei display LCD.

In Giappone la produzione è già stata fortemente ridotta e, all’inizio di quest’anno, bloccata quella in Cina, rivedendo i precedenti progetti di aumentare il lavoro dell’industria di Shanghai.

 

La società ha avviato una drastica ristrutturazione dopo la crisi finanziaria del 2008-2009 ma deve fare i conti con la concorrenza straniera spietata, in particolare quella asiatica, e ha subito enormi perdite nette per oltre 750 miliardi di yen (5,7 miliardi di euro) negli ultimi due esercizi contabili, pagando a caro prezzo la ristrutturazione.

 

Panasonic, grazie alla chiusura di alcune sedi e a forti licenziamenti, ha ridotto del 20% i dipendenti tra marzo 2011 e marzo 2013, portandoli da quasi 367 mila a 294 mila. A maggio, ha annunciato 5 mila nuovi tagli nelle attività che riguardano l’industria automobilistica (Leggi Articolo Key4biz).

A fine settembre, ha annunciato la vendita della divisione per le apparecchiature mediche al fondo americano di investimento KKR per oltre 1 miliardo di euro e la chiusura dell’attività di produzione di smartphone in Giappone.

I conti, sui quali pesano la ristrutturazione e la svalutazione dello yen, sono migliori dall’inizio dell’esercizio 2013-2014 per il quale spera di registrare un utile netto annuo di 50 miliardi di yen (380 milioni di euro al tasso di cambio attuale).