Motore Sanità, il Ministro Lorenzin: ‘Il Servizio Sanitario deve rispondere ai nuovi bisogni, puntando su equità, innovazione e sviluppo’

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Davide Zappalà (CSI Piemonte): 'La condivisione di dati e informazioni è il presupposto per creare servizi innovativi'.

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Sanità digitale

Il nostro Servizio Sanitario Nazionale deve essere in grado di rispondere ai nuovi bisogni di salute, evolvendo in funzione del nuovo scenario di riferimento, secondo i paradigmi di equità, innovazione e sviluppo. Si tratta di una sfida particolarmente difficile, ma necessaria per continuare a tutelare il benessere dei cittadini, garantendo al contempo la sostenibilità economica del sistema“.

Lo ha dichiarato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, intervenendo con un messaggio al Convegno Nazionale Motore Sanità, organizzato a Venezia con il patrocinio di Regione Veneto, Parlamento Europeo, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e Federsanità ANCI, che ha coinvolto alcuni tra i principali attori del nostro sistema sanitario a livello regionale e nazionale.

 

La due giorni (14-15 ottobre) ha messo a confronto la domanda di innovazione del mondo sanitario con la risposta fornita dalle aziende del settore. Otto i workshop tematici: ricerca e innovazione per lo sviluppo di un sistema sanitario sostenibile; sanità elettronica e fascicolo sanitario; schizofrenia, sostenibilità del sistema dall’ospedale al territorio; costi sociali delle patologie reumatiche; percorso diagnostico terapeutico della BPCO in Veneto; costi standard; il futuro delle breast unit e infine libera circolazione dei pazienti in Europa.

 

Oggi il dibattito si è concentrato sul ruolo fondamentale della ricerca e dell’innovazione per lo sviluppo di un sistema sanitario sostenibile. Si è parlato di sanità elettronica, in particolare di fascicolo sanitario.

 

Ad aprire i lavori è stato l’Assessore alla Salute della Regione Veneto Luca Coletto che ha dichiarato “Il filo conduttore di Motore Sanità è opportunamente incentrato sulla sostenibilità del nostro sistema sanitario. È il vero nodo da sciogliere per dare un futuro all’assistenza universale sancita dalla Costituzione, ma dalle parole occorre passare ai fatti: è quanto mai urgente che vengano introdotti in Italia i costi standard, che considero l’unica risposta concreta agli sprechi che ancora si aggirano copiosi nel nostro Paese. Sostenere una sanità pubblica davvero universale non è facile, come dimostrano le difficoltà dell'”Obamacare” negli Usa, ma ce la possiamo fare. Nel Veneto il bilancio sanitario è in attivo per il terzo anno consecutivo e per l’ennesima volta abbiamo ottenuto la promozione a pieni voti da parte del Ministero della Salute per la capacità totale di erogazione dei Livelli Essenziali di assistenza. Risultato ottenuto senza Irpef aggiuntiva ai nostri cittadini (unica Regione in Italia) e senza tagli ai servizi. Se ci riusciamo noi sono certo che lo potranno fare anche gli altri attualmente in difficoltà”.

 

Il Direttore Generale della Sanità della Regione Veneto Domenico Mantoan ha commentato: “In un momento dove tutti dicono che è necessario “cambiare il sistema” è importante lo spirito di confronto di queste due giornate: il confronto tra decisori politici per lo sviluppo di un sistema sanitario sostenibile, in un momento dove le risorse sono definite. Credo che dal confronto delle nostre realtà si possa trarre spunto: come ad esempio dall’esperienza dell’apertura nella nostra regione dei servizi ambulatoriali fino alle 24, servizio unico in Italia”.

 

Nella mattinata è stato affrontato il tema dell’innovazione, declinata in quattro aspetti principali: gestionale, tecnologica, strutturale e farmacologica.

 

A confrontarsi su ‘Ricerca Innovazione: Sviluppo Sostenibile dei Sistemi Sanitarierano presenti alla tavola rotonda, Stefano Da Empoli, Presidente I-Com, Daniele Lapeyre Vice Presidente Farmindustria, che ha parlato del rapporto tra politica del farmaco e innovazione, Ivan Colombo, Vicepresidente e Amministratore Delegato Humanitas, Flori Degrassi, Direttore Generale Sanità della Regione Lazio, che ha illustrato lo stato della ricerca in Italia, Enrique Manzoni, Presidente Boehringer Ingelheim Italia, che ha spiegato quali sono le difficoltà di un grande gruppo che produce qualità e innovazione in Italia, Fabrizio Oleari, Presidente Istituto Superiore di Sanità che ha centrato il suo intervento sul rapporto tra innovazione e istituzioni e Novella Luciani, Direttore Ufficio 4 Direzione Generale della Ricerca Sanitaria che ha illustrato la filosofia del Ministero della Salute sulla questione.

E’ emerso che l’Italia si sta allineando all’Europa e spende quanto gli altri Paesi, perché è convinta che più si investe in ricerca e innovazione più aumenta la qualità dei servizi offerti al cittadino e maggiore è il risparmio o quantomeno migliore è l’investimento. E’ necessario investire sulla qualità per sostenere i servizi sanitari e quindi finanziare il meglio disponibile sul mercato secondo criteri di valutazione oggettivi basati su modelli internazionali, anche per agevolare la ricerca.

 

Nella seconda parte della mattinata il dibattito si è concentrato sulla sanità elettronica e fascicolo sanitario, temi sui quali  l’Unione Europea ha deciso di dedicare oltre 7 miliardi di euro.

A sottolineare il ruolo fondamentale che la sanità elettronica avrà nel miglioramento della qualità di vita dei cittadini è stata Amalia Sartori, Presidente Commissione Industria Parlamento Europeo, che ha ricordato “Il mercato europeo dell’e-health rappresenta un terzo del mercato mondiale e gli altissimi tassi di crescita annuali indicano quanto il settore possa contribuire alla crescita e all’occupazione in Europa. Anche per questa ragione l’UE ha da poco definito una strategia per la sanità elettronica e negli anni a venire verrà predisposto il relativo quadro normativo. L’impegno è dunque massimo nell’affrontare i principali ostacoli che frenano il settore, e tale impegno è dimostrato dalle risorse che si è deciso di dedicare al tema sanitario da qui al 2020: combinate, supereranno i 7 miliardi di euro”.

 

Ma a che punto siamo in Italia? Alla tavola rotonda sono intervenuti i rappresentanti di alcune regioni italiane che si sono confrontati in particolare sul fascicolo sanitario elettronico, raccontando i passi finora compiuti, condividendo best practice e illustrando prospettive future.

“Il nuovo Piano Socio Sanitario del Veneto, approvato l’anno scorso – ha dichiarato Lorenzo Gubian, Responsabile Servizio Sistema Informativo SSR Veneto – ha introdotto per la prima volta nella storia della nostra Regione il Fascicolo Sanitario Elettronico a supporto dei processi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione. Successivamente, il Veneto ha dato inizio ai lavori di implementazione del Fascicolo, anticipando gli adempimenti fissati poi dalle leggi di conversione del decreto sull’Agenda Digitale Italiana e del decreto del “fare”. Tutto ciò ha dato origine ad un accordo quadro tra Regione, Arsenal.it (il consorzio ICT delle Aziende Sanitarie) e le Aziende Sanitarie che prevede un percorso strutturato e condiviso per implementare in 3 anni il Fascicolo Sanitario Elettronico regionale, con un finanziamento specifico di 12 milioni di euro, per coprire i costi di analisi, redazione degli standard e dei documenti di progetto, labelling delle soluzioni software e monitoraggio degli stati di avanzamento. Ad oggi il progetto si sta occupando della dematerializzazione della ricetta rossa, rivoluzionando la gestione del processo in tutti i suoi passi, dalla prescrizione fino all’erogazione in farmacia o nella struttura specialistica ambulatoriale, con il ritorno del referto al medico”.

 

Simone Paolucci di Lombardia Informatica ha spiegato il percorso seguito in Lombardia “La nostra regione, circa un decennio fa, ha lanciato un grande programma di e-health per realizzare un sistema informativo integrato socio-sanitario a livello regionale, il SISS, che ha creato una rete tra Cittadini, Medici, ASL, Aziende Sanitarie, Farmacie, Operatori della Socio-Sanità lombardi“.

Ad oggi sono 6 milioni i cittadini che hanno attivato il proprio fascicolo sanitario; il 100% delle strutture pubbliche e farmacie, il 98% dei medici di medicina generale (MMG) e pediatri di famiglia (PDF) e il 96% delle strutture private accreditate è collegato al SISS e ne utilizza i servizi. Il tutto per un totale di 52 milioni di prescrizioni digitali e 2,8 milioni di consultazioni referti on line da parte di cittadini e operatori. Dal 2005 ad oggi il finanziamento regionale per l’intero sistema FSE-SISS è stato di 132 milioni di euro, pari a 13,2 euro a persona, mentre uno studio effettuato da CEFRIEL e dall’Università Bocconi stima che i risparmi indotti dal FSE possono essere stimati in 385 milioni di euro annui, di cui 312 milioni per le Aziende Ospedaliere e 73 milioni sui MMG/PDF. Inoltre lo stesso studio stima che i risparmi annui indotti sull’intero Sistema Regionale dall’utilizzo del SISS ammontano a oltre 2 miliardi di euro.

“La Regione Piemonte – ha illustrato Mario Fregonara Medici, Responsabile Servizi Informativi Sanitari della Regione Piemonte – sta lavorando per l’attivazione del Fascicolo Sanitario Elettronico; così come previsto dalle linee guida emanate a livello nazionale. La Regione ha finanziato il CSI Piemonte, come ente strumentale ed attuatore, per la realizzazione dell’infrastruttura centrale e dei principali servizi a corollario, sviluppando una piattaforma open-source, modulare e flessibile, utilizzabile in molteplici contesti: ospedale, territorio e cittadinanza. Prossimamente saranno disponibili, anche sulla piattaforma FSE, i seguenti servizi on line: ritiro referti delle principali diagnostiche (laboratorio analisi e radiologia), tele-consulenza neurochirugica a distanza, prenotazione delle principali prestazioni (nella provincia di Torino), pagamento dei ticket. Il FSE in Piemonte sarà il punto di innesco di un percorso di innovazione della sanità regionale che conferma la tradizione di un territorio con una spiccata vocazione legata al progresso e alla tecnologia”.

 

Davide Zappalà, Presidente del CSI Piemonte, la principale azienda italiana pubblica del settore ICT, ha evidenziato “Per gli oltre 100 nostri Consorziati che comprendono tutte le province piemontesi, Comuni e aziende sanitarie gestiamo più di 1300 banche dati, che negli anni abbiamo integrato e trasformato in un grande patrimonio di dati pubblici, sicuri e condivisi. Molti dei nostri servizi sono considerati best practice e serviti da modello per progetti di riuso in Italia e all’estero. Per la sanità, da sempre il CSI realizza soluzioni interoperabili per fornire agli operatori strumenti di lavoro interconnessi, perché la condivisione di dati e informazioni è il presupposto per creare servizi innovativi. Su questi presupposti si basa anche il nostro Fascicolo Sanitario Elettronico: realizzato con tecnologie open-source, è il motore di un sistema che favorisce la continuità di cura, anche mediante l’integrazione con le reti di patologia, e un miglior coordinamento tra livello ospedaliero e territoriale, riducendo il rischio clinico”.

 

Il 15 ottobre sarà invece dedicato al dibattito sui costi standard e sul tema delle breast unit. Nel pomeriggio infine ci si interrogherà sull’impatto che potrà avere sui conti e sulla qualità del nostro sistema sanitario l’applicazione della direttiva europea sulle cure transfrontaliere. (R.N.)