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Telecom Italia: in CDM l’esame preliminare dei decreti sulla Golden Power

Italia


L’attuazione dei poteri speciali nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni è oggi all’attenzione del Governo, che ha posto all’ordine del giorno del CDM convocato per le 18:00 l’esame preliminare di 3 decreti presidenziali (Dpr) dei quali il primo individua le attività di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni; il secondo le procedure per l’attivazione dei poteri speciali nei settori della difesa e sicurezza nazionale e il terzo le procedure di attivazione dei poteri speciali nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni.

 

Il decreto della presidenza del Consiglio (DPCM) sulla golden power che farebbe rientrare la rete di Telecom Italia tra gli asset strategici sui quali vigilerà il governo, è stato firmato e trasmesso alle Camere dal  presidente del Consiglio Enrico Letta la scorsa settimana.

Il DPCM che riguarda le infrastrutture strategiche per la sicurezza e la difesa non deve passare per il Consiglio dei Ministri e questo facilita l’iter.

Se il provvedimento firmato da Lett serviva a dare copertura normativa alla rete in attesa del regolamento, i decreti messi all’ordine del giorno del CDM servono invece a dare concreta attuazione ai poteri speciali, ha riferito una fonte vicina al Governo.

 

Prosegue, insomma, l’azione in difesa della rete Telecom Italia: un asset che l’esecutivo, forse con troppo ritardo, ha deciso di considerare un patrimonio da proteggere. Sulla necessità di proteggere la rete di Telecom Italia come patrimonio nazionale verte peraltro la risoluzione proposta dall’onorevole Enza Bruno Bossio che in un’intervista al nostro giornale ha sottolineato come “…non si tratta di difendere l’Italianità in sé, come valore assoluto; si tratta piuttosto di riconoscere, e quindi proteggere, un patrimonio strategico per l’intero Paese, il cui futuro rischia altrimenti di essere compromesso”.

 

La legge 56 dell’11 maggio 2012, prevede che il governo possa intervenire mediante la ‘golden power’ – ossia la nuova golden share –  nei settori della difesa dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni a prescindere dalla partecipazione o meno nelle imprese.

La legge prevede che il governo possa intervenire sugli assetti societari delle imprese ritenute strategiche, per imporre obblighi comportamentali (sugli investimenti) o strutturali (sulla cessione della rete, nel caso specifico), con la possibilità anche di esercitare il diritto di veto,  ma solo nel caso di una minaccia effettiva di grave pregiudizio per gli interessi essenziali della difesa e della sicurezza sociale.

Se però il decreto attuativo relativo alla difesa è già stato emanato, quello per energia, trasporti e comunicazioni è rimasto in stand-by, per risalire all’attenzione solo dopo l’accordo tra Telecom e Telefonica.

 

Quanto invece alle modifiche alla legge sull’Opa, il Governo ha rallentato i tempi, per la necessità di individuare un intervento che non sia legato alla contingenza, quindi al caso specifico Telecom-Telefonica, ma che serva da norma generale. Le regole attualmente in vigore in Italia hanno consentito a Telefonica di evitare il lancio di un’Opa su Telecom Italia, dal momento che l’attuale normativa italiana lega l’obbligo di OPA al superamento del 30% del capitale con diritto di voto, indipendentemente dal fatto che alla partecipazione acquisita corrisponda una situazione di controllo della società quotata.

Ma intervenire oggi con una legge, secondo il viceministro allo Sviluppo economico con delega alle comunicazioni, Antonio Catricalà, “…sembrerebbe cambiare le regole dalla partita in corso”.

 

Nei giorni scorsi, anche il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, rispondendo a un’interrogazione in Commissione Finanze rivoltagli dal deputato Marco Causi (Pd), ha affermato che il governo sta pensando a una riforma, ma ha specificato anche che “…La questione va oltre la Telecom, perché riguarda tutto il settore. Sarebbe sbagliato dire che non ci stiamo pensando, ma anche dire che c’è un orientamento definito”.

 

Tra le ipotesi circolate all’indomani dell’accordo tra i soci Telco e gli spagnoli di Telefonica, quella di una norma per consentire alle società di definire per via statutaria la soglia inferiore a quella prevista per via normativa – attualmente fissata al 30% – al superamento della quale scatterebbe l’obbligo di Offerta Pubblica di Acquisto.

 

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