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Telecom Italia, Bernabè: ‘Azionisti, Governo e Parlamento badino a crescita e investimenti, non solo a italianità’

Italia


Le ultime vicende di Telecom Italia hanno impedito al presidente di Telecom Italia di proseguire, come concordato, l’audizione in Senato. Bernabè ha quindi inviato una lettera ai Presidenti delle Commissioni Industria e Lavori Pubblici per spiegare quali sono stati, a suo avviso, gli ostacoli che hanno impedito di realizzare lo scorporo e per delineare le questioni di reale interesse strategico per il Paese e per Telecom Italia. Di seguito il testo integrale della lettera.

 

 

Desidero ringraziarVi per l’invito a proseguire innanzi alle vostre Commissioni riunite la discussione avviata nell’audizione dello scorso 25 settembre, sulle prospettive del Gruppo Telecom Italia a valle dei nuovi accordi modificativi dei patti Telco stipulati tra gli azionisti.

Purtroppo, le vicende di questi giorni, decisive non solo per gli assetti proprietari ma anche per la definizione del nuovo piano industriale per il rilancio del Gruppo mi impediscono di proseguire l’audizione, come inizialmente concordato.  Vorrei, quindi, affidare la conclusione del mio intervento a questa breve nota, che Vi pregherei di estendere ai membri delle Vostre Commissioni.

 

I nuovi assetti proprietari che si delineano per l’operatore storico nazionale hanno sollevalo un acceso dibattito sulla strategicità della rete di accesso per lo sviluppo economico e la sicurezza del Paese e sull’esigenza dì mantenerla in mani Italiane, Sull’onda dell’allarme, sono state prospettate le soluzioni più diverse – alcune, non pienamente compatibili con la legislazione europea e nazionale – come la nazionalizzazione e/o l’imposizione ex-lege dello scorporo della rete, altre, come il varo dei regolamenti della golden share o la riforma della legislazione in materia di OPA che richiedono invece una attenta considerazione.  In realtà, il vero obiettivo strategico per il nostro Paese è la garanzia degli  investimenti necessari per la modernizzazione dell’infrastruttura e del servizi di comunicazione elettronica erogati alle imprese, ai consumatori e alla Pubblica Amministrazione; investimenti indispensabili affinché l’Italia possa entrare a pieno nella futura società digitale prospettata dal plano Europa 2020 del Consiglio delia UE.

 

L’acceso dibattito di questi giorni ha anche evidenziato come finisca per gravare quasi esclusivamente su Telecom Italia la responsabilità di raggiungere obiettivi di interesse generale, quali quello di dotare l’Italia di una rete di nuova generazione, in linea con l’Agenda Digitale, e recuperare il gap infrastrutturale che ci separa dai Paesi più avanzati.

E proprio per dare impulso agli investimenti nelle nuove reti, Telecom Italia ha presentato un progetto, ambizioso e innovativo, di separazione volontaria della rete di accesso, finalizzato a consentire apporti di capitale da parte di investitori istituzionali, come la Cassa Depositi e Prestiti, nonché una maggiore stabilità delle regole e certezza sul ritorno degli investimenti.

Tuttavia, nonostante lo avessimo più volte auspicato nei mesi scorsi, questa iniziativa senza precedenti in Europa, non ha ricevuto, per lungo tempo, il sostegno politico che sarebbe stato necessario e che, si sta concretizzando solo in questi giorni. Con Cassa Depositi e Prestiti, dopo un lunghissimo confronto, non si é ancora trovato un terreno comune che consenta di sciogliere la riserva in merito alle modalità di ingresso e alla valorizzazione degli attivi che verranno a costituire il patrimonio industriale della futura società della rete.

 

Sul versante regolamentare, AGCOM non ha finora chiarito l’iter procedurale nell’ambito del quale incardinare la valutazione regolamentare dell’iniziativa di scorporo, né dato alcuna indicazione circa il trattamento degli obblighi in capo a Telecom Italia, a seguito dell’implementazione della cosiddetta Equivalence of input.

Sempre in questi ultimi mesi, invece, l’Autorità ha proposto un drastico taglio dei canoni di unbundling, muovendosi in direzione opposta ai principi della raccomandazione Kroes, mirati a garantire la stabilità dei prezzi di accesso alla rete in rame, proprio al fine di promuovere gli investimenti nelle reti in fibra.

 

Sul versante antitrust, AGCM ha deciso di sanzionare Telecom Italia per presunti comportamenti discriminatori, nonostante l’Azienda, fra le pochissime in Europa, avesse adottato, sin dal 2008, un modello di parità di trattamento, la cosiddetta Equivalence-of-Output, considerato una best practice sia da AGCOM sia dalla Commissione, proseguito, quindi, un approccio che, negli anni, ha privilegiato obiettivi di breve periodo, quali la continua riduzione dei prezzi, anche al di sotto dei livelli di sostenibilità, a scapito degli obiettivi di più lungo perìodo, legati agli investimenti nelle reti, che sono invece imprescindibili per la crescita e lo sviluppo del Paese, In questo scenario, tenuto conto anche della congiuntura economica che ha depresso ulteriormente ì ricavi del settore, il continuo impegno nella riduzione dei costi e del debito, che ha contraddistinto questa gestione, non è più sufficiente. Occorre, quindi, trovare altri modi per recuperare quella flessibilità finanziaria e capacità di investimento che sono indispensabili, non solo per l’Azienda, ma per il sistema Paese, La soluzione, ribadita anche dal vice Ministro Catricalà davanti a queste stesse Commissioni riunite è quella di un celere intervento di CDP e AGCOM per definire, nell’ambito dei rispettivi ruoli, da un lato, i necessari accordi finanziari per una concreta attuazione del progetto di separazione della rete di accesso a, dall’altro, la nuova disciplina regolamentare.

Non si tratterebbe di un intervento in funzione di sostegno o aiuto, bensì di una scelta lungimirante per lo sviluppo dì un asset strategico per il Paese: soluzione, peraltro, pienamente in linea con la legislazione nazionale e comunitaria, Accelerare i tempi dell’operazione di scorporo della rete e l’ingresso di CDP nel capitale consentirebbe, inoltre, a Telecom Italia di considerare in una prospettiva più favorevole in termini di flessibilità temporale, la necessità di un aumento di capitale originata dalla necessità di garantire una struttura patrimoniale idonea a sostenere un prolungato sforzo di investimenti.

 

In definitiva, le questioni di reale interesse strategico per il Paese e per Telecom Italia sono il mantenimento della sua storica capacità di investimento e leadership nell’innovazione, non si può, certo, anteporre a questi obiettivi il tema  dell’italianità dell’assetto proprietario di Telecom Italia.

Ciò che veramente conta è che qualsiasi operazione si faccia comporti un reale vantaggio per i mercati e vengano pienamente tutelati gli interessi degli azionisti di minoranza che, nel caso di Telecom Italia, detengono circa 1’85% del capitale se si considerano anche le azioni di risparmio.

È fondamentale che le trasformazioni in atto negli assetti proprietari di Telecom Italia vengano gestite in modo da evitare un ridimensionamento del Gruppo, sia in termini di presenza internazionale che di potenzialità di crescita e di investimento in Italia. Proprio la salvaguardia e il rafforzamento di questa capacità di crescita e investimento, come ho argomentato sin dall’inizio di questa nota, deve rimanere per gli azionisti, per il Governo e per il Parlamento, ciascuno nell’ambito delle proprie prerogative, il criterio guida per la valutazione di e scelte industriali in grado di assicurare un futuro di sviluppo e prosperità al Gruppo Telecom Italia, alle telecomunicazioni italiane e al Paese.

RingraziandoVi ancora per l’attenzione, l’occasione è gradita per porgere distinti saluti.

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