Video streaming, anche le telco USA dicono basta: ‘Gli OTT divorano banda e non partecipano ai costi’

di Raffaella Natale |

L’esplosione dei video online comporterà una triplicazione del traffico entro il 2017. Solo Netflix occupa un terzo del traffico internet dalle 21 a mezzanotte.

Stati Uniti


Netflix

Ogni sera milioni di Americani si collegano a internet per guardare film su Netflix. Il sito di video streaming è talmente popolare che occupa un terzo del traffico internet dalle 21 a mezzanotte. Per sostenere questo ritmo, gli operatori tlc investono ingenti somme per rafforzare le infrastrutture di rete. Netflix, invece, non paga nulla per distribuire online i propri contenuti.

“Il suo compito è di supportare una parte dei costi della capacità che usa“, ha recentemente commentato John Malone, CEO dell’operatore Liberty Media.

“Se i consumatori vi pagano tanto per avere internet, è per avere Netflix”, ha controbattuto il CEO della piattaforma Reed Hastings.

 

Questo è il cuore di un problema di dimensioni globali che oppone le telco alle web company. Un rapporto di forza che gli operatori tlc americani stanno cercando di cambiare.

 

Un processo, il cui esito per queste argomentazioni sarà di fondamentale importanza, è quello che sta per aprirsi davanti alla Corte d’appello del distretto della Columbia che oppone Verizon, uno dei principali internet provider, e l’Agenzia nazionale di regolazione delle telecom.

L’Isp vorrebbe offrire una migliore qualità di traffico ad alcuni siti, rallentando o bloccando gli altri. Una pratica oggi vietata. Internet si poggia, infatti, sul principio di non-discriminazione. E’ questa la cosiddetta net neutrality che potrebbe essere sconvolta se i tre giudici incaricati di seguire il caso dessero ragione a Verizon. Il verdetto è attesto per la fine dell’anno.

 

Il confronto è molto acceso e gli oppositori sostengono che una simile decisione permetterebbe ai giganti della rete, gli OTT come Facebook o Google, di potere controllare il web, godendo di migliori condizioni di traffico, a danno delle piccole web company e dell’innovazione.

 

Il dibattito sta assumendo simili proporzioni perché la rete è satura. L’esplosione dei video online, indica Cisco, comporterà una triplicazione del traffico entro il 2017.

L’operatore Comcast assicura che il proprio traffico aumenta del 55% l’anno e deve raddoppiare la capacità delle propria infrastrutture ogni due anni, senza alcun contributo degli operatori internet.

Secondo alcune fonti, però, ci sarebbero già degli accordi tra i giganti della rete e gli operatori via cavo: attori come Google, Microsoft o Facebook avrebbero accettato di pagare per ottenere un traffico ‘ottimizzato’.

Si tratta, però di cifre veramente piccole. Comcast per esempio ricaverebbe 25 milioni di dollari l’anno, vale a dire lo 0,1% delle proprie entrate. Non abbastanza per finanziare gli investimenti degli operatori nella rete che continuano a farne una questione di principio.

 

Il problema è molto sentito anche in Europa e non a caso la net neutrality è stato uno degli argomenti più fortemente dibattuto nell’approvazione del pacchetto Kroes per il mercato unico tlc, approvato l’11 settembre (Leggi Articolo Key4biz).

Relativamente alla net neutrality, la Commissione Ue ha assicurato che il nuovo pacchetto vieterà il blocco o la limitazione dell’accesso ai contenuti, garantendo un internet aperto e senza restrizioni, indipendentemente dal costo o dalla velocità dell’abbonamento. Gli ISP potranno sempre fornire servizi ‘specializzati’, garantendone la qualità, quali l’IPTV, il video-on-demand o altre applicazioni di ambito medico ad alta risoluzione e nel settore del cloud ad alta intensità di dati, fondamentali per le imprese, purché ciò non interferisca con la velocità di connessione a internet promessa ad altri clienti.

 

ETNO, l’associazione che raggruppa gli operatori telecom europei, accoglie gli sforzi fatti dal Vicepresidente Neelie Kroes per accrescere la consapevolezza dell’importanza del settore delle telecomunicazioni per l’economia europea e sostiene la visione complessiva di lungo termine contenuta nella Comunicazione. Tuttavia, ETNO ritiene ancora che le misure proposte non siano complessivamente in grado di produrre lo slancio richiesto per raggiungere i target dell’Agenda Digitale e per contribuire alla crescita economica dell’Europa (Leggi Articolo Key4biz).

Richiamiamo l’attenzione – si legge nella nota di ETNO – sulla necessità di autorizzare una ristrutturazione del mercato delle telecomunicazioni, di dirigersi verso un approccio di regolatorio più leggero, e di porre, infine, nelle medesime condizioni i fornitori di servizi di telecomunicazione e i fornitori di service online “over the-top“”.

 

Il presidente di ETNO, Luigi Gambardella, ha più volte ribadito: “Quello che vediamo come provider è che i consumatori chiedono prodotti e servizi differenziati, con prezzi diversi. Per soddisfare queste richieste è essenziale che l’industria abbia la flessibilità per offrire prodotti e servizi differenziati. Allo stesso tempo riconosciamo l’importanza di un accesso senza limitazioni a contenuti e servizi e supportiamo la disponibilità di offerte senza restrizioni a specifici contenuti e servizi”.

 

In questo senso, ETNO si dice impegnata “…a collaborare con tutte le parti al fine di raggiungere uno scenario di regolamentazione per liberare le capacità di investimento dell’industria e fa appello alla Commissione di predisporre un piano d’azione per concretizzare gli obiettivi  contenuti nella Comunicazione” adottata l’11 settembre.