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Privacy, ancora nessuna risposta da Google. I Garanti Ue pronti a colpire duro

Unione Europea


I Garanti Privacy europei, riuniti in seno al G29, stanno già valutando come agire nei confronti di Google in vista dell’imminente scadenza dei tre mesi di tempo concessi al gruppo americano per modificare la sua policy sulla riservatezza dei dati degli utenti.

Finora la web company non ha fornito ai Garanti alcuna risposta in merito al dossier aperto nell’aprile dello scorso anno dopo l’adozione delle nuove regole da parte del gruppo americano (Leggi Articolo Key4biz). Il motore di ricerca continua a dire che ‘rispetta le leggi’.  E il garante francese CNIL (a cui il G29 ha dato mandato di seguire il dossier, ndr), che in questa vicenda si gioca la propria credibilità, è pronto a colpire duramente.

 

Nel marzo 2012, Google ha modificato la sua policy. Una sessantina di regole di utilizzo sono state unificate in una sola, raggruppando le informazioni di numerosi servizi, che un tempo erano separati, anche con lo scopo di poter indirizzare messaggi pubblicitari sempre più mirati. La società conta oltre 425 milioni di utenti attivi su Gmail e più di 500 milioni di profili su Google+.

Regole che immediatamente hanno sollevato la protesta dei Garanti, che hanno aperto un’inchiesta approfondita, fornendo alla società indicazioni su come modificare la policy e allinearla alle disposizioni Ue sul data protection, ma ad oggi non è cambiato nulla (Leggi Articolo Key4biz).

 

Google è rimasta ferma sulla propria posizione. Ad aprile aveva dichiarato a Key4biz: “La nostra normativa sulla privacy rispetta la legge europea e ci permette di creare servizi più semplici e più efficaci”.

“Siamo stati costantemente in contatto con le diverse Autorità Garanti della Privacy coinvolte nel corso di questa vicenda e continueremo a esserlo in futuro” (Leggi Articolo Key4biz).

 

A giugno il Garante italiano ha deciso di richiedere a Mountain View maggiori e più precisi dettagli su aspetti specifici delle modalità di trattamento dei dati degli utenti: in particolare, riguardo all’informativa e al consenso all’uso dei dati, alla loro conservazione e al loro possibile incrocio, anche tra prodotti e servizi diversi.

Questi ulteriori elementi saranno valutati, ha precisato il Garante, per “l’eventuale adozione dei provvedimenti ritenuti più opportuni, inclusi, qualora dovessero  ricorrerne i presupposti, quelli a carattere prescrittivo o sanzionatorio” (Leggi Articolo Key4biz).

 

I Garanti europei, consapevoli che le sanzioni comminabili nei confronti di Google sarebbero ‘deboli’ (massimo 150 mila euro di multa in Francia, 1 milione di euro in Spagna), starebbero studiando il mondo per infliggere una multa calcolata sul numero delle infrazioni accertate.  

L’ammenda sarebbe così moltiplicata per il numero di utenti di Google e potrebbe raggiungere una cifra stratosferica, basti pensare che in Francia, secondo Nielsen NetRatings, oltre 40 milioni di persone usano i servizi di Google.

Tuttavia l’attuale progetto di regolamentazione della Commissione Ue propone di limitare le multe al 2% del fatturato.

 

Un altro mezzo di pressione potrebbe essere quello di obbligare Google a non raccogliere e usare i dati personali degli utenti europei che vorrebbe dire bloccare o quasi l’attività commerciale dell’azienda in Europa.

Inoltre pare che i Garanti europei abbiano già avviato alcuni contatti con alcune Autorità fuori dalla Ue, in particolare Australia, Canada e Giappone.

 

Il G29 dovrebbe riunirsi la prossima settimana per discutere le differenti possibilità, ma la decisione definitiva dovrebbe essere comunicata pubblicamente nella riunione che si terrà il 3 e il 4 ottobre a Bruxelles. Il G29 potrebbe anche decidere di dare altro tempo a Google prima di mettere in atto i provvedimenti ventilati.

Al momento però le bocche restano cucite e i Garanti preferiscono aspettare la scadenza del termine ultimo concesso a Google che è il 26 settembre.

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