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Mobile economy: l’Europa arranca mentre il resto del mondo corre verso il 4G

Europa


Le telecomunicazioni mobili hanno generato nel 2012 circa il 2,1% del PIL Ue, supportando direttamente 394 mila posti di lavoro e contribuendo all’economia pubblica con un apporto di 53 miliardi di euro. L’Europa registra anche il più alto livello di penetrazione in termini di abbonati unici (considerando, cioè, ogni utente solo una volta a prescindere da quanti dispositivi possieda), pari al 79%, contro il 70% del Nord America e il 39% dell’Asia Pacifico.

Nonostante questi dati, però, il settore mobile europeo sarà l’unico al mondo a registrare ricavi in calo almeno fino al 2017.

Lo prevede il rapporto Mobile Economy Europe 2013, presentato dalla GSMA nell’ambito della conferenza Mobile 360-Europe a Bruxelles. Secondo il report, mentre nel resto del mondo i ricavi del settore cresceranno complessivamente del 4%, in Europa scenderanno da 173 miliardi di euro nel 2011 a 163 miliardi nel 2012 per arrivare a 146 miliardi nel 2017, un calo del 16%.

 

Il rapporto attribuisce questo calo a 5 fattori: regolamentazione, revenue mix, frammentazione del mercato, crisi economica, servizi OTT.

 

Innanzitutto, spiegano gli analisti, non bisogna sottovalutare l’impatto della regolamentazione sui ricavi del settore. I tagli al roaming hanno permesso ai consumatori di risparmiare 15 miliardi di euro ma, dall’altro lato, la redditività del settore ne ha risentito fortemente e proprio in un momento in cui gli operatori sono stati chiamati a investire nelle nuove reti. A ciò si aggiunga anche l’impatto del calo delle tariffe di terminazione che ha portato a una contrazione dei ricavi in molti mercati.

In secondo luogo, vi è stata, sì, una crescita dei ricavi dati generata dal crescente utilizzo di smartphone e tablet ma accompagnata dal declino delle entrate tradizionali (sms e voce), dovuto all’erosione generata dalle applicazioni di instant messaging gratuite.

Per quanto riguarda, poi, la frammentazione del mercato, GSMA sottolinea come “i mercati europei restino molto competitivi, con diversi paesi – come Spagna, Francia e Paesi Bassi – che hanno anche visto il debutto di nuovi operatori…ma anche i player europei più grandi sono relativamente piccoli rispetto ai concorrenti globali e questo limita le economie di scala che le telco sono in grado di realizzare”.

A ciò si aggiunga la crisi economica che zavorra molti paesi europei e l’avvento dei servizi di messaging online come Viber e Whatsapp che hanno conosciuto una crescita esponenziale negli ultimi anni e in alcuni mercati hanno avuto un impatto tangibile sui volumi degli sms e sull’Arpu.

 

Come risultato di questo mix di fattori, gli investimenti delle telco europee non riescono a tenere il passo: basti pensare che nel 2008 gli operatori americani investivano 21,3 miliardi e quelli europei 29,6 miliardi mentre nel 2012 i primi hanno investito 29,4 miliardi contro i 27,6 miliardi degli europei. Una forbice destinata ad allargarsi nei prossimi anni: nel 2017 – prevede il rapporto – gli Usa spenderanno 29,5 miliardi contro i 23,3 dell’Europa.

Un gap che andrà a incidere anche sulle velocità di connessione che già nel 2012 negli Usa erano il 75% più veloci che in Europa (2,6 Mbps contro 1,5 Mbps).

 

E così, l’Europa – che è stata pioniera delle tecnologie mobili, adesso insegue le atre regioni, soprattutto nel 4G: alla fine dello scorso anno, le connessioni LTE in Europa erano lo 0,3% del totale, contro l’11% negli Usa e il 28% in Corea del Sud.

 

Il rapporto conclude con l’auspicio che l’Europa riesca a recuperare il terreno grazie all’aiuto di politiche e regolamentazioni che aiutino a sfruttare a pieno il potenziale economico e sociale di un mondo sempre più connesso.

“L’industria mobile può ancora svolgere un ruolo importante nella ripresa economica. Il nuovo pacchetto Ue per il mercato unico dovrebbe pertanto concentrarsi sulla messa in atto di politiche che incoraggino gli investimenti nella connettività a banda larga mobile, che abilitino l’innovazione e rafforzino la fiducia dei consumatori”, ha affermato Anne Bouverot, Direttore Generale, GSMA. 

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