‘App Economy’: nella Ue vale oltre 10 mld di euro e 800 mila posti di lavoro

di Alessandra Talarico |

C’è bisogno di una serie di misure affinché l’Europa non disperda questo potenziale: un mercato del lavoro più flessibile; maggiori investimenti nel 4G, Open Data e, infine, non si può prescindere dal completamento del mercato unico digitale.

Europa


App Economy

Con l’avvento degli smartphone la fisionomia del mercato mobile e le abitudini dei consumatori sono radicalmente cambiate, ma la leva di questo cambiamento non sono stati tanto i dispositivi mobili in sé, quanto le app, ossia tutti quei programmini che possiamo scaricare dagli appositi store per giocare, tenerci informati sulle ultime notizie, allenare il corpo e la mente.

Un fenomeno, quello delle app, che si è sviluppato intorno al successo dell’App Store di Apple, lanciato 5 anni fa insieme all’iPhone e che ha costretto tutti gli altri player – da Google a Microsoft, da Amazon a BlackBerry – ad adeguarsi alla tendenza.

Nasce così una vera e propria ‘App Economy‘, di cui un rapporto di VisionMobile e Plum Consulting traccia i contorni e l’impatto sull’economia europea.

Secondo il report, le app hanno creato in Europa 794 mila posti di lavoro dei quali 529 mila direttamente collegati al loro sviluppo.

La Ue 28 rappresenta circa un quarto (22%) dell’App economy globale in termini sia di consumo che di produzione di prodotti e servizi app-related. Il consumo di tali prodotti e servizi ha raggiunto un valore di 10,2 miliardi nel 2012 e dovrebbe raggiugere quest’anno quota 11,2 miliardi.

Attualmente sono circa 1 milione le app disponibili nei diversi app store per un numero complessivo di 100 miliardi di download.

 

Niente male per un settore che 5 anni fa neanche esisteva e che, si può dire, ha appena mosso i primi passi, con le piattaforme mobili a rappresentare non soltanto uno strumento di entertainment ‘on the go’, ma anche un’importante opportunità per chi vuole cimentarsi a sviluppare la propria app sapendo di poter contare su un palcoscenico senza confini. Che siano gratuite o a pagamento, una volte entrate in uno store le app possono essere scaricate facilmente a qualunque latitudine.

 

Senza contare, poi, che le app non servono solo a giocare o a tenerci informati, ma, come sottolinea sempre il rapporto, stanno contribuendo a trasformare il modo in cui lavoriamo, grazie a strumenti per la produttività (cloud storage, finance management), per la gestione dell’inventario, per i rapporti coi clienti e la gestione delle risorse umane.

E così anche in ambito sanitario stanno cominciando a farsi strada le app più svariate, da quelle per misurare il battito cardiaco mentre corriamo a quelle che consentono di tenere sotto controllo il diabete, oltre a varie app volte a migliorare l’efficienza dei presidi sanitari e a ridurre il carico di documenti cartacei.

Nel campo dell’istruzione, quindi, le app permettono di accedere facilmente al materiale didattico da qualsiasi luogo, di sviluppare modelli di coinvolgimento innovativi (attraverso i giochi e i diversi strumenti multimediali) e di sfruttare nuovi canali di comunicazione tra gli studenti e gli insegnanti.

 

C’è bisogno però, suggerisce il rapporto, di una serie di misure a livello politico affinché l’Europa non disperda questo potenziale: innanzitutto serve un mercato del lavoro più flessibile; maggiori stimoli agli investimenti nelle reti mobili di nuova generazione; favorire l’accesso ai dati pubblici (Open Data); nuove norme europee che favoriscano lo sviluppo della cosiddetta ‘sharing economy’ e, infine, non si può prescindere dal completamento del mercato unico digitale.

 

Suggerimenti che hanno raccolto il sostegno del Commissario europeo Neelie Kroes che, intervenendo alla presentazione del rapporto ha ricordato che anche la Ue ha avviato uno studio – Eurapp – per determinare le dimensioni dell’app economy in Europa.

“Le dimensioni – ha quindi affermato – non sono l’unica cosa importante: contano anche la struttura e la varietà” di un settore in cui giganti come Facebook e YouTube viaggiano accanto ad imprese ‘casalinghe’ e imprenditori alle prime armi possono competere con professionisti a tempo pieno.

“In un momento di forte disoccupazione questo mi dà speranza e rappresenta un’opportunità per tutti”, ha affermato ancora Kroes, sottolineando che l’app economy è un “grande esempio di quello che accade quando si crea l’ambiente giusto – senza confini, aperto e innovativo come solo l’immaginazione può essere”. (Leggi il discorso integrale)