Cinema, monta la protesta dell’industria dopo il taglio al tax credit: ‘Costretti a licenziare 3 mila persone’

di Raffaella Natale |

Catricalà spera che si possa ‘trovare una copertura per evitare il taglio’. Su Twitter, Bray replica a Gassman: ‘Mi sono battuto e continuerò a battermi per il tax credit’.

Italia


Cinema

Continua la protesta dell’industria del cinema dopo la decisione del governo di sforbiciare altri 45 milioni al tax credit, dopo aver già ridotto il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) di circa 22 milioni di euro (Leggi Articolo Key4biz).

Secondo le stime fornite dagli operatori, questi tagli porteranno al licenziamento di circa 3 mila lavoratori qualificati. Tanti film, troppi, non riusciranno neanche ad arrivare nelle sale e, queste ultime, avranno grosse difficoltà a realizzare lo switch-off della pellicola per il passaggio al digitale. L’industria informa anche che gli investitori stranieri stanno già ritirando i progetti.

Sono solo alcune delle conseguenze determinate dalla decisione del governo per la quale oggi in audizione in Commissione Trasporti del Senato il Viceministro per lo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Antonio Catricalà, si è detto ‘rammaricato’ per una misura che “ha penalizzato ingiustificatamente una componente importante del nostro sistema”.

Mi auguro, ha aggiunto il Viceministro, che nel passaggio al Senato del Decreto “si possa trovare una copertura per evitare il taglio del tax credit”.

Catricalà in Commissione Cultura si era anche impegnato a valutare con il MiBAC “una tassa di scopo per il rilancio dell’industria audiovisiva“, ma anche per “limitare l’invadenza degli aggregatori di contenuti, soggetti che dovranno assoggettarsi alle norme del nostro ordinamento“, specie agli “obblighi d’investimento” (Leggi Articolo Key4biz).

 

Giampaolo Letta, vicepresidente di Unindustria e amministratore delegato di Medusa, ha, infatti, dichiarato che “Le risorse stanziate non sono sufficienti. È prevista una dote di 45 milioni di euro, ne mancano altri 40”.

“Il tax credit – ha aggiunto – è uno strumento capace di moltiplicare il gettito fiscale e far emergere il sommerso e consente nuove produzioni“.

 

La protesta monta anche su Twitter dove l’attore Alessandro Gassman ha scritto: ‘Taglio tax credit x cinema = tramonto cultura definitivo’.

E poi ancora: ‘@massimobray ministro ma il tax credit x il cinema tagliato?! Così si tagliano le gambe a migliaia di lavoratori!!! Perché?’.

 

Pronta la replica del Ministro per i Beni Culturali Massimo Bray: ‘@GassmanGassmann mi sono battuto e continuerò a battermi per il tax credit al #cinema, facendo di tutto per garantirlo’.

 

Le associazioni del cinema sono sul piede di guerra e non hanno intenzione di partecipare all’incontro fissato a Venezia per discutere con il Ministro Bray e hanno anche informato che ritireranno immediatamente i propri rappresentanti dai tavoli preparatori degli “Stati Generali”.

 

Oggi il senatore Andrea Romano di Scelta Civica ha ricordato al governo “l’impegno assunto” di finanziare il credito d’imposta nella legge di Stabilità in autunno.

“Sono fiducioso – ha detto Romano -. In caso contrario, si rischia il blocco immediato del 90% dei film prodotti sul territorio”.

 

Forti le parole delle associazioni dell’audiovisivo – tra le quali 100autori, ANICA, AGIS, ANEC, DOC/IT – che, ricordando le parole del premier Enrico Letta, “Mai più tagli alla cultura, se dovesse avvenire mi dimetterei“, sostengono che così “si condanna il cinema italiano alla chiusura”, rendendo impossibile produrre e impedendo alle produzioni straniere di venire a produrre da noi, con gravissimi danni per esempio a Cinecittà.

Un provvedimento, riferiscono le associazioni, che apre di nuovo la strada alla “delocalizzazione delle produzioni italiane, mettendo a rischio di chiusura il 40% delle sale cinematografiche, in prevalenza piccole e medie strutture, che non potranno digitalizzare gli impianti”.

“Eppure – ricordano – il cinema e l’audiovisivo fatturano il doppio del trasporto aereo!”.

 

Per il produttore Angelo Barbagallo si tratta di “un’inspiegabile condanna a morte“. Il presidente di ANICA, Riccardo Tozzi, ha parlato di superficialità e incompetenza inaccettabili”.

“L’industria del cinema italiano – ha osservato – ha triplicato i ricavi in dieci anni abbattendo dal 60% al 12% il finanziamento pubblico“.

Tozzi ha aggiunto che “La battaglia che porteremo avanti non è solo per il tax credit: il governo capisca la centralità dell’audiovisivo, così come il turismo nell’industria italiana. Parliamo di milioni di posti di lavoro”, osservando che “Letta sta facendo il più grosso taglio sul cinema mai fatto dai governi precedenti”.