Telecom Italia: il rebus dell’azionariato Telco e l’attesa sui conti trimestrali

di Alessandra Talarico |

Quale soluzione per l’azionariato Telco in vista dell’uscita di Mediobanca e Generali e per evitare pericolose ricadute sull’equilibrio faticosamente raggiunto sul mercato brasiliano?

Italia


Cesar Alierta

L’uscita, di Mediobanca e Generali da Telco, che dovrebbe concretizzarsi a  settembre, pone un problema non da poco per il socio industriale di Telecom Italia, la spagnola Telefonica.

Lo sfaldamento della holding che controlla il 22,4% dell’incumbent italiano, e la possibilità che il socio spagnolo diventi primo azionista del gruppo con una quota superiore al 10% potrebbe infatti avere conseguenze di non poco conto sul mercato brasiliano. Un mercato molto importante per i due gruppi, alla luce della debolezza dei rispettivi mercati nazionali e dove, già ai tempi dell’ingresso di Telefonica in Telco si posero problemi di concorrenza che il regolatore nazionale – Anatel – risolse imponendo una serie di rigidi per garantire una concorrenza effettiva tra le divisioni delle due aziende: Vivo di Telefonica è il primo operatore mobile con una quota del 28,66%, Tim Brasil di Telecom Italia controlla il 27,12%.

All’epoca, Anatel stabilì innanzitutto che Vivo e Tim Brasil avrebbero dovuto mantenersi completamente indipendenti: niente fusioni, sovrapposizioni di licenze o accordi di mercato, al fine di “preservare la competitività del mercato brasiliano delle comunicazioni mobili”. A Telefonica è stato quindi fatto espresso divieto di “partecipare, votare o apporre veti alle delibere di Telco, e Telecom Italia o di qualsiasi altra impresa direttamente o indirettamente controllata da Telecom Italia”, nonché di “esercitare controllo – diretto o indiretto – su qualsiasi impresa del gruppo Tim in Brasile”.

Alla società spagnola è stato altresì vietato indicare membri per i consigli di amministrazione e di direzione, o di qualsiasi altro organo equivalente, delle controllate brasiliane di Telecom Italia. Proibito anche lo scambio di relazioni tra le imprese controllate per quanto riguarda  il know how tecnologico, le prestazioni di servizi, le risorse materiali, tecnologiche, umane, la contrattazione congiunta di beni o servizi, l’adozione di marchi o strategie di mercato o di marketing comuni.

Telefonica, quindi, secondo le ricostruzioni del Sole 24 Ore, avrebbe già sondato l’Anatel e sarebbe alla ricerca di possibili soluzioni per mantenere un sistema di contrappesi adeguato anche perchè l’uscita del gruppo italiano da un mercato in crescita come il Brasile avrebbe ricadute economiche anche sui suoi conti, proprio nel momento in cui anche Cesar Alierta sta alacremente lavorando per ridurre l’ingente debito del gruppo, che si attesta intorno a 51 miliardi di euro.

 

La situazione, insomma, è quanto mai incerta e nebulosa: Telecom Italia ha già sottolineato che la cessione degli asset brasiliani è fuori discussione, essendo gli unici a crescere. Telefonica, per altro, non proporrebbe ai soci un’operazione non condivisa.  

Se Telefonica acquistasse Tim Brasil, sempre in virtù dei paletti imposti dall’Anatel, dovrebbe poi necessariamente spartirlo con gli altri operatori brasiliani. L’interlocutore privilegiato non potrebbe che essere America Movil di Carlos Slim, ma anche in questo caso sarebbe inevitabile un nuovo intervento antitrust, visto che Slim controlla Claro, il terzo operatore su mercato brasiliano.

Quale soluzione, quindi, per l’azionariato Telco? La ‘seconda via’ potrebbe essere quella di trovare nuovi partner disposti a entrare nella holding per compensare quelli in uscita. Sempre il Sole 24 Ore ipotizza il possibile ingresso di Marco Fossati, che attraverso Findim controlla circa il 5% del capitale. Una quota che però non basterebbe a bilanciare le quote in uscita.

 

Su questo complesso scenario incombono inoltre le questioni ‘interne’ di Telecom Italia: il confronto in atto con l’AgCom sui canoni di accesso alla rete in rame, la connessa questione dello scorporo, la ricerca di un possibile nuovo partner dopo la chiusura delle trattative con H3G e – last but not least – la prossima presentazione dei conti trimestrali che saranno esaminati il 1° agosto e potrebbero evidenziare un calo dei ricavi sul mercato italiano stimato intorno all’11-12%.