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La City londinese contro AgCom? Europa, Italia, Imprese, Consumatori in una delibera controversa

Italia


Ieri il consiglio dell’AgCom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha approvato una controversa delibera di rimodulazione dei prezzi del rame tra Telecom Italia e gli operatori alternativi, in un clima di forte tensione tra tutte le parti in commedia: Consiglio dell’Autorità, incumbent, operatori alternativi, analisti internazionali, Commissione Europea.

Come è noto, tra le varie misure adottate ieri, vi è stata quella relativa al prezzo dell’unbundling, che è stato ridotto del 6,47%, passando da 9,28 a 8,68 euro, con una diminuzione di 60 centesimi di euro (come anticipato da Key4biz).

Gli operatori alternativi (Wind, Fastweb, Vodafone) chiedevano una diminuzione di un euro circa. Telecom Italia sperava in un congelamento di ogni decisione. Ora l’AgCom dovrà notificare la decisione a Bruxelles e attendere le valutazioni di quest’ultima.

Ma vediamo qual è il contesto in cui la decisione è maturata.

 

In Europa

 

L’orientamento della Commissione Europea è chiaramente orientato a un congelamento dei prezzi attuali del rame, per non rendere vantaggioso tale mercato al punto da disincentivare gli investimenti in fibra necessari per assicurare lo sviluppo delle reti ultraveloci di cui l’Europa ha bisogno. In tal senso, la Commissione ha fissato, con l’obiettivo di stabilizzare i prezzi del rame, una forchetta tra 8 e 10 euro, per consentire ai paesi europei di collocarsi agevolmente tra questi valori (l’Italia lo era già prima della delibera di ieri). In sostanza la Commissione Europea ha chiesto ai paesi membri di considerare stabili i pressi del rame, rendendoli tutt’al più adeguati alle pressioni inflattive delle economie nazionali.

Proprio ieri, lo stesso giorno della delibera AgCom, il Commissario Neelie Kroes scriveva sul suo blog istituzionale “…I’m delighted the EU has now agreed on those important measures – essential to boosting competition on more than just price, and investment in next generation networks; giving the certainty needed for long term planning; and ensuring greater regulatory convergence across the EU and stable and predictable copper prices…“.

Parallelamente, a settembre è attesa la Raccomandazione della Commissione dedicata proprio alle metodologie di quantificazione dei costi di rame e fibra. In questo senso, non è chiaro perché l’AgCom si sia precipitata ad adottare una delibera del genere che appare in contrasto con i desiderata di Bruxelles, adottandola appena poche settimane prima dell’emanazione del nuovo package della Commissione in materia.

 

In Italia

 

Le circostanze sono note. Le telecomunicazioni italiane sono allo stremo. Sia Telecom Italia sia gli altri operatori concorrenti versano, in qualche caso, in condizioni finanziarie imbarazzanti. Tutti sono in difficoltà. Questo il quadro in cui è maturata nello scorso mese di maggio la proposta di scorporo avanzata da Telecom Italia, dopo anni di polemiche su scorporo-si-scorporo-no e l’apertura di tavoli inconcludenti (come tutti i tavoli e le cabine di regia cui abbiamo assistito negli ultimi anni) quanto aggressivi, con confronti tra operatori e forze politiche al calor bianco.

La decisione AgCom sullo scorporo è prevista per fine luglio. Ancor di più non si comprende questa fretta dell’AgCom che rischia di alterare il quadro di riferimento nel quale può maturare l’attesa decisione sullo scorporo. Peraltro la delibera di ieri tende ad abbassare il valore di ciò che va ceduto nello scorporo, rendendo la cosa non solo svantaggiosa per Telecom Italia, quanto anche poco attraente per il soggetto che dovrebbe fare da pivot dello scorporo.

 

AgCom

 

Ci sono due elementi che ci sembrano poco fondati nelle decisioni di AgCom.

Il primo riguarda la missione dell’Autorità in quanto tale. La precedente consiliatura dichiarò alla fine del suo settennato di aver raggiunto un obiettivo alto rappresentato dai prezzi più bassi d’Europa per il consumatore finale. Ma questo non è di per sé un motivo di vanto, se il contraltare è quello dell’erosione dei margini delle imprese e dell’impoverimento di un mercato che si trova nell’impossibilità di investire.

L’idea che la missione fondante dell’Autorità sia quella di tutelare gli interessi del consumatore è pertanto insufficiente quanto fuorviante. La missione dell’AgCom, dichiarata nelle sue finalità di legge, è quella di occuparsi di entrambi imprese e consumatori e non solo di questi ultimi.

L’obiettivo non è pertanto quello di abbassare i prezzi oltre ogni misura, ma di assicurare le migliori condizioni di concorrenza, con regole che assicurino dinamiche libere di competizione. E oggi la competizione son si fa sui costi del rame, come ha sottolineato innumerevoli volte il Commissario Neelie Kroes.

 

 

Gli investitori della City londinese contro la delibera AgCom

 

Poche ore dopo la delibera dell’AgCom e il tam-tam internazionale che ne è derivato, non sono mancate le prime reazioni, con valutazioni univoche e negative sulle decisioni dell’Autorità.

Significativa la reazione degli analisti della City londinese, che orientano gli investimenti internazionali di cui tutti i paesi hanno bisogno (e l’Italia con essi, tanto più in un contesto di scorporo della rete di telecomunicazioni).

Fermo il giudizio di Hannes Wittig di J.P. Morgan: “…Le decisioni di AgCom rappresentano una novità negativa, dal nostro punto di vista, che può ripercuotersi sulle valutazioni del progetto di separazione della rete proposta da Telecom Italia all’AgCom….ma la decisione dell’AgCom solleva il problema di incertezze regolatorie future che possono preoccupare gli investitori interessati a partecipare al progetto di rete separata…”

Per Jonathan Dann di Barclays: “…la proposta di abbassamento del costo del rame di 60 centesimi deliberato ieri da AgCom, l’autorità regolatoria italiana, sembra non considerare per nulla le linee guida chiare della Commissione Europea sulla necessità di mantenere stabili i prezzi del rame. La decisione di AgCom scaturisce evidentemente da valutazioni di orientamento al costo, ma inevitabilmente rappresenterà un “test case” per la Commissione Europea…”.

Altrettanto inequivocabili le valutazioni di Stephen Howard di HSBC: “…l’AgCom ha assunto una decisione pricing alquanto “agressiva”, che sarà di certo una cartina di tornasole per verificare se Bruxelles farà l’enforcement o meno delle suo nuove politiche sulle Tlc…”.



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