Scorporo, Marco Patuano: ‘Chi investe poco non tiri Agcom dalla giacchetta’

di Alessandra Talarico |

Telecom ha ribadito l’ad, non vuole ‘regulatory holidays’. Bisogna dare a chi deve fare le regole la possibilità di lavorare serenamente, in piena rispondenza a quelli che sono i dettami della Ue.

Italia


Marco Patuano

Sulla definizione delle regole per lo scorporo della rete di accesso di Telecom Italia, è necessario che l’Agcom lavori con “serenità” e che chi “investe poco” faccia scendere la pressione ed eviti di “tirare l’Authority per la giacchetta”.

È lapidario l’ad di Telecom Italia Marco Patuano che, in riferimento anche all’imminente decisione sui costi dell’unbundling per la rete fissa, sottolinea la necessità di permettere all’Autorità di lavorare senza pressioni esterne.

Dopo il presidente Franco Bernabè, che ieri ha ribadito che Telecom Italia non è a caccia di sconti (Leggi articolo Key4biz), anche Patuano rispedisce al mittente le accuse secondo cui la società starebbe cercando di ottenere una ‘vacanza regolatoria’: “Io – ha detto ironicamente Patuano – in vacanza vado solo ad agosto”.

“Bisogna dare a chi deve fare le regole la possibilità di lavorare serenamente, in piena rispondenza a quelli che sono i dettami della Ue. Tutto l’insieme delle regole deve essere equilibrato in una logica pro investimenti e pro competitività. Sono assolutamente convinto che l’Autorità ha le capacità per farlo”, ha concluso Patuano, che ha rilasciato queste dichiarazioni a margine del convegno “La strategia delle Reti per lo sviluppo del Paese”, organizzato da Fistel Cisl, Fit Cisl, Flaei Cisl.

 

Sull’importanza delle reti infrastrutturali è intervenuto anche il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni che ha spiegato che “non devono essere private, ma pubbliche”, sottolineando la necessità di “aprire il capitale alla Cdp, ma anche ai fondi pensione dei lavoratori che possono consentire alle aziende di avere la solidità per gli investimenti”.

 

A questo proposito, Patuano ha aggiunto che quando si parla di CDP, non si parla di una “onlus ma di un soggetto che ha bisogno di avere un ritorno, un capitale e un vestito”.

 

Nei giorni scorsi, in audizione al Senato, Bernabè aveva ribadito la necessità di un set di regole “coerente con il nuovo assetto di mercato”, che assicuri condizioni di redditività adeguate e che rifletta il quadro europeo di settore, precisando che lo scorporo della rete “è stato deciso sulla base dell’incoraggiante quadro regolatorio europeo, ma se in Italia il quadro sarà diverso il progetto non decollerà” e la società continuerà a investire ma non di più di quanto sta facendo.

 

Ieri, nel corso della presentazione della relazione annuale sulle attività dell’Autorità, il presidente Agcom Angelo Cardani ha sottolineato che il progetto di scorporo è “coraggioso ed innovativo e può rappresentare una soluzione permanente alla contrapposizione incumbent/entranti tipica delle industrie di rete: tanto più lo scorporo sarà ampio (con il perimetro degli asset ceduti comprendente anche elementi attivi di rete) e profondo (verso una separazione effettiva del controllo), tanto più il dividendo regolamentare potrà essere significativo”.

“Situazioni intermedie – ha aggiunto – implicheranno inevitabilmente valutazioni graduali”.