Relazione annuale AgCom. La crisi soffoca il settore delle comunicazioni: bruciati 4,4 miliardi. Cresce l’internet economy

di Flavio Fabbri |

Angelo Marcello Cardani: ‘Servono nuove analisi del mercato, anche al fine di verificare se tecnologie, domanda e offerta si muovono con la stessa velocità, e di valutarne gli effetti sulla concorrenza e sul pluralismo’.

Italia


Agcom, Angelo Cardani

La rappresentazione sintetica e “più brutale” dell’Italia online è quella che vede il nostro Paese al quarto posto in Europa nella non invidiabile classifica del numero di individui che non ha mai avuto accesso a Internet: 37,2%, contro una media EU27 di 22,4%2. È quanto affermato dal presidente dell’Agcom, Angelo Marcello Cardani, durante la “Relazione annuale 2013, sull’attività svolta e sui programmi di lavoro“, presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio. Come ha spiegato il presidente Agcom, siamo il Paese in Europa in cui gli internauti hanno la più alta frequenza di accesso (oltre il 91% accede regolarmente ogni giorno, mentre la media EU27 è del 79%), anche se non si traduce ancora in un più diffuso consumo di servizi, (il 38 milioni di italiani ha dichiarato di accedere ad internet da qualunque luogo e device).  Dati contradditori, sintomo di un Paese con due popolazioni digitali: una ad alto utilizzo, l’altra quasi esclusa.

 

È stata la prima Relazione annuale che l’Agcom presenta direttamente al Parlamento e al Governo. Tanti i rappresentanti delle Istituzioni presenti in sala, da Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato al vice presidente della Corte Costituzionale, numerosi i parlamentari fino ai membri delle Forze Armate e della magistratura, nonché del mondo imprenditoriale nazionale. Durante l’introduzione alla Relazione, Marina Sereni, vice presidente della Camera dei Deputati, ha voluto sottolineare la criticità del momento storico che stiamo vivendo, richiamando la complessità delle trasformazioni culturali, economiche e tecnologiche in atto: “La ricerca dell’equilibrio tra regolazione del mercato e interesse degli operatori e dei cittadini pone delle sfide nuove e inedite. Siamo consapevoli che il settore comunicazioni è cambiato, rispetto al momento in cui il legislatore pensò all’Agcom. La tecnologia digitale sta modificando il nostro modo di stare al mondo e di immaginarlo, facendo emergere problematiche di diverso ordine e grado. Ogni giorno accade qualcosa che ci fa ragionare sull’importanza della privacy e la tutela dei dati personali. La velocità del progresso tecnologico apre criticità irreversibili e profonde da affrontare;  gli obiettivi posti dall’Agenda digitale italiana possono aiutare il Paese nel trovare la giusta strada per uscire dalla crisi e per colmare il divario con l’Europa“.

 

Ecco perché l’Agcom dovrà affrontare il cambiamento e le sue conseguenze sul sistema Paese senza esitazioni: “Un processo che richiede nuove analisi del mercato, anche al fine di verificare se tecnologie, domanda e offerta si muovono con la stessa velocità, e di valutarne gli effetti sulla concorrenza e sul pluralismo, due delle missioni fondamentali del nostro operare“. “In questa direzione – ha spiegato Cardani – abbiamo già programmato l’analisi del mercato della capacità di trasporto su reti televisive digitali terrestri ed è nostra intenzione avviare a breve l’analisi dei singoli mercati del Sistema Integrato delle Comunicazioni per la verifica delle eventuali posizioni dominanti e del loro effetto sulla concorrenza e sul pluralismo“.

 

Economia digitale e mercato italiano

 

Entrando nel merito della Relazione annuale Agcom, nel 2012 il settore delle comunicazioni ha totalizzato 61 miliardi di euro (-4,4 miliardi), di cui oltre la metà (62%) dovuto alle telecomunicazioni, con i media (radio, tv, editoria) che hanno rappresentato un quarto del totale (25%), mentre i servizi postali hanno generato il 13% dei ricavi. In Italia, il contributo al PIL dei servizi tlc sconta la congiuntura negativa, sebbene in misura inferiore rispetto ad altri servizi per effetto della contrazione degli investimenti: questo è passato dal 3,2% del 2006 al 2,4% del 201210. Lato consumi, a fronte di volumi e qualità di servizi in crescita, la spesa delle famiglie per servizi di comunicazione sul totale dei consumi nello stesso periodo è scesa dal 2,41% all’1,94%, effetto del proseguimento della pressione concorrenziale sui prezzi finali.

 

Il settore delle tlc, pur sofferente della crescita inarrestabile dell’internet economy (che determina erosione di ricavi nel servizio voce e nel traffico dati tradizionale), ne va dato atto, da anni mantiene un peso rilevante sul totale degli investimenti nazionali in immobilizzazioni, che oscilla tra il 5 e il 6%12. Per quanto riguarda le telecomunicazioni, i media e le poste, rispetto al 2011 si è assistito ad un calo nei tre comparti, rispettivamente di 2.620, 1.546 e 209 milioni di euro.

 

L’Autorità gioca un ruolo fondamentale nella creazione di un ambiente favorevole allo sviluppo delle infrastrutture e alla diversificazione del mix di utilizzo delle tecnologie, in qualità di regolatore ex ante e di soggetto che vigila sul mercato: “Indicando l’orientamento delle dinamiche di mercato, attraverso regole che stimolino nuovi investimenti, favoriscano la concorrenza e promuovano la condivisione delle infrastrutture“.

 

Servizi media: Tv, radio, editoria, internet, poste, Tlc

 

Il valore complessivo del Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC), tra il 2010 e il 2011, si è ridotto ancora di un miliardo di euro, un decremento del 3,7%. Unici a crescere del 12%, sono i ricavi dei media su internet, sebbene rappresentino per ora circa il 4% del SIC. La decrescita investe principalmente l’editoria, i cui ricavi nel 2012 si sono ridotti ancora del 14%. In due anni, si è avuto un miliardo di euro in meno di fatturato solo nella carta stampata, non solo per effetto della contrazione generale della raccolta pubblicitaria, ma anche del cambiamento nella struttura del mercato.

 

Riguardo ai media, prosegue nell’ultimo anno l’espansione del comparto online, mentre l’editoria, la radio e la televisione risultano in flessione rispetto al 2011. Nel settore televisivo, la TV gratuita è quella che presenta la contrazione maggiore in termini assoluti (-657 mln) e relativi (-11,9%), mentre nella ripartizione dei ricavi tra i maggiori operatori, emerge il sorpasso di Sky (2,63 mld di euro) su Mediaset (2,49 mld) e Rai (2,34 mld).

In relazione alla tv pubblica, è quella che presenta la contrazione maggiore in termini assoluti (-657 mln) e relativi (-11,9%). Soltanto il canone (+2,3%) resiste alla flessione generalizzata dei ricavi (-8,7%): pay-tv -1,4%, pubblicità -17,9%, provvidenze e convenzioni (-15,1%).

 

Il mercato televisivo sta cambiando ed è destinato a cambiare nella fruizione, anche per effetto della digitalizzazione. La tv generalista conta ancora quasi il 75% dell’audience medio, ma già si vedono i primi risultati della diversificazione dell’offerta: le altre proposte sul digitale terrestre rappresentano il 15% e superano il dato della TV satellitare.

 

In relazione ai positivi dati riportati da Sky Italia, l’amministratore delegato Andrea Zappia ha commentato a margine della Relazione: “Sky viene premiata dai suoi abbonati  per la scelta di proseguire sulla strada degli investimenti sia tecnologici che  dedicati all’arricchimento dei contenuti, nonostante la difficile  e persistente congiuntura economica. Questi investimenti generano tra l’altro un circolo virtuoso nell’industria italiana  dell’audiovisivo sostenendo il talento e la creatività nel Paese. In un mercato in cui i competitor principali confermano di avere ricavi quasi equivalenti,  il dato  che  preoccupa  è il calo costante  della redditività di tutto il sistema televisivo“. 

L’industria sta vivendo un momento di trasformazione epocale – ha infine affermato Zappia –  con il continuo ingresso di nuovi soggetti. Servono regole nuove,  che valgano per tutti, basate su un approccio tecnologicamente neutro che mette il cliente al centro“.

 

Anche nel settore radiofonico il canone rappresenta una fonte di ricavo in aumento (+2,3%), mentre i ricavi pubblicitari segnano una contrazione (-7,1%). Nella ripartizione dei ricavi per operatore, alla Rai va il 21,5% del mercato, seguita dall’Espresso con il 13,1%, Finelco cno il 10,1%, quindi RDS (7,5%) e RTL (6,3%).

 

Riguardo il settore radiotelevisivo, nel suo complesso, Cardani ha ricordato: “A breve, chiuderemo il nuovo piano di assegnazione delle frequenze televisive e abbiamo posto le basi della strategia di ripartizione delle frequenze in banda 700 tra televisione e telecomunicazioni da portare avanti nel 2015-2020. Sono state avviate le prime sperimentazioni della radio digitale (DAB), punto di partenza per offrire qualità e nuovi servizi digitali”.

 

L’editoria, sia periodica che quotidiana, ha perso nell’ultimo anno quasi un miliardo di ricavi, ossia oltre il 14% del proprio fatturato. Le principali fonti di ricavo rimangono la vendita di copie, 51,1% (-9,9% rispetto al 2011), la pubblicità, 40,4% (-19,1%), le collaterali, 5,7% (-18,6%), le provvidenze e le convenzioni, 2,8%.

 

Arrivando al settore pubblicitario, da un’analisi comparata dei ricavi nei vari comparti del settore media, si osserva come la sola componente internet sia in crescita (10%) a 1,5 miliardi di euro, mentre tutte le altre voci segnano il passo, con la tv che perde il 18% (3,5 mld), la radio il 7,1% (525 milioni), l’editoria il 19% (2,1 miliardi), il cinema il 18% (41,6 milioni).

 

Per quanto riguarda invece i servizi postali, i ricavi complessivi del settore sono stati di 7,7 mld nel 2012. Una flessione dovuta ai ricavi associati alle prestazioni incluse nel Servizio Universale (-8%), mentre i ricavi da corriere espresso sono aumentati del 3%. Per quanto riguarda le prestazioni nell’SU, al Gruppo Poste Italiane va l’88% dei ricavi, contro il 12% degli altri operatori.

 

Chiudono le telecomunicazioni, con ricavi complessivi in calo del 6,4%. Leggendo i dati, la rete fissa (-6% a 13,97 miliardi di euro) è quella che va peggio, mentre la rete mobile (-2,3% a 16,42 miliardi) riesce ad ammortizzare il calo delle entrate. Per quanto riguarda i prezzi dei servizi di comunicazione, prosegue la discesa sia dei servizi telefonici, sia degli apparecchi telefonici. Bene gli investimenti nel settore che rimangono costanti, in virtù dell’aumento nella componente mobile (+8% a 2,68 miliardi di euro) bilanciato dalla contrazione del comparto di rete fissa (-6,5% a 3,28 miliardi).

 

Per ciò che riguarda le quote di mercato della telefonia di rete fissa: Telecom Italia si mantiene stabile con il 61,2%, seguita da Fastweb con il 10,7%, da Wind al 9,4%, da Vodafone Italia al 5,7% e da BT Italia al 4,9%. La buona notizia è che sono in aumento il numero di accessi a larga banda in postazione fissa (circa 300.000 in un anno). Passando ai servizi di telefonia mobile, mercato spesa finale per il cliente, la quota di Telecom Italia si assesta attorno al 34,4%%, seguita da vicino da Vodafone con il 32,4%. Stesso trend per le sim attivate: a Telecom Italia il 33,1% del mercato, a Vodafone il 30,2%. Nei fatti, il numero di telefonate da mobile device è aumentato di 8 miliardi di minuti nell’ultimo anno. Sempre più frequentemente, infine, gli italiani cambiano gestore, con oltre 12 milioni di numeri portati nel 2012.

 

Reti di nuova generazione

 

Negli ultimi anni, gli investimenti in NGN hanno avuto il fiato corto. L’Italia sconta tra l’altro l’assenza di un mix di tecnologie che esiste negli altri paesi. L’Autorità dovrà saper trovare il giusto equilibrio tra l’obiettivo di promozione della concorrenza e l’incentivazione agli investimenti, considerando che non tutte le aree del paese presentano stessa redditività. La realizzazione di nuove infrastrutture dovrà essere incentivata attraverso la semplificazione amministrativa (es. scavi e condivisione tubi) e la diversificazione delle tecnologie (NGN, LTE, Wifi): regole economiche e tecniche che tengano conto dell’efficienza dinamica del mercato e delle potenzialità della concorrenza. La separazione della rete di accesso e il modello di equivalence of input possono costituire in tal senso un’opportunità, se finalizzate a promuovere lo sviluppo delle reti di nuova generazione, con tempi e azioni guidati dalle imprese e a condizioni paritetiche.

 

Tutela del consumatore

 

Dal mese di maggio 2012 al mese di aprile 2013, l’Autorità ha avviato 50 nuovi procedimenti sanzionatori per violazione di norme a tutela degli utenti. Il totale degli importi irrogati a titolo di sanzione o corrisposti a titolo di pagamento in misura ridotta è stato pari ad euro 2.527.567. L’AGCOM si avvale anche dei Comitati regionali per le comunicazioni che assicurano il presidio sul territorio. Nei 2012, i Co.Re.Com hanno esaminato, in modo gratuito e in tempi rapidi, oltre 68 mila istanze di conciliazione.

 

Ruolo dell’Agcom, considerazioni finali

 

L’Autorità dovrà essere capace, in tale contesto e per i prossimi anni, di “valutare gli effetti del progresso tecnologico (e del mercato dei servizi che ne consegue) sulla concorrenza e sul pluralismo, due delle missioni fondamentali del nostro operare“, ha commentato Cardani. In questa direzione, “abbiamo già programmato l’analisi del mercato della capacità di trasporto su reti televisive digitali terrestri ed è nostra intenzione avviare a breve l’analisi dei singoli mercati del Sistema Integrato delle Comunicazioni per la verifica delle eventuali posizioni dominanti e del loro effetto sulla concorrenza e sul pluralismo“. Per i prossimi passi dell’autorità nel settore delle comunicazioni, il suo presidente ha assicurato: “A breve, chiuderemo il nuovo piano di assegnazione delle frequenze televisive e abbiamo posto le basi della strategia di ripartizione delle frequenze in banda 700 tra televisione e telecomunicazioni da portare avanti nel 2015- 2020. Sono state avviate le prime sperimentazioni della radio digitale (DAB), punto di partenza per offrire qualità e nuovi servizi digitali“.

 

Nelle telecomunicazioni, due i temi che la regolazione dovrà affrontare nell’immediato: “in generale il bilanciamento tra concorrenza e investimenti, più specificamente l’impatto della proposta di separazione volontaria della rete di accesso di Telecom Italia sulla non discriminazione e la parità di accesso tra operatore dominante e concorrenti“.

 

L’operazione delineata da Telecom è coraggiosa ed innovativa, e può rappresentare una soluzione permanente alla contrapposizione incumbent / entranti tipica delle industrie di rete: “tanto più lo scorporo sarà ampio (con il perimetro degli asset ceduti comprendente anche elementi attivi di rete) e profondo (verso una separazione effettiva del controllo), tanto più il dividendo regolamentare potrà essere significativo“.

 

Nel settore del commercio elettronico, infine, l’Agcom annuncia l’intenzione di riesaminare il tema del diritto d’autore on line. L’azione dell’Autorità seguirà scrupolosamente il quadro normativo vigente e si baserà sui tre pilastri fondamentali:

  • l’educazione alla legalità;
  • la promozione dell’offerta legale;
  • lo strumento dell’enforcement, con l’adozione di un regolamento rispettoso dei principi di garanzia, ragionevolezza, proporzionalità dell’azione amministrativa.

 

In chiusura, Cardani ha sottolineato che “l’equilibrata distribuzione delle risorse economiche e tecnologiche tra i vari operatori delle comunicazioni, del servizio postale e dell’informazione rappresenta uno snodo cruciale di quella competizione, economica e politica, su cui si fonda una moderna democrazia“. Su questa premessa si basa, secondo il presidente dell’Agcom, “non solo in Italia, la nascita di autorità indipendenti chiamate a vigilare sui processi di distribuzione di tali risorse, destinate a condizionare gli assetti reali dei mercati”. La nascita delle Autorità indipendenti, ha concluso, “è dovuta sempre all’utilità del ruolo ad esse assegnato di garanzia e impegno nella difesa dei diritti connessi allo sviluppo dei processi economici”.