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Diritto d’autore online, il Parlamento vuol sentire l’Agcom sul Regolamento. Per Catricalà, ‘Modello convincente’

Italia


Si terrà mercoledì 10 luglio, alle ore 14.00, l’audizione dei membri dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni presso le Commissioni riunite Cultura e Trasporti della Camera, in materia di tutela della proprietà intellettuale sulle reti di comunicazione elettronica.

 

Intanto il Viceministro per lo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Antonio Catricalà, ha dato il proprio appoggio al testo al quale sta lavorando l’Autorità guidata da Angelo Cardani sul diritto d’autore online. “L’Agcom – ha detto Catricalà – sta definendo un intervento regolamentare risultato da un lungo iter con tutti gli stakeholders” che mira a bilanciare l’attività di enforcement e la valorizzazione dei contenuti di qualità. “Ritengo – ha dichiarato – che sia un modello convincente da appoggiare in momento delicato per il settore”.

 

Il Regolamento non è, infatti, più procrastinabile. L’urgenza è data da alcuni numeri allarmanti: l’industria creativa, solo per limitarci all’Italia, soffre una contrazione in termini di posti di lavori, pari a oltre 22 mila unità, con una perdita stimata di 1,4 miliardi di euro.

I numeri parlano chiaro: solo sul fronte dell’audiovisivo l’allarme arriva dai dati di una ricerca IPSOS, secondo cui l’incidenza della pirateria in Italia è del 37% con danni all’intero comparto audiovisivo stimati intorno ai 500 milioni di euro l’anno.

L’Italia è, inoltre, al terzo posto assoluto al mondo per i download illegali di musica (non meno di 33 milioni nel 2012). Il nostro Paese è ancora nella Watch List degli Stati Uniti tra i Paesi che non rispettano i diritti di proprietà intellettuale.

 

Servono nuove norme per gestire e arginare un fenomeno che non può più essere regolato da una legge vecchia di 70 anni.

 

Intanto bisogna far luce su un aspetto fondamentale: l’Agcom ha potere o meno in materia?

 

Nel workshop dell’Agcom su questo tema che s’è tenuto a maggio scorso (Leggi Articolo Key4biz), Cardani ha detto che l’Autorità ‘sarebbe lieta di cedere il passo’ se il Parlamento decidesse di intervenire con riforma della legge che tutela il diritto d’autore “per adeguarla alla nuova realtà tecnologica e di mercato”.

Nel quadro normativo attuale, d’altronde, l’Agcom ritiene opportuno procedere nell’analisi del dossier, in quanto appare legittimata dalle disposizioni esistenti.

 

Il presidente dell’Autorità ha illustrato la propria posizione a favore di “un approccio di educazione alla cultura della legalità nella fruizione dei contenuti”. Senza tralasciare ovviamente “la promozione di una offerta legale in rete che sia effettivamente appetibile e concorrenziale – anche rispetto alle tempistiche di fruizione – rispetto all’offerta tradizionale”.

In questo passaggio si coglie l’apertura dell’Agcom ad anticipare i tempi di uscita su internet delle premier cinematografiche.

 

Lo schema di Regolamento sottoposto a consultazione dall’Autorità a guida di Corrado Calabrò ha fatto emergere alcune criticità. Intanto i dubbi sul potere effettivo dell’Agcom di adottare il Regolamento, gli effetti delle regole di enforcement introdotte in altri ordinamenti, come appunto quello francese, e infine la varietà di dati relativi all’impatto economico della pirateria (Leggi Articolo Key4biz).

Cardani ha osservato che, su questi aspetti, l’Autorità ha consultato autorevoli giuristi, sta procedendo anche con approfondimenti interni sugli aspetti economici del fenomeno e sulle relative modalità d’intervento.

 

In tutto questo, però, un gruppo d’associazioni chieda ‘una pausa di riflessione’ nell’emanazione del Regolamento che darebbe la possibilità all’Autorità di rimuovere contenuti dal web senza l’intervento della magistratura e senza una normativa di copertura da parte del Parlamento (Leggi Articolo Key4biz).

 

Il problema della pirateria riguarda ovviamente anche i broadcaster, non solo studios cinematografici e case discografiche. Sky Italia  ha parlato della necessità di una disciplina che preveda anche diritti esclusivi connessi. Mediaset d’altra parte ha sottolineato come la ‘concorrenza’ alla pirateria non sia sostenibile da nessuna azienda.

Entrambe le società hanno più volte sottolineato il bisogno di un intervento legislativo per risolvere le asimmetrie normative tra operatori televisivi e società di internet che creano un mercato fortemente sbilanciato a favore di queste ultime (Leggi Articolo Key4biz).

 

C’è poi chi, come gli editori, chiedono non solo un regolamento antipirateria ma anche una legge contro gli aggregatori online di notizie.

Argomento sul quale è intervenuto più volte anche Catricalà, per ribadire la necessità di difesa della produzione italiana ed europea dalla “crescente egemonia degli aggregatori di contenuti che fatturano miliardi di pubblicità in Europa, non investono un euro in prodotto originale, occupano poche centinaia di persone rispetto alle centinaia di migliaia di lavoratori europei del settore e non pagano le tasse, se non in misura molto ridotta in

alcuni paesi a tassazione limitata”.

 

Cosa fare? Per il Viceministro “Prevedere un contesto di norme in grado di attuare un assetto equo e leale nel confronto con i colossi di Internet che, diversamente, potrebbero diventare gli unici interlocutori per mettere domani a disposizione i contenuti editoriali e audiovisivi a livello mondiale, spazzando via gli attuali equilibri della distribuzione“.

E ancora: “Occorre che la contaminazione tra piattaforme venga disciplinata in un contesto regolamentare appropriato che deve tener presenti le pesanti asimmetrie oggi esistenti in favore degli operatori over-the-top nei confronti del mondo delle telecomunicazioni e del settore televisivo”.

 

Sulla questione, il Sottosegretario all’Editoria, Giovanni Legnini, ha proposto “un accordo made in Italy tra editori e motori di ricerca“.

Legnini ha quindi evidenziato che “gli editori hanno il diritto di essere indennizzati per l’utilizzo dei contenuti editoriali da parte dei motori di ricerca e i motori di ricerca possono a ragione invocare anche un accrescimento della qualità dei contenuti dei prodotti editoriali”. Legnini ha poi spiegato che qualora andasse a buon fine questo accordo fra Google e gli editori, il governo chiederà “che le risorse ricavate vengano utilizzate per sostenere il progetto di innovazione nel settore dell’editoria con l’uscita degli anziani e l’ingresso dei giovani e con l’utilizzo di nuove tecnologie”.

 

Il Regolamento sul diritto d’autore online è materia ampia e complessa. L’Agcom ha una bella gatta da pelare e non può più attendere.

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