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Datagate: alla Bolivia e ai suoi alleati non bastano le spiegazioni di Emma Bonino

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I paesi membri dell’Unasur (l’Unione delle nazioni sudamericane) pretendono scuse pubbliche per lo scalo forzato a Vienna dell’aereo con a bordo il presidente boliviano Evo Morales, dopo la chiusura dello spazio aereo disposto da diversi paesi europei (Francia, Spagna e Portogallo) per il timore che a bordo si trovasse anche la talpa del Datagate, Edward Snowden.

Il velivolo, partito da Mosca dove Morales aveva partecipato a un summit sull’energia, è stato costretto a uno scalo forzato di 13 ore ed è stato sottoposto a perquisizione da parte della autorità austriache. L’episodio ha suscitato la reazione indignata del governo boliviano e dei suoi alleati (Leggi articolo Key4biz), che hanno sottolineato come si sia trattato di un sequestro di stampo imperialista, in violazione della Convenzione di Vienna e che ha di fatto messo in pericolo la vita del presidente.

Anche l’Italia è stata accusata di ver negato il permesso di sorvolo, ma ieri il ministro degli Esteri Emma Bonino ha chiarito come sono andate effettivamente le cose: “Il 28 giugno – ha affermato il ministro – è arrivata richiesta di sorvolo dello spazio nazionale. Il 29 è stata autorizzata ma alle 21:00 del 2 luglio la sala operativa del comando operazioni aeree veniva informata del diniego dell’autorizzazione da parte di Francia, Spagna e Portogallo. Alle 21:17 veniva rilevato che l’aereo con a bordo il presidente Morales era diretto a Vienna. Come da regolamento è quindi decaduta la richiesta di sorvolo. All’1:20 la Francia ha riconcesso l’attraversamento dello spazio aereo e l’Italia il 3 luglio ha immediatamente concesso autorizzazione al sorvolo” (Leggi articolo Key4biz).

 

Nonostante queste precisazioni, l’Italia, insieme a Francia, Spagna e Portogallo è stata inserita nel novero dei Paesi dai quali i membri dell’Unasur pretendono “scuse pubbliche adeguate, in relazione ai gravi fatti che sono accaduti”, si legge nella nota congiunta firmata dai presidenti di Bolivia, Ecuador, Suriname, Argentina, Uruguay e Venezuela.

 

I Presidenti – Rafael Correa (Ecuador), Nicolas Maduro (Venezuela), José Mujica (Uruguay), Desi Bouterse (Suriname) e Cristina Kirchner (Argentina) – hanno sottolineato che “l’offesa” subita da Morales in Europa è non solo un affronto personale, ma costituisce un’aggressione a tutta l’America Latina e chiesto che i governi dei 4 paesi Ue “spieghino le ragioni della loro decisione di impedire il sorvolo del loro spazio all’aereo con a bordo il presidente boliviano”.

 

Il presidente Maduro ha affermato che l’Europa – rispondendo a un diktat degli Usa – “ha infranto tutte le regole della coesistenza, violando l’immunità internazionale che protegge i capi di Stato”.

Il presidente Morales, quindi, ha affermato che le scuse non bastano: il paese starebbe considerando “la chiusura, se necessario” dell’ambasciata Usa a La Paz.

“La mia mano non tremerà, abbiamo la nostra dignità e la nostra sovranità. Senza gli Stati Uniti ci sentiremo meglio politicamente e democraticamente”, ha attaccato Morales.

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