#puntoeacapo: il ruolo del nuovo IMAIE tra tutela degli artisti e liberalizzazioni

di Sara Moretto |

Ieri a Roma il convegno che segna uno spartiacque tra vecchio e nuovo IMAIE con uno sguardo al futuro della tutela dei diritti connessi

Italia


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“La cultura non è una merce”: questo il messaggio degli artisti, interpreti ed esecutori riunitisi ieri alla Casa del Cinema a Roma in occasione del convegno #puntoeacapo. Conoscere il passato. Capire il futuro” organizzato dal Nuovo IMAIE, l’Istituto Mutualistico Artisti Interpreti Esecutori, che tutela oltre 4500 artisti in Italia. Un evento fortemente voluto, per ripercorrere e comprendere le ragioni che hanno portato all’estinzione del vecchio ente e alla successiva costituzione del nuovo. Per mettere un punto più che metaforico e per cominciare un nuovo percorso, con uno spirito completamente diverso.

Tante le tematiche affrontate, tra cui l’intermediazione dei diritti connessi degli artisti con i molteplici utilizzatori – tv, radio, emittenti locali, video on demand, web -, la contestata liberalizzazione del mercato con la Legge n. 27 del 24 marzo 2012, i possibili percorsi condivisi per permettere al sistema di funzionare.

 

I lavori della mattinata si sono aperti con il saluto di Andrea Micciché, Presidente del Nuovo IMAIE, che ha ribadito la volontà di rilancio dell’istituto, auspicando una piena partecipazione di tutte le categorie coinvolte. L’obiettivo: iniziare a costruire il futuro partendo dalla piena comprensione di quanto avvenuto, facendo in modo che non siano commessi gli errori del passato e che siano tutelati appieno tutti gli associati.

Maila Sansaini, Direttore Generale del nuovo IMAIE, ha ripercorso – insieme all’attrice Benedetta Buccellato, moderatrice della mattinata – le tappe che hanno portato all’estinzione del precedente istituto, che tra i suoi compiti annoverava  anche la gestione di fondi per lo studio, la promozione e la ricerca in favore delle categorie degli artisti interpreti esecutori (secondo l’art. 7 della Legge 93/92).

 

Nel 2007 è emerso, all’interno dello stesso IMAIE, un vasto sistema di anomalie e truffe relative all’assegnazione dei fondi stessi, conclusosi con l’inevitabile denuncia-querela alla Procura della Repubblica. Da quel momento fino alla fine del 2009 sono stati sequestrati, in totale, 337 progetti (320 progetti del settore musicale e 17 del settore audiovisivo) per un ammontare di circa 3.8 milioni di euro. È di giugno di quest’anno la notizia del rinvio a giudizio di 2 persone per riciclaggio, mentre ad altre 16 persone è stato notificato l’atto di citazione diretta per truffa aggravata. 180 persone sono state invece prosciolte per un difetto di procura della denuncia-querela.

 

Queste e altre vicende – tra cui un’insanabile spaccatura all’interno del CdA di allora – hanno portato all’estinzione del vecchio IMAIE e alla nascita, nel luglio 2010, del nuovo IMAIE. La sostanziale differenza con il passato: il nuovo istituto è costituito interamente in prima persona dagli artisti, assistiti da associazioni di categoria e organizzazioni sindacali. 

La mattinata è proseguita con le testimonianze dirette degli artisti, che hanno evidenziato l’impatto della vicenda sull’intera categoria. Massimo Ghini ha sottolineato che quella degli artisti “non è una categoria di ‘furbetti’, altrimenti non avremmo bisogno di riunirci a distanza di anni per fare chiarezza”, continuando: “c’era un vizio di forma nella strutturazione del precedente IMAIE. Con il nuovo si sono riequilibrati i rapporti”. Mario Lavezzi, delegato per l’area musicale, ha dichiarato: “I futuri finanziamenti agli artisti, in particolare quelli per i giovani, dovranno essere gestiti in modo più oculato. Il momento è di forte crisi, anche per il mercato discografico che registra un calo del 20%. In questo contesto in cui anche le major non hanno più risorse da investire, l’IMAIE potrebbe mettere i fondi dell’articolo 7 a disposizione dei giovani talenti“.

 

I racconti sono proseguiti con il contributo in video di Gigliola Cinquetti: “Gli artisti sono un dono, ma allo stesso tempo la loro solitudine li rende fragili e utilizzabili. Occorre proteggerne i diritti: l’IMAIE serve proprio a questo. I diritti che credevamo di avere acquisito erano solo formali, siamo stati scippati “, ha ricordato la Cinquetti. Ha poi preso la parola Maria Rosaria Omaggio, con una considerazione amara: “Per me gli artisti devono essere artisti, ma mi sono dovuta pentire di non essermi mai ‘categorizzata’. La condizione di fragilità in cui siamo ci porta a dover fare gruppo. Quanto è accaduto nel vecchio IMAIE è stato molto doloroso, per questo è importante che gli artisti siano informati dei loro diritti”.

Prima di dare il via al partecipato dibattito con le voci dalla platea è stata mostrata la docu-fiction “Una scomoda verità”, che ha ripercorso in video le tappe salienti delle vicende riguardanti l’ente.

 

L’evento è poi ripreso nel primo pomeriggio, con un focus sul futuro del nuovo IMAIE e sulle strade percorribili per permettere al sistema di funzionare. Raffaele Barberio, Direttore di Key4biz e moderatore del panel, ha letto in apertura una lettera di saluto del Sindaco di Roma Ignazio Marino (nel corso dell’evento è arrivato poi anche il saluto scritto del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti), prima di cedere nuovamente la parola al Presidente Micciché, che ha detto: “Le testimonianze che stiamo raccogliendo qui, oggi, ci permettono di vedere lo stesso fatto da prospettive diverse. Ogni giorno veniamo a conoscenza di nuove vittime delle vicende del vecchio IMAIE. Per avvicinarci ancora di più alla verità è necessario ospitare opinioni e voci diverse“.

 

L’intervento di Andrea Micciché è poi proseguito analizzando gli interrogativi, le prospettive e le possibili soluzioni all’interno del libero mercato dei diritti connessi. “Il nuovo IMAIE si differenzia dal vecchio. Entrambi sono enti privati, ma il vecchio nasceva da organizzazioni sindacali; il nuovo nasce invece direttamente dagli artisti, interpreti ed esecutori. Operiamo sotto la vigilanza del Ministero per i Beni e le Attività culturali e della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per il rilievo pubblicistico dell’attività che svolgiamo“. Micciché ha continuato: “Abbiamo imparato la lezione: tutti gli atti e i documenti sono pubblicati online sul nostro sito. Siamo una delle poche collecting ad avere messo sul web la propria banca dati”.

 

È stata poi la volta dell’intervento di Vittorio Nocenzi, musicista e fondatore del gruppo Banco del Mutuo Soccorso, che ha esordito così: “In Italia non si riesce mai a liberalizzare nulla, ma le collecting sì. Nel nostro Paese c’è un profondo disagio causato da un enorme ritardo culturale. Ma la cultura non è solo ‘intrattenimento’ o evasione: porta posti di lavoro e muove un intero settore: non si può pensare di tagliarle i fondi per destinarli ad altro. Mi auguro che il nuovo IMAIE possa aiutare a colmare questo ritardo”.

Importante anche capire cosa accada nel settore all’estero, per questo numerose altre collecting europee – ADAMI (Francia), BECS (Inghilterra), VDFS (Austria), SAMI (Svezia) – hanno portato il loro contributo all’evento. La presidente della spagnola AISGE, Pilar Bardem, ha registrato un video messaggio nel quale ha espresso il suo pieno sostegno agli amici del nuovo IMAIE.

 

Geneviève Rabe, rappresentante della Fintage House, da oltre 25 anni società leader nei servizi finanziari per l’intrattenimento, ha portato un contributo internazionale alla discussione. “Il copyright e i diritti connessi” , ha detto la Rabe, “sono frutto del duro lavoro degli artisti, che costruiscono la cultura con la C maiuscola e alimentano un settore che ha il più alto valore aggiunto“. In merito al lavoro delle società di collecting rispetto a quello degli agenti mandatari come Fintage House, Rabe ha così espresso la sua posizione: “Ognuno deve svolgere il proprio lavoro senza ostacolare quello altrui. La situazione italiana non ha molti precedenti simili all’estero, tranne che in Francia e in Brasile: in entrambi i paesi sono state create delle super-collecting per far rispettare le regole”. Rabe ha parlato anche del nuovo ruolo di Internet, “che sta già scardinando le regole del nostro lavoro: dobbiamo cambiare modo di pensare, ma allo stesso tempo è necessario istituire regole valide a livello globale”. “Fintage House, nonostante la precedente esperienza non positiva, collaborerà con il nuovo IMAIE perché ha fiducia nella Presidenza. Anche le istituzioni devono fare la loro parte: è una battaglia comune che deve coinvolgere tutti”, ha concluso Rabe.  

 

In rappresentanza delle Istituzioni erano presenti in sala Ferruccio Sepe, del Dipartimento per l’Informazione e Editoria, e Rossana Rummo, della Direzione Generale per le Biblioteche, gli Istituti Culturali e il Diritto d’Autore del MIBAC. Entrambi hanno ricordato il ruolo di civil servant all’interno di un contesto molto complesso: “In ogni nostra decisione il nostro obiettivo principale è stato sempre la tutela dell’artista. Il sistema deve senz’altro migliorare, ancora oggi presenta ritardi e inefficienze. Ma non bisogna temere il cambiamento”.

Un altro contributo video ha portato una nuova testimonianza dal mondo degli artisti, stavolta dell’attore Giulio Scarpati: “Si pensava che le liberalizzazioni portassero più opportunità per gli artisti, ma non è stato così: si è creata una situazione di grande confusione e difficoltà. Le molteplici imprese che gestirebbero le attività di collecting finirebbero per fare gli interessi degli utilizzatori e non i nostri. L’obiettivo deve essere mantenere i diritti degli artisti tenendo conto delle loro diversità. È necessario dare loro più potere decisionale e operare con maggiore trasparenza”.

 

Marco Masini e Tommaso ‘Piotta’ Zanello hanno poi chiuso il momento delle opinioni dei diretti interessati, i musicisti. Masini ha ricordato che la categoria degli artisti non venga mai presa in considerazione, a differenza di quanto accade in altri paesi come la Francia, dove esistono leggi dedicate. “Le liberalizzazioni sembrano un complotto. Siamo portati a disamorarci del nostro mestiere. Non possiamo difenderci perché per l’opinione pubblica siamo dei privilegiati e non persone in difficoltà. Ci appelliamo alle nuove forze politiche per rimediare”, ha affermato Masini. Dello stesso tenore l’opinione di Zanello: “In merito alle liberalizzazioni non ci possono essere sfumatore, se non quelle che vanno da ‘contrario’ a ‘molto contrario’. Con il nuovo IMAIE ci impegneremo verso una soluzione, senza dimenticare il principio mutualistico che deve essere fondamentale“.

L’avvocato Paolo Marzano, Presidente del Comitato Consultivo permanente per il diritto d’autore, ha poi fatto ulteriore chiarezza sul decreto di riordino del diritto connesso.  “La nostra stella polare è sempre la tutela dell’artista, interprete ed esecutore. Stiamo facendo il possibile, lavorando moltissimo per arrivare a una riforma della tematica, ma abbiamo bisogno di serenità e di input positivi”.

 

Dal mondo dell’industria e del lavoro sono arrivati i punti di vista di chi crea il lavoro e di chi lo tutela. Per Enzo Mazza, Presidente SCF (Società Consortile Fonografici), “la situazione delle liberealizzioni non è positiva, ci sono delle complicazioni dal punto di vista tecnico. Va trovato in fretta un tavolo di mediazione, magari coinvolgendo l’AGCM, per arrivare a una soluzione”. Secondo Leopoldo Lombardi, Presidente AFI (Associazione Fonografici Italiani), “le liberalizzazioni nel nostro settore sono state totalmente inaspettate. Il nuovo sistema potrebbe generare discriminazioni verso gli attori minori presenti sul mercato. Il motore della produzione sono gli artisti. Con l’unità tra produttori, artisti, interpreti ed esecutori si può arrivare a un accordo comune: questo è quanto ci auguriamo”. Roberto Guerrazzi, Presidente di Univideo, ha sottolineato l’importanza della chiarezza, senza la quale è impossibile procedere. Per i sindacati sono successivamente intervenuti Marina Porro, segretario confederale UGL, e Maurizio Feriaud, della SLC/CGIL, che hanno lanciato un appello perché si arrivi a garantire gli interessi degli artisti.

 

Avviandosi verso la conclusione dell’evento, Roberto Di Giovan Paolo, del Sottosegretariato della Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, ha ripreso la tematica della “necessità di uno standard in cui la cultura è sì un’industria ma anche un bene prezioso. Dobbiamo fare i conti con le responsabilità verso i soggetti finali: gli artisti e i cittadini. La cultura svolge una vera e propria funzione di welfare”, ha detto Di Giovan Paolo, che all’epoca dello scioglimento dell’IMAIE si era occupato dell’accaduto. In merito al diritto d’autore “la questione riguarda vari aspetti: Google, le rassegne stampa e i diritti degli artisti: tutte hanno la loro importanza e vanno considerate”.

 

Al Presidente Micciché il compito di fare un punto sulla giornata appena trascorsa: “Da domani ci rimboccheremo le maniche per un futuro diverso. Non è semplice operare sul terreno lasciato dalla politica, ma su un punto siamo tutti d’accordo: le liberalizzazioni, così come sono, non vanno. L’IMAIE deve avere un ruolo proprio, tipico di un Istituto vigilato dal pubblico. Vogliamo prendere esempio dai paesi che hanno fatto meglio di noi: avere un soggetto a monte e altri a valle potrebbe essere una soluzione. La politica deve ascoltare il grido dell’IMAIE,  che rappresenta gran parte della categoria”, ha detto Micciché, salutando tutti gli intervenuti all’inaugurazione di un nuovo corso per l’IMAIE.