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Crimini informatici, misure più severe dal Parlamento Ue: carcere per chi intercetta e viola infrastrutture critiche

Unione Europea


I criminali informatici saranno sottoposti a pene più severe in Europa, stando alle nuove regole adottate oggi dal Paramento Ue con 541 voti favorevoli, 91 contrari e 9 astensioni.

La proposta di Direttiva ha anche l’obiettivo di facilitare la prevenzione e rafforzare la cooperazione tra le forze di polizia e le autorità giudiziarie. In caso di cyber-attack, i Paesi Ue dovranno rispondere entro il limite massimo di otto ore alle richieste urgenti d’aiuto.

 

Le nuove regole prevedono pene non inferiori ai due anni di reclusione per casi come accessi illegali o comunque interferenze nei sistemi informativi o nelle banche dati, intercettazioni illegali delle comunicazioni, produzione e vendita di sistemi che consentono di commettere tali reati.

 

Le nuove regole prevedono inoltre tre anni di reclusione per l’uso delle Botnet, vale a dire le reti di computer zombie controllate da remoto, a insaputa degli utenti, attraverso la diffusione di malware.

 

Cinque anni di reclusione per gli attacchi a infrastrutture critiche, come le centrali elettriche, le reti di trasporto o i siti istituzionali o comunque per azioni compiute da organizzazioni criminali che in grado di produrre gravi danni.

Soddisfazione da parte del Commissario Ue per gli Affari Interni, Cecilia Malmström, che in una nota ha dichiarato che oggi è stato fatto “passo importante per la difesa dell’Europa dagli attacchi informatici”.

Con le nuove norme, ha aggiunto il Commissario, “gli autori di attacchi sofisticati e i produttori di software maligni potranno essere perseguiti e dovranno fare i conti con sanzioni penali più pesanti”.

“La nuova Direttiva – ha concluso – rafforza la nostra risposta globale alla criminalità informatica e contribuisce a migliorare la sicurezza dei nostri cittadini“.

Sul testo, che sostituisce la vecchia Direttiva del 2005, c’è già l’accordo con il Consiglio che lo adotterà a breve, dopodiché i Paesi Ue avranno due anni di tempo per allinearsi alle nuove disposizioni.

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