Pubblicità, l’industria chiede al governo misura shock: tax credit per chi investe in advertising

di Raffaella Natale |

L’UPA chiede inoltre che la Rai resti pubblica, affidata a una fondazione, ma che si preveda una rete senza pubblicità. Il canone poi abbinato alla bolletta elettrica.

Italia


Lorenzo Sassoli de Bianchi

Si torna a parlare di Rai e possibile privatizzazione, in occasione dell’assemblea annuale dell’Upa, associazione che rappresenta gli investitori pubblicitari.

Il presidente Lorenzo Sassoli de Bianchi ha detto che l’azienda televisiva “deve restare pubblica e va conferita a una fondazione. Devono rimanere tre reti generaliste e una rete dovrebbe essere senza pubblicità, il che giustificherebbe il canone che dovrebbe essere abbinato alla bolletta elettrica” (Leggi Articolo Key4biz).

 

Il mercato italiano della pubblicità chiuderà il 2013 con un calo compreso tra il 12 e il 13%. “I dati sono ancora preoccupanti per il primo semestre – ha indicato a margine dell’assemblea annuale il presidente dell’Upa -, mentre il secondo semestre è migliore ma si tratta solo di un rimbalzo tecnico. Prevediamo di chiudere il 2013 con un calo complessivo, seppure in miglioramento, tra il 12 e il 13%. Oggi siamo a -18%”.

 

Secondo Sassoli de Bianchi, il calo è legato soprattutto al fatto che “le grandi multinazionali stanno spostando i loro investimenti dall’Italia a mercati che giudicano più redditizi“. Per questo, ha aggiunto, il governo dovrebbe prescrivere una “cura shock, cioè un credito d’imposta per le aziende che aumentano gli investimenti in pubblicità“, fino a un tetto del 10% per recuperare gli investimenti persi negli ultimi anni (3 miliardi, dal 2007). 

 

Mediaset, che ieri sera ha presentato i palinsesti autunnali, ha annunciato che a settembre esordirà ‘All to one’, un break da un minuto in onda ogni sera alle 21 in contemporanea su sette reti (tutte tranne i canali kids). Un minuto di pubblicità che raggiungerà 10 milioni di telespettatori. “Una potenza di comunicazione mai vista“, ha sottolineato il presidente di Pier Silvio Berlusconi.

L’azienda di Cologno Monzese, dal punto di vista della raccolta pubblicitaria procede bene e comincia a vedere la risalita con stime leggermente superiore al 3% rispetto a luglio 2012 (Leggi Articolo Key4biz).

Tornando all’assemblea di Upa, Sassoli de Bianchi ha affrontato anche il tema dei diritti di negoziazione, per dire che l’Associazione ne chiederà l’eliminazione ai centri media, ribadendo che se questi non si apriranno alla discussione “chiederemo una legge per abolirli”.

 

Per quanto riguarda le gare, Sassoli de Bianchi ha osservato di aver stigmatizzato le aziende che coinvolgono troppe agenzie: “Ma la responsabilità sta da entrambe le parti.  Il nostro regolamento indica di mettere due o tre agenzie in gara, ma non posso prendermela con quei soci se coinvolgono diciotto agenzie. Cosi come è anche vero che ci sono agenzie che si propongono con fee bassissime“.  L’Upa propone di riconoscere fee del 2 – 2,5%.

 

Il presidente dell’Upa ha, inoltre, sollecitato il governo a impegnarsi per la diffusione della banda larga: “Siamo all’87° posto al mondo per velocità, sulle autostrade informatiche non siamo nel terzo ma nel quarto mondo” (Leggi Articolo Key4biz).

“Ci sono fondi fermi da anni – ha ricordato – bisogna utilizzarli per non perdere competitività e per dare una spinta al Pil del Paese“.

Di quale agenda digitale si parla se 400 mila aziende anche di settori avanzati sono chiuse in reti telematiche lentissime? “Artigiani con prodotti innovativi impossibilitati a comunicarli e interi distretti isolati e tagliati fuori dalle autostrade digitali. E’ ora di mollare questo freno allo sviluppo”.

 

L’Upa propone anche una virata culturale sul ruolo della donna nella pubblicità. L’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria interviene sempre con efficacia sanzionando le campagne a sfondo discriminatorio. “Tuttavia ciò non basta a eliminare una residua zona grigia, difficile da regolamentare se non con una costante azione di tipo culturale che parta dall’educazione nelle scuole, e coinvolga l’intero sistema della comunicazione”.