Scorporo rete. Franco Bernabè: ‘Il progetto non decollerà senza regole coerenti col nuovo assetto di mercato’

di Alessandra Talarico |

Riguardo all’ingresso della CDP in Opac, l’ente, ‘prenderà se lo riterrà le sue decisioni a condizioni che prenderebbe qualsiasi altro investitore privato’.

Italia


Franco Bernabè

Lo scorporo della rete fissa di Telecom Italia “è stato deciso sulla base dell’incoraggiante quadro regolatorio europeo, ma se in Italia il quadro sarà diverso il progetto non decollerà” e la società continuerà a investire ma non di più di quanto sta facendo.

E’ quanto ha affermato il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè nel corso di un’audizione presso le commissioni Industria e Lavori pubblici del Senato, durante la quale ha ribadito la necessità di un set di regole “coerente con il nuovo assetto di mercato”, che assicuri condizioni di redditività adeguate e che rifletta il quadro europeo di settore.

Il progetto “è di grandissimo interesse, per Telecom e per il paese e anche per il nostro regolatore è un’occasione storica”, ha affermato, precisando appunto che la questione “è oggi totalmente nelle mani” dell’Agcom che dovrà prendere le sue decisioni “in funzione dell’obiettivo di realizzare questo progetto, che è di grandissima prospettiva, rivoluzionario e di grandissimo interesse”.

 

Lo Stato, ha aggiunto, “soldi da investire nelle tlc non ne ha“. Gli unici soldi “possono venire da capitali privati che hanno bisogno di condizioni di redditività adeguate e di stabilità regolatoria”.

Riguardo all’ingresso della CDP in Opac, ha ricordato che l’ente, essendo partecipato da privati (le Fondazioni) “investe a condizioni di mercato e, quindi, prenderà se lo riterrà le sue decisioni a condizioni che prenderebbe qualsiasi altro investitore privato”.

 

Bernabè ha sottolineato che la società è attualmente la 12esima società di tlc a livello mondiale e investe 5-5,5 miliardi di euro l’anno e continuerà a farlo in nome della competitività del Paese.

“Non chiediamo – ha ribadito – nessuno scambio: il regolatore deve fare la sua parte, lo Stato deve fare la sua parte e noi pure ma sempre nel rispetto dei vincoli dell’Europa e del buon senso”.

E’ pertanto necessario verificare, tramite un’analisi di mercato, “se questa separazione comporta una decadenza dei vincoli di regolazione del mercato dell’accesso, che diventa totalmente competitivo perché tutti operano sulla stessa base, sia gli operatori di telecomunicazioni, sia quelli televisivi che volessero usare questa piattaforma per i contenuti”.

 

Un mercato come quello mobile, in cui i prezzi scendono del 30% l’anno, “non è più sostenibile”, ha ribadito Bernabè, dicendosi tuttavia ottimista per il futuro, a patto però che venga assicurata l’adeguata redditività per gli investimenti colossali che le società tlc si troveranno ad affrontare.

Serve dunque un meccanismo tariffario coerente con gli investimenti, come quello garantito alla rete gas e che ha permesso di portare il servizio in tutte le case.

“E’ interesse di tutti che questo avvenga prima dello scorporo in un quadro di regole e garanzie ben precise”, ha affermato.

“Tutti dobbiamo essere allineati. Perché se noi spingiamo per una decisione volontaria di proporre la separazione è chiaro che, ai sensi dell’articolo 50ter della revisione della direttiva accesso, il regolatore deve sottoporre a una nuova analisi di mercato la decisione di Telecom di separare volontariamente la rete e le considerazioni conseguenti sugli assetti che ne risultano”.

 

In Opac, ha quindi chiarito, confluiranno tutte le componenti che gli economisti chiamano bottleneck e che sono in regime di monopolio: ci saranno tutte le componenti necessarie per assicurare servizi di delivery, assurance e assistenza clienti e per funzionare con le risorse che si hanno a disposizione nell’ambito di un perimetro congruo con le esigenze di accesso degli OLO, che però “devono anch’essi avere importantissime componenti di rete”.

Bisogna però superare la teoria della ‘ladder of investment’: “Quello che lo scorporo riconosce – ha aggiunto – è che la teoria della ladder of investiment – che è stata in grado di favorire investimenti in certe parte della rete – andava precisata: ci sono parti della rete in competizione e altre che non sono state replicate perchè i costi troppo alti hanno scoraggiato altri investitori. Come Fastweb che ha raggiunto 300 mila clienti ma poi ha deciso di usare in unbundling le componenti di rete di Telecom”.

 

Alla richiesta di rassicurazioni sul futuro occupazionale dei lavoratori Telecom, Bernabè ha risposto che “non deve esserci preoccupazione per i posti di lavoro” ma bisogna piuttosto pensare che lo scorporo porterà “un potenziale di crescita dell’occupazione” grazie allo sviluppo di tre segmenti chiave: infrastrutture, servizi business e servizi consumer. Questi ultimi devono puntare innanzitutto sui servizi video, che già rappresentano il 50% del traffico internet, ma i cui proventi sono comunque in mano a soggetti diversi dalle telco.

“Le tecnologie e l’innovazione – ha affermato – hanno cambiato i paradigmi dei decenni precedenti”, non è più, insomma, come negli anni ’80, quando chi offriva un servizio doveva avere anche l’infrastruttura. Oggi i contenuti sono la chiave per la crescita e, soprattutto in Italia dove non esistono Tv via cavo – ma le trasmissioni sono free-to-air e satellitari – una terza piattaforma può rivitalizzare il business delle tlc.