#Prism, nuove rivelazioni del Guardian smentiscono Obama: spiati anche i cittadini americani

di Alessandra Talarico |

Julian Sanchez (Cato Institute): ‘Le chiamate effettuate e ricevute possono rivelare tanto, ma ora che gran parte delle nostre vite è mediata da internet, i registri IP possono essere paragonati a una mappa del nostro cervello’.

Stati Uniti


Barack Obama - George W Bush

Nuove rivelazioni del Guardian smentiscono le rassicurazioni di Barack Obama sullo scandalo Prism, confermando che i programmi di sorveglianza avviati dall’amministrazione Bush dopo l’11 settembre e che collezionavano grandi quantità di dati internet di cittadini stranieri e anche americani, vennero sì interrotti, per essere sostituiti, però, da programmi più invasivi che hanno raddoppiato la raccolta di dati da parte delle agenzie di intelligence.

Il programma più recente – nome in codice ‘EvilOlive‘ – venne lanciato a dicembre 2012 con l’obiettivo di ‘ampliare il campo d’azione’ del programma di raccolta di dati autorizzato dal FISA Amendments Act del 2008.

Proprio come il programma che ha sostituito, EvilOlive e un altro programma battezzato “ShellTrumpet”, acquisiscono metadata internet sensibili – come ad esempio i registri email, la cronologia di navigazione e gli indirizzi IP – ma non i contenuti delle comunicazioni.

Pur trattandosi di metadata, quindi di informazioni che esulano dal contenuto delle comunicazioni, documenti interni visionati sempre dal Guardian rivelano quanto questi dati possono rivelare dell’individuo che li ha prodotti. Un memo del 2008 firmato dal segretario alla sicurezza e dal Procuratore generale indica che la raccolta e l’analisi di tali dati include le stringhe ‘a’ e ‘da’ e anche ‘cc’ e ‘ccn’ di una email e di altre comunicazioni elettroniche dei cittadini americani.

La distinzione tra ‘contenuti’ delle comunicazioni e ‘metadata’, ha spiegato quindi Julian Sanchez del think tank Cato Institute, ha senso per le telefonate, ma non per le comunicazioni online.

“Le chiamate effettuate e ricevute possono rivelare tanto, ma ora che gran parte delle nostre vite è mediata da internet, i registri IP possono essere paragonati a una mappa del nostro cervello: quello che si sta leggendo, da cosa si è incuriositi, a quali inserzioni si risponde, a quali discussioni online si partecipa e quanto spesso”, ha spiegato Sanchez, secondo cui avere visione dei log IP e – soprattutto – poterli esaminare con i moderni strumenti di analisi, “è un modo per entrare nella nostra testa, al pari di leggere il nostro diario segreto”.

 

E, soprattutto, è un modo per scoprire con chi comunichiamo e quanto spesso. Collegamenti che la NSA vaglia fino al secondo grado di separazione. Cioè analizzando i contatti dei contatti di chi viene monitorato. Una pratica, quella cosiddetta del ‘contact chaining‘ (concatenazione dei contatti) che era off-limits prima dell’11 settembre, definita ‘inammissibile’ dal Dipartimento di Giustizia negli anni ’90 ma poi avallata dal programma Stellar Wind partito all’indomani degli attentati alle Torri Gemelle.

 

La raccolta di questi dati era iniziata per volere di George W. Bush, nell’ambito del programma Stellar Wind – partito all’indomani degli attentati alle Torri Gemelle – che coinvolgeva le “comunicazioni in cui almeno uno degli interlocutori si trovasse al difuori degli Stati Uniti o in cui nessuno degli interlocutori era noto per essere un cittadino americano”.

Alla fine, però, la NSA ha ottenuto l’autorizzazione ad analizzare anche “i metadati associati a persone negli Usa o che si riteneva potessero trovarsi negli Usa”, secondo un memo del Dipartimento di Giustizia del 2007 e classificato come top secret.

 

George W Bush interruppe per un breve periodo la raccolta di questi dati, in seguito alle rimostranze, nel 2004, di alti funzionari del Dipartimento di Giustizia e dell’FBI, tra i quali anche il vice procuratore generale James Comey, che la scora settimana Obama ha nominato a capo dell’FBI.

Questa ‘rivolta’, però, non ha fermato la collezione di dati, visto che il Dipartimento di Giustizia convinse rapidamente il tribunale speciale FISA a emanare un nuovo ordine per ripristinare il programma, limitando semplicemente il numero di persone che potevano accedere ai dati.

 

A ottobre del 2007, quindi, il segretario alla Difesa Robert Gates firmo una serie di ‘procedure supplementari’ sui metadati internet, includendo direttive su cosa poteva essere fatto con i dati di cittadini americani ‘concatenati’ a quelli di cittadini stranieri.

Procedure che sono continuate per oltre due anni anche sotto l’amministrazione Obama.

 

Altri documenti NSA sempre divulgati dal Guardian rivelano l’esistenza di diversi altri programmi, inclusa un’operazione congiunta di sorveglianza avviata lo scorso autunno in collaborazione con un’agenzia straniera non meglio identificata per la raccolta di metadati. Altri due programmi – ‘MoonLightPath’ e ‘Spinnaret’ – dovrebbero partire il prossimo settembre.

 

“Queste informazioni confermano come la NSA abbia operato nell’ombra per troppo tempo”, ha affermato Alex Abdo, legale dell’associazione ACLU.

“La segretezza estrema ha facilitato politiche estreme, a spese del diritto costituzionale dei cittadini americani, le cui libertà non dovrebbero essere violate senza una causa o un sospetto specifico. L’amministrazione Obama – ha concluso – deve spiegare al paese in che misura crede di poter monitorare tutte le telefonate e le email degli americani”.