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L’Agenda digitale deve essere una priorità o si rischia di perdere l’ultimo treno per la competitività e la crescita

Italia


Mentre i grandi del G8 si confrontavano a Belfast sulle politiche internazionali utili al progresso del pianeta, sempre in Irlanda, ma a Dublino, negli stessi giorni si discuteva del futuro digitale dell’Europa.

In quest’isola incantevole, alla Digital Agenda Assembly 2013 organizzata con la Presidenza irlandese del Consiglio europeo il 19 e 20 giugno, il Dublin Castle sembrava essersi trasformato in un formicaio, dove un manipolo di operose formiche ricche di reputazione e di competenze digitali ha passato due giorni a discutere sulle opportunità del futuro.

Occasione imperdibile per approfondire i temi della Digital Agenda europea, misurarsi con i progressi fatti e le sfide da raccogliere, in modo innovativo, creativo e interattivo, mettendo a confronto vision e esperienze di policy makers, imprenditori, organismi di ricerca, piccole e medie imprese, amministratori e rappresentanti degli stati membri.

Digital skill, imprese e crescita al centro del programma. Il futuro, appunto.

Il punto del Vice Presidente Neelie Kroes:


Futuro

Il Dicastero competente in materia di innovazione e digitalizzazione in Corea del Sud si chiama Ministero per la creazione del futuro e della scienza.

Nel workshop “Broadband demand stimulation: the impact of cloud” il futuro dell’Europa passa attraverso il progressivo ampliamento della banda larga e ultralarga per non perdere le opportunità di sviluppo legate al cloud, ma anche agli open data, ai big data e ai temi che potranno garantire lo sviluppo economico e sociale dell’Europa nei prossimi anni.

Il confronto è globale, la partita si gioca per noi ad armi impari. Occorre recuperare.

L’Europa si muove, e alcuni paesi sono venuti a Dublino a testimoniarlo. È il caso della Svezia che ha avviato un programma per dotare di banda ultralarga tutto il territorio. Un ingente investimento con l’obiettivo di stimolare la domanda anche nelle aree più remote del paese.

Open data oggi significa ad esempio centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro grazie alla crescita di servizi e aziende, e un significativo impatto sul PIL. È un percorso già avviato nei principali Paesi al mondo, mentre l’Italia è in forte ritardo. È quanto è emerso alla conferenza del G8 di Belfast, dove è stato sottoscritto l’Open Data Charter.

Futuro e investimenti vanno di pari passo, anche se non tutti sembrano averlo inteso appieno.

La sensazione, tornando in Italia, è di essere approdato in un paese dove pochi hanno capito.

I più, infatti, come dissennate cicale, non hanno compreso quanto è centrale l’Agenda Digitale e quanto destinare risorse allo sviluppo digitale del nostro paese significhi investire nel nostro futuro.

La mia ricetta per uscire da questo stato di impasse:

Le risorse sono poche e, se l’Agenda Digitale non viene inserita tra le priorità, il rischio di perdere l’ultimo treno per la competitività e la crescita del nostro paese è altissimo.

 

Consulta il profilo Who is Who di Roberto Moriondo

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