#cloudstrategy, la ‘nuvola’ per uscire dalla crisi. Nella Ue 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro in Europa

di Raffaella Natale |

Parola del Commissario Viviane Reding. La Commissione invita gli esperti a individuare clausole contrattuali sicure ed eque per l'incentivazione del cloud.

Unione Europea


Viviane Reding

“Il diritto dei contratti rappresenta una parte importante della nostra strategia in materia di cloud computing. Sfruttando appieno questo ambito potremmo ottenere 2,5 milioni di posti di lavoro supplementari in Europa e aumentare di circa l’1% l’anno il PIL dell’UE entro il 2020”, ha dichiarato la Vicepresidente Viviane Reding, Commissario UE per la Giustizia. “Le incertezze in materia di contratti per il cloud computing possono ostacolare gli scambi transfrontalieri. Visto che si tratta di un settore molto complesso, stiamo raccogliendo i pareri degli esperti prima di decidere come procedere.”

 

La Commissione Ue ha, infatti, invitato gli esperti del settore a manifestare interesse per partecipare all’individuazione di clausole contrattuali sicure ed eque per i servizi di cloud computing. Grazie al contributo degli esperti, spiega una nota di Bruxelles, verranno identificate le opzioni più adatte per rispondere alle preoccupazioni dei consumatori e delle imprese che sembrano spesso riluttanti a utilizzare i servizi di cloud computing perché i contratti sono poco chiari o squilibrati a favore dei prestatori di servizi. Questo appello rientra nell’azione intrapresa dalla Commissione per aumentare la fiducia nei servizi di cloud computing e sfruttarne il potenziale al fine di stimolare la produttività economica in Europa ed è una delle azioni chiave nell’ambito della comunicazione della Commissione sul cloud computing adottata lo scorso anno (Leggi Articolo Key4biz).

Grazie al ricorso agli esperti la Commissione sarà maggiormente in grado di individuare le migliori pratiche e le migliori condizioni per i contratti di cloud computing. In futuro un gruppo di esperti del settore potrebbe analizzare anche gli aspetti della protezione dei dati personali rilevanti per questo tipo di contratti.

 

Gli esperti saranno selezionati fra rappresentanti di fornitori di servizi di cloud computing, consumatori e piccole imprese, mondo accademico e operatori del settore giuridico. Il loro lavoro contribuirà all’elaborazione della strategia della Commissione in materia di cloud computing, allo scopo di facilitare l’adozione e lo sviluppo di servizi di cloud computing nell’UE, un settore con un notevole potenziale economico.

 

Lo scorso settembre, la Commissione europea ha adottato una strategia denominata “Sfruttare il potenziale del cloud computing in Europa“. La strategia si propone di incrementare l’uso del cloud computing in tutta l’economia.

La strategia Ue si articola in tre azioni chiave, di cui una si prefigge di individuare condizioni sicure ed eque per i contratti di cloud computing. Le clausole contrattuali tipo possono contribuire ad agevolare gli accordi contrattuali tra i prestatori di servizi di cloud computing e i consumatori e le piccole imprese, facilitando anche l’applicazione della Direttiva UE sulla tutela dei dati personali (95/46/CE) nella misura in cui è rilevante per i contratti relativi a servizi di questo tipo.

 

Una delle principali barriere al decollo del cloud è considerata la mancanza di un quadro regolatorio chiaro e coerente: la preoccupazione che ne deriva riguarda innanzitutto la sicurezza delle informazioni archiviate nei data center gestiti da terze parti. La strategia Ue vuole quindi fugare i timori di aziende e governi garantendo loro che l’affidamento a terzi della conservazione dei dati sensibili, se il tutto è gestito in maniera corretta, è un’operazione sicura e in grado di permettere notevoli risparmi sui costi IT.

 

Innanzitutto, l’azione della Ue intende eliminare gli svantaggi costituiti dalle innumerevoli norme tecniche in uso così che gli utenti possano beneficiare dell’interoperabilità, della portabilità dei dati e della reversibilità. Le norme comuni dovranno essere identificate entro il 2013.

I contratti relativi ai servizi condivisibili nella nuvola dovranno essere caratterizzati da clausole “sicure ed eque”.

Al fine di orientare il mercato europeo del cloud computing, incrementare la competitività dei provider europei di servizi condivisibili nella nuvola e offrire servizi migliori e più convenienti in materia di e-government, la Ue caldeggia infine la realizzazione di una partnership europea che unisca Stati membri e industria, in modo da sfruttare il potere d’acquisto del settore pubblico.

 

Secondo dati Ue, solo nei cinque maggiori Stati membri, il cloud potrebbe generare un valore pari a 2.000 euro per ogni cittadino e creare un milione di nuovi posti di lavoro.

L’impatto del cloud sull’economia è stato peraltro evidenziato da uno studio IDC ‘Cloud Computing’s Role in Job Creation, commissionato da Microsoft e secondo cui i ricavi legati all’informatica ‘dematerializzata’ potrebbero raggiungere entro i prossimi tre anni quota 832 miliardi di euro.

In Italia, secondo questo studio, potrebbero essere generati 152 mila nuovi posti di lavoro (per un incremento del numero di posti di lavoro pari al 125%), contro i 200 mila della Francia, i 254 mila della Germania e i 226 mila della Gran Bretagna.