Datagate, la fuga di Edward Snowden si trasforma in giallo. Julian Assange: ‘E’ al sicuro’

di Alessandra Talarico |

E se niente è certo circa la sua destinazione, una cosa è sicura: Snowden è riuscito a compattare il fronte dei Paesi anti Usa. Anche la Russia, infatti, dopo Hong Kong ha risposto picche alla richiesta di arresto.

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Edward Snowden

Ci sono almeno 30 giornalisti sul volo dall’aeroporto di Mosca Sheremetevo per l’Avana, ma nessuna traccia della ‘talpa’ del datagate Edward Snowden, la cui fuga assume sempre più i contorni di un giallo.

Dopo aver lasciato Hong Kong per Mosca, suscitando la reazione stizzita degli Usa per il suo mancato arresto da parte delle autorità dell’ex colonia britannica, la ‘gola profonda’ era stata data in partenza per l’Ecuador: il ministro degli Esteri ecuadoregno, Ricardo Patino, ha in effetti confermato di aver ricevuto una richiesta di asilo – che il Governo del Paese sta considerando – aggiungendo però di non avere alcuna informazione su dove Snowden si trovi. Nel corso di una conferenza stampa convocata da Hanoi appositamente per chiarire la posizione del Paese sul caso, Patino ha letto anche una lettera in cui Snowden si paragona a Bradley Manning, il soldato che fornì a Julian Assange i documenti che scatenarono il ‘cablogate’ e attualmente sotto processo negli Usa per violazione del codice militare.

Snowden, stando alla lettera citata da Patino, ritiene ‘improbabile’ che negli Usa potrà essere sottoposto a un giusto processo e teme un trattamento crudele ed inumano come quello cui sarebbe stato sottoposto Manning. Il Governo Usa ha presentato denuncia penale contro Snowden il 21 giugno. Due capi d’imputazione si riferiscono a una legge del 1917. Ma a nulla sono valse le pressioni di Washington su Hong Kong per ottenerne l’estradizione. Le autorità  hanno fatto sapere che l’ex tecnico della Cia ha lasciato il paese volontariamente.

 

Il ministro Patino, dal canto suo, difende il fuggiasco dalle accuse di tradimento mosse dagli Stati Uniti: “bisognerebbe chiedersi chi ha tradito chi”.

Il Paese, dopo la revoca del passaporto da parte del governo di Washington, ha fornito a Snowden un lasciapassare da rifugiato. Snowden è perseguitato dagli Stati Uniti e per l’Ecuador “…i diritti umani sono sopra ogni altro interesse”, ha detto ancora Patino.

 

Ed è proprio Assange che in questi momenti concitati sta fornendo informazioni su Snowden (che nella sua fuga è accompagnato dal legale di Wikileaks, Sara Harrison): “è in buona salute, al sicuro e in contatto con i suoi avvocati”, ha affermato nel corso di una conferenza stampa, senza però fornire – neanche lui – dettagli su dove si trovi.

E se niente è certo circa la sua destinazione, una cosa, invece, è sicura: Snowden è riuscito a compattare il fronte dei Paesi anti Usa. Anche la Russia, infatti, ha risposto picche alla richiesta di arresto, affermando che non c’è alcun motivo per carcerarlo e poi estradarlo, nonostante gli Usa avessero quasi rinfacciato l’intensificata cooperazione tra i due paesi dopo l’attentato alla maratona di Boston e il passato di collaborazione col Paese “…compresa la riconsegna alla Russia di numerosi criminali ad alto profilo su richiesta dello stesso governo”.

Snowden, fanno sapere le autorità di Mosca, “non ha commesso crimini sul territorio russo, e le forze di sicurezza non dispongono di ordini di arresto nei suoi confronti emessi dall’Interpol”.

 

Su Twitter, intanto, il dibattito sulla fuga di Snowden va avanti al ritmo di una ventina di tweet al minuto. C’è chi ritiene che sia tutto un bluff delle compagnie aeree per riempire i voli di giornalisti e agenti segreti e chi sottolinea che nella sua fuga in nome dei diritti civili Snowden stia scegliendo paesi che poco o nulla li difendono per i loro cittadini.