Datagate. Prism spiegato da Obama: ‘Programma trasparente con le adeguate garanzie per la privacy’

di Alessandra Talarico |

Obama ha chiesto ai servizi segreti di verificare quali informazioni possano essere declassificate senza comprometterne ulteriormente l’efficacia del programma, così da diffondere il maggior numero possibile di informazioni ai cittadini.

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Barack Obama

Il programma di sorveglianza Prism della National Security Agency è “trasparente” e non riguarda in alcun modo le comunicazioni dei cittadini americani.

Così, il presidente americano Barack Obama – in caduta libera nei sondaggi che ne rilevano la popolarità – scende nuovamente in difesa dell’operato dell’intellingence in un’intervista all’emittente Tv PBS in cui sottolinea che il programma è rigorosamente controllato non solo dal Congresso o dalla Commissioni giustizia, ma anche da giudici federali indipendenti che garantiscono gli adeguati controlli sull’operato dell’intelligence.

“Continuo a credere – ha dichiarato il Presidente – che non dobbiamo sacrificare la libertà in nome della sicurezza. È una falsa scelta. Questo non vuol dire che non vi siano compromessi, ma non credo che qualcuno possa ritenere, ad esempio, che n on vi sia più libertà perchè ci sono punti di controllo negli aeroporti o posti di blocco che verificano se c’è qualcuno che guida ubriaco”.

Ogni programma che si pone l’obiettivo di rendere il mondo un posto più sicuro, quindi, implica la rinuncia solo a una ‘fettina’ della nostra libertà.

Il punto è che tutti noi siamo consapevoli che se ci mettiamo al volante ubriachi o andiamo in aeroporto con una pistola in tasca corriamo il rischio di essere fermati e, giustamente, sanzionati: ma i posti di blocco sono visibili mentre il programma Prism era segreto fino alle rivelazioni di Edward Snowden.

L’obiettivo di questa intervista è quello di far comprendere agli americani che Prism non è il Grande Fratello, che ci sono “pesi e contrappesi”. Due i programmi che Snowden ha contribuito a svelare al mondo: il primo – ‘2015 Program‘ – è quello che riguarda le telefonate e che, ha ribadito Obama, raccoglie soltanto i numeri di telefono, non i nomi o i contenuti ad essi associati. Se si vuole ottenere queste informazioni, c’è sempre bisogno dell’autorizzazione del tribunale e il numero di richieste, secondo il Presidente, è “sorprendentemente basso”.

Il secondo programma – chiamato programma 702 – non si applica ai cittadini americani, ma solo a soggetti stranieri. Le richieste agli ISP come Google o Yahoo di un selezionato numero di ‘identificatori’ (numeri di telefono, email, e così via) devono essere strettamente collegate alla lotta al terrorismo, alla proliferazione delle armi, al cyber hacking o ad attacchi di altra natura.

 

“Il mio lavoro – ha detto ancora Obama – è quello di proteggere i cittadini americani e lo stile di vita americano, che include la nostra privacy e come per ogni programma, quello che ho detto è stato: ‘assicuriamoci che il compromesso sia adeguato'”.

“Quello che posso dire in maniera inequivocabile è che se sei un cittadino degli Stati Uniti, la NSA non può ascoltare le tue telefonate o prendere di mira le tue email, a meno che non c’è un mandato del tribunale”, ha aggiunto.

 

Per rassicurare, comunque, chi ancora avesse dei dubbi sulla legittimità dell’operato del Governo, Obama ha chiesto ai servizi segreti di verificare quanto del programma 2015 “possa essere declassificato senza comprometterne ulteriormente l’efficacia”.

Il Presidente ha inoltre affermato di voler avviare un dialogo con l’organismo di vigilanza sulla privacy e le libertà civili, composto anche da cittadini, non solo su questi due programmi ma anche sul problema generale dei dati e della loro protezione.

 

La ‘talpa’ Edward Snowden, intanto, ieri ha risposto alle domande del pubblico nel corso di una sessione di Q&A del quotidiano britannico The Guardian ribadendo che la motivazione che lo ha spinto a fare le sue rivelazioni è che “il pubblico deve sapere quello che il Governo fa in suo nome, o il ‘consenso’ diventa un concetto senza significato”.

“Tutto quello che posso dire è che il Governo non potrà insabbiare questa cosa mettendomi in prigione o uccidendomi. La verità sta arrivando e non può essere fermata”, ha detto, per poi aggiungere: “Essere chiamato traditore da Dick Cheney è il più alto onore per un cittadino americano”.

 

Le web company coinvolte nello scandalo, dopo aver negato il loro coinvolgimento e poi chiesto al Governo di poter rendere pubblici i numeri relativi alle richieste dati ricevute, stanno pian piano fornendo al pubblico ulteriori informazioni sull’entità delle loro concessioni. Venerdì Microsoft ha rivelato di aver ricevuto 6-7 mila richieste; Facebook ha reso noto che il governo ha richiesto i dati relativi a 19 mila account. Ieri è stata la volta di Apple, poi anche il Ceo di Yahoo, Marissa Mayer, ha rivelato che la società ha ricevuto tra 12 e 13 mila richieste in sei mesi (dicembre 2012-maggio 2013).

Le richieste, oltre che la sicurezza nazionale, riguardavano casi di frode, omicidio e rapimento.

La Mayer ha anche affermato che Yahoo sta ‘fortemente’ chiedendo al Governo di rivedere l’obbligo, per le web company, di non rivelare i numeri precisi delle richieste FISA e che la società pubblicherà alla fine dell’estate il suo primo rapporto sulla trasparenza che includerà i dati sulle richieste dati da parte del Governo relative alla prima metà di quest’anno.