#Privacy, in rete né censura, né anonimia. #Soro: ‘Gli OTT operano in una logica mercantile’

di Raffaella Natale |

Alla presentazione della Relazione annuale, il Garante Privacy ha posto l’attenzione sulla responsabilità dei provider a rimuovere contenuti illeciti.

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Privacy e social network, argomento fondamentale e di grande attualità toccato dal Garante Privacy Antonello Soro nella presentazione della Relazione annuale al Parlamento.

Né censura, né anomia“, ha detto, ribadendo quei concetti essenziali sviscerati ieri anche al Convegno sulla violenza online voluto dal presidente della Camera Laura Boldrini (Leggi Articolo Key4biz).

“Inserire compulsivamente commenti nelle piazze virtuali, per un incontenibile bisogno di condivisione, sembra spostare sempre di più il limite della riservatezza, di quanto è opportuno rivelare o dichiarare di sé e degli altri. E anche la percezione del confine di ciò che è lecito e accettabile finisce per sbiadire, con la conseguenza che in molti, troppi casi l’opinione dissenziente si trasforma in offesa, la critica tracima nell’oltraggio”.

 

Per Soro, “Il mondo online, che indebolisce le remore morali, amplifica gli effetti di fenomeni quali il bullismo mediatico, reso purtroppo di attualità da recenti vicende di cronaca”.

La Rete può essere utilizzata come canale di propagazione di ingiurie, minacce, piccole o grandi vessazioni, fondate sull’orientamento di genere o dirette contro le donne in quanto tali ovvero le minoranze etniche o religiose: con conseguenze a volte drammatiche.

Si tratta di illeciti (tutt’altro che di opinione!) che rischiano di rendere la Rete, da potente strumento di democrazia, spazio anomico dove si può impunemente violare i diritti”.

 

Argomenti sui quali s’è soffermata anche la Boldrini nel suo intervento, affermando che “La Rete ha straordinarie potenzialità di emancipazione, di libertà, di crescita culturale ma richiede una nuova consapevolezza, anche sui temi della privacy”.

“Quando parliamo della riservatezza da garantire, credo – ha sottolineato Boldrini – che si debba pensare in primo luogo ai soggetti più esposti, come i ragazzi alle prese con il web”.

“La tutela della privacy e la protezione dei dati personali – ha indicato il presidente della Camera – non possono mai essere usati pretestuosamente per mettere ostacoli all’informazione, né possono essere addotti dalla pubblica amministrazione come ragione per evitare di fornire i dati che la trasparenza impone di rendere accessibili“. Tuttavia, ha aggiunto Boldrini, “riconoscere i diritti dell’informazione non significa che in nome della cronaca possa essere travolta ogni sfera personale”.

 

La giurisprudenza, ha ricordato il Garante, sta tentando di affermarne una qualche regolamentazione, radicando la competenza dei giudici nazionali rispetto a reati che ledono diritti fondamentali dei propri cittadini e prevedendo alcune responsabilità dei provider, ancorché stabiliti al di fuori dell’Europa, qualora non si attivino per rimuovere i contenuti illeciti la cui presenza in Rete sia stata loro segnalata (si pensi al caso esaminato dai giudici milanesi nelle sentenze Google-Vivi Down).

 

Si dovrebbe riflettere, secondo Soro, “su forme di responsabilizzazione dei principali protagonisti della Rete tali da bilanciare il diritto all’anonimato (fondamentale presidio di libertà soprattutto in contesti non democratici)con le esigenze di accertamento dei reati, nella convinzione che non possa lasciarsi tutto all’ordine privato del mondo affidato alla sola logica di mercato”.

“Troppo spesso – ha, infatti, spiegato il Garante – i monopolisti operanti sul web, in una logica puramente mercantile, si sono piegati a richieste, anche censorie, di governi non democratici. In ogni caso non possiamo più essere indulgenti con la violenza verbale presente nella Rete: è prima di tutto una sfida culturale alla quale i veri amici di Internet dovrebbero sentirsi impegnati”.

 

Il potere dei colossi di Internet (come Google, Facebook, Amazon), ha aggiunto, “non può più essere ignorato, così come non sono più accettabili le asimmetrie normative rispetto alle imprese europee che producono contenuti o veicolano servizi”.

 

La crescente incertezza sull’uso delle informazioni che ci riguardano, e che persistono in Rete oltre la nostra volontà, accentuata dal timore che siano catturate dai motori di ricerca e decontestualizzate, alimenta le istanze perché sia riconosciuto e garantito il diritto all’oblio.

Diritto – ha precisato Soro – che non può certo essere ostacolo all’informazione, alla trasparenza e alla ricerca della verità e che per questo non è illimitato ma frutto di un bilanciamento con il diritto a fare e ricevere informazione ed alla memoria collettiva“.

 

In questa ottica, il Garante da tempo richiede agli archivi telematici dei quotidiani di sottrarre notizie non più attuali, e ritenute dall’interessato pregiudizievoli, dall’indicizzazione dei motori di ricerca generalisti ovvero di adottare accorgimenti per segnalarne eventuali aggiornamenti.

In tal senso, il diritto all’oblio è funzionale, e non invece antagonista, al diritto di cronaca, secondo un equilibrio ben evidenziato dalla proposta di Regolamento europeo, che significativamente codifica questo “nuovo” diritto.

 

Il bilanciamento tra libertà di stampa e dignità della persona è condizione essenziale per una società libera, democratica e pluralista ed è, d’altro canto, fortemente condizionato dall’evoluzione tecnologica, che muta ad un tempo caratteristiche dell’attività giornalistica e percezione della riservatezza”.

 

“La pubblicazione di atti d’indagine – ha osservato Soro – deve rispondere a finalità di interesse pubblico e non a tensioni voyeuristiche, nella consapevolezza che non tutto ciò che è di interesse del pubblico è necessariamente di pubblico interesse”.

“Ciò vale soprattutto per le intercettazioni, risorsa investigativa fondamentale, insostituibile, che andrebbe gestita con molta cautela: per evitare fughe di notizie -che, oltre a danneggiare le indagini, rischiano di violare la dignità degli interessati – e per evitare quel “giornalismo di trascrizione” che finisce, oltretutto, per far scadere la qualità dell’informazione”.

 

In questo senso, il Garante ha dichiarato che l’Autorità intende promuovere una riflessione sul possibile aggiornamento del codice dei giornalisti, al fine di coniugare al punto più alto diritto di cronaca e dignità della persona.

 

Per maggiori approfondimenti:

Relazione annuale Garante Privacy