#Prism: la Ue sapeva? Angela Merkel chiederà chiarimenti a Obama

di Alessandra Talarico |

Fonti europee hanno riferito che la Commissione sapeva di Prism ben prima delle rivelazioni degli ultimi giorni e avrebbe sollevato il problema ‘sistematicamente’ ogni volta che si è discusso degli accordi transatlantici Ue-Usa sul data protection.

Europa


Angela Merkel - Barack Obama

La Germania è attualmente l’unico Paese europeo ad aver espresso preoccupazione per lo scandalo Prism: il Governo tedesco, secondo l’agenzia di stampa AP, solleverà la questione la prossima settimana, quando il presidente Usa Barack Obama sarà in  visita ufficiale a Berlino.

Il ministro degli interni tedesco, Hans-Peter Friedrich, ha affermato di essere in contatto con le autorità americane per aver maggiori chiarimenti sulla questione per capire se vi sia stata violazione dei diritti dei cittadini tedeschi, mentre il portavoce della Merkel, Steffen Seibert, ha sottolineato: “Potete stare certi che il problema sarà fra quelli affrontati dal Cancelliere”.

 

Già nelle ore successive alla rivelazione dei dettagli del programma segreto Prism – diretto al controllo delle attività online dei cittadini non americani da parte della National Security Agency Usa – il Garante privacy tedesco Peter Schaar aveva chiesto al Governo di Angela Merkel di fornire chiarimenti sulla vicenda visto che sono milioni i tedeschi che usano i servizi di Google, Facebook, Apple e Microsoft.

“Auspico che il Governo tedesco si impegni a chiedere delucidazioni e limitazioni di questa sorveglianza”, ha affermato Shaar, sottolineando però che “l’atteggiamento dilatorio dei ministri europei della giustizia e degli interni non è buon segnale”.

 

La Commissione europea, dal canto suo, non ha brillato per ‘indignazione’: la prima reazione è stata sull’onda del “non è una questione che ci riguarda”. Poche ore dopo il Commissario agli affari interni, Cecilia Malmström ha espresso la sua preoccupazione per le possibili conseguenze sulla privacy dei cittadini europei, spiegando di aver preso contatti con le autorità d’oltreoceano per avere maggiori dettagli ma affrettandosi a chiarire che ‘è ancora presto per trarre delle conclusioni’.

 

Una reazione molto ‘misurata’ dovuta al fatto che, come riferisce il sito GigaOm, fonti europee avrebbero fatto sapere che la Commissione sapeva di Prism ben prima delle rivelazioni degli ultimi giorni e avrebbe sollevato il problema ‘sistematicamente’ ogni volta che si è discusso degli accordi transatlantici Ue-Usa sul data protection.

Il Commissario Ue alla giustizia, Viviane Reding, affronterà probabilmente di nuovo la questione il prossimo 14 giugno a Dublino.

“Questo caso – ha affermato Reding – dimostra che un quadro giuridico chiaro per la protezione dei dati personali non è un lusso o un vincolo ma un diritto fondamentale. È questo lo spirito della riforma Ue sulla protezione dei dati che è sul tavolo da 18 mesi. Al contrario, la Direttiva sul Data retention è stata negoziata dai ministri in meno di sei mesi. È ora – ha concluso – che il Consiglio dimostri di saper agire con la stessa velocità e determinazione”.

 

La Ue, in ogni caso, non può indicare la direzione da tenere sulla questione, visto che secondo i principi giuridici che disciplinano l’Unione europea, la sicurezza nazionale resta di competenza degli Stati membri: “…quando sono interessati i diritti di un cittadino dell’Unione in uno Stato membro, sta a un giudice nazionale determinare se i dati possono essere lecitamente trasmessi in conformità con i requisiti legali (nazionali, comunitari o internazionali)”, sottolinea la Ue in una nota.

 

La presa di posizione degli Stati membri dipenderà quindi, nota GigaOm, dal livello di collaborazione con gli Usa su Prism e questo, ovviamente, “solleva enormi interrogativi sul fatto che probabilmente molti governi europei stanno usando uno schema Usa per compiere ciò che le leggi nazionali proibiscono loro di fare”.

 

A monte, il ruolo delle istituzioni europee che, alla disperata ricerca di una nuova legittimazione agli occhi dei cittadini, potrebbero trovarsi di fronte all’imbarazzo di dover ammettere di essere a conoscenza del misfatto.

 

Dall’Italia, intanto, arriva la prima chiamata alla responsabilità: l’associazione ‘Alleanza per Internet’ (#All4i) ha infatti inviato una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ai Presidenti di Senato e Camera Pietro Grasso e Laura Boldrini, al Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta e ai Presidenti dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali (GPDP) Antonello Soro e dell’Autorità Garante per le Comunicazioni (AgCom) Angelo Marcello Cardani per chiedere di accertare cosa sia effettivamente accaduto nell’ambito del programma  PRISM.

Un’iniziativa simile sarà replicata anche in ambito europeo (Leggi articolo Key4biz).