Facebook: investitori in fuga. In un mese perso oltre il 20%

di Alessandra Talarico |

A pesare, le incerte prospettive di crescita a lungo termine, il flop di Facebook Home, ma anche l’annuncio del licenziamento di 520 dipendenti Zynga e la presa di posizione delle associazioni femministe contro le immagini sessiste che compaiono sul sito.

Stati Uniti


Mark Zuckerberg

Non convincono le prospettive a lungo termine di Facebook, le cui azioni in Borsa hanno perso in un mese il 21% del loro valore.

Gli investitori, secondo il Financial Times, sarebbero ‘confusi’: non sanno cosa aspettarsi realmente dal modello di advertising del sito e sarebbero inoltre preoccupati dal flop di alcuni recenti prodotti come Facebook Home.

“Molti investitori – secondo quanto riferito al quotidiano della City dall’analista Brian Wieser di Pivotal Research – sono delusi dal fatto che non si sia realizzata l’attesa crescita a doppia cifra né altre attese francamente improbabili”.

Delusione che secondo Wieser ha generato un crollo della fiducia attorno alle reali prospettive del social network: “Le opinioni su Facebook al momento sono terribili”, ha detto l’analista.

 

A pesare, secondo il FT, il flop di Facebook Home, l’interfaccia che permette di vedere sulla schermata iniziale tutti i servizi della rete sociale.

Un mese fa, AT&T ha decurtato il prezzo dello smartphone HTC First, battezzato il primo facebook Phone per il fatto che aveva preinstallata l’app ‘Home’, da 90 dollari a 99 centesimi e ha fatto sapere che appena il contratto con Facebook lo consentirà ritirerà il dispositivo dalla vendita. Un flop che ha convinto Mark Zuckerberg a rinviare il lancio europeo del telefonino a data da destinarsi.

 

Facebook si è quotata in Borsa a maggio dello scorso anno a un prezzo di collocamento di 38 dollari per azione. Ieri, il titolo ha chiuso a 22,97 dollari con perdite che nell’ultima settimana si sono attestate al 6,44%.

 

Tra le altre news che hanno zavorrato il titolo, l’annuncio del licenziamento di 520 dipendenti di Zynga – editore di molti dei giochi che imperversano sul social network – e, soprattutto, la presa di posizione delle associazioni femministe contro le immagini sessiste che compaiono sul sito. Proteste che hanno spinto molti inserzionista a sospendere le loro campagne pubblicitarie, per evitare – come è successo a Dove, Nissan e altri brand – che i loro spot comparissero accanto a post incitanti all’odio di genere (Leggi articolo Key4biz).