Amazon, apre nuovo Centro Servizi in Sardegna: 500 posti di lavoro entro il 2018

di Raffaella Natale |

Il gruppo americano contribuisce indubbiamente all’economia dei Paesi in cui opera, creando occupazione, ma per alcuni politici è più importante che paghi le tasse come tutti gli altri operatori e concorra sul mercato ad armi pari.

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Amazon Italia apre ufficialmente oggi il nuovo Customer Service a Cagliari, dove sono già operativi i primi 60 dipendenti. L’azienda prevede d’arrivare ad assumere fino a 500 persone entro i prossimi 5 anni.

Il nuovo centro, che occupa circa 2.700 metri quadri e sarà ampliato a oltre 8.500 metri quadri, sarà attivo 7 giorni la settimana, 365 giorni all’anno, per supportare i clienti di lingua italiana di Amazon.it via telefono, via chat e email, e dare supporto tecnico per l’eReader Kindle e per i negozi digitali del gruppo e i servizi Cloud.

Il nuovo centro gestirà anche il Customer Service per Amazon BuyVIP, piattaforma di eCommerce molto seguita dagli appassionati dei grandi marchi della moda.

 

Siamo felici dell’apertura di questa nuova struttura, che permetterà ad Amazon di dare la migliore assistenza a sempre più clienti Italiani, velocemente ed efficacemente”, ha commentato Tim Hickler, Vice Presidente per il Customer Service di Amazon EU.

 

Gabriele Masili, Direttore per il Customer Service di Amazon EU, con supervisione di Italia e Spagna, ha indicato che “il nuovo sito di Cagliari ha già ricevuto migliaia di candidature altamente qualificate”. Aggiungendo che le selezioni proseguono con l’obiettivo di assumere fino a 150 impiegati entro la fine dell’anno.

 

Soddisfazione da parte del Presidente della Regione Ugo Cappellacci: “Sono orgoglioso che Amazon abbia aperto questo centro in Sardegna e per i piani di sviluppo che l’azienda ha in programma sul nostro territorio.”

Per Cappellacci si tratta di “una notizia importante per coloro che troveranno un impiego e anche per l’economia dell’intera regione, a dimostrazione del fatto che la Sardegna ha le potenzialità e le professionalità per attrarre nuovi investimenti da aziende importanti come Amazon.”

 

Così come altre web company americane che operano nella Ue, anche Amazon è però al centro di molte polemiche. In primo luogo, per la sua ‘aggressiva’ politica di ottimizzazione fiscale che gli permette, avendo sede a Lussemburgo, di pagare al minimo le tasse nei Paesi dove offre e vende i propri servizi.

Il profit shifting è una pratica perfettamente legale ma che sfrutta i cavilli di leggi ormai non più adeguate all’era dei servizi digitali, per poter fatturare i clienti nelle sedi commerciale, spostate nei Paesi con regimi fiscali molto favorevoli.

 

L’argomento è di grande attualità e se ne stanno occupando diverse commissioni parlamentari, oltre a essere all’attenzione della Ue e dell’OCSE.

Anche in Italia si attendono misure contro queste pratiche che permettono di eludere il fisco. Secondo informazioni di stampa, Amazon Italia Logistica Srl per gli 8 mesi di attività del 2011 ha pagato imposte sul reddito per circa 160 mila euro (Leggi Articolo Key4biz), ma il suo fatturato è dell’ordine dei miliardi.

E in Francia giusto alcuni giorni fa il Ministro all Cultura, Aurélie Filippetti, ha puntato il dito contro Amazon, accusandolo di ‘dumping‘ sul mercato dell’editoria (Leggi Articolo Key4biz).

Ma la questione divide i politici tra quelli che sostengono Amazon perché crea lavoro, e in momenti di crisi come questi che stiamo vivendo contribuire all’occupazione è vitale, e chi invece pretende che paghi le tasse come tutti gli altri operatori del Paese e che quindi giochi ad armi pari con gli altri retailer.