Telecom Italia: lo spinoff sarà avviato solo con minori vincoli regolatori. No ad altri operatori nella newco

di Alessandra Talarico |

I vertici aziendali hanno sottolineato che il progetto non sarà avviato nel caso in cui il nuovo quadro regolatorio di sistema non determini minori vincoli per Telecom o introduca elementi in grado di indebolire le capacità e le competenze aziendali.

Italia


Franco Bernabè

Mattinata di rialzi per il tiolo di Telecom Italia, penalizzato invece negli scambi dei giorni scorsi, successivi alla decisione di procedere con progetto di separazione della rete di accesso.

Un progetto i cui contorni non sono stati ancora ben delineati ma che – secondo l’azionista Marco Fossati – potrà creare valore “se ben condotto” e che “nel medio periodo sarà positivo per il Paese, per gli investitori e per l’azienda”. In un’intervista a Il Sole 24 Ore, Fossati – che attraverso Findim controlla circa il 5% di Telecom Italia – ha smentito le voci che lo vorrebbero prossimo a cedere la partecipazione nella società: “…Non ho intenzione di vendere la quota e non capisco chi metta in giro queste voci”, ha dichiarato, spiegando quindi di ritenere che con lo spin-off il gruppo abbia imboccato la strada giusta, pur con la necessità di mettere alcuni paletti all’operazione. È impostante, infatti, “che Telecom mantenga la maggioranza della rete a garanzia sia degli azionisti sia degli obbligazionisti”.

Quanto all’andamento del titolo, Fossati sottolinea che essendo Telecom una società quotata, forse l’operazione avrebbe dovuto essere spiegata meglio al mercato, mentre sulla struttura della newco della rete, fermo restando l’importante ruolo che potrà essere svolto dalla CDP, ci vuole un management dedicato che sappia far performare al meglio la società”.

 

Emergono intanto alcuni nuovi dettagli circa perimetro della newco, che dovrebbe riguardare il 30% circa della rete aziendale e coinvolgere 21mila dipendenti.

“Il progetto – ha spiegato l’Amministratore Delegato Marco Patuanointeresserebbe la rete d’accesso coinvolgendo l’intera struttura di Open Acces, parte di TI e una dotazione di personale di Staff per renderla autonoma, evitando, nel contempo, duplicazioni di funzioni oggi già presidiate”.

 

In una nota, le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL hanno fatto sapere che in apertura dell’incontro tenutosi lo scorso 31 maggio, il Presidente Franco Bernabè ha spiegato che “La costituzione di una società delle reti rappresenta una struttura interessante per gli investimenti e la programmazione delle necessità del Paese, offrendo al sistema una opportunità per creare nuova occupazione ed evitare che le scelte di mercato, attuate dalle singole aziende, possano essere in contraddizione rispetto agli interessi del Paese”.

Il Presidente, ha quindi ribadito che tale progetto diventerà esecutivo “solo a valle di un accordo operativo di sistema che determini i minori vincoli cui Telecom Italia dovrà essere sottoposta alla luce della parità di accesso garantita a tutti gli operatori”.

A proposito dei possibili interventi dell’Autorità, oggi, a margine del Consiglio Ue sulle tlc, il viceministro allo Sviluppo economico con delega alle tlc, Antonio Catricalà, ha sottolineato che dopo il primo passo fatto dal cda in direzione dello scorporo, l’Agcom ha chiesto ulteriori informazioni per definire un quadro regolatorio più certo.
“Mi pare – ha affermato – che ci sia una grande buona volontà, perché non è scontato che chi ha una rete così importante decida di fare uno scorporo societario. Mi pare che il primo passo, forse il più difficile, sia stato compiuto”.

Infine, Bernabè ha escluso che l’azionariato della nuova società delle reti possa vedere la presenza di altri operatori telefonici, “che paralizzerebbero la gestione dell’azienda a causa dei conflitti di interesse che inevitabilmente si produrrebbero, prospettando uno scenario in cui Telecom manterrebbe il controllo della nuova società con la presenza di un azionista istituzionale di minoranza”.

Nelle scorse settimane, l’ad di Wind Maximo Ibarra aveva dichiarato che la sua società sarebbe disponibile a conferire anche una parte dei propri asset fissi nella newco, così da avere una quota di minoranza nella società.

 

Le rappresentanze sindacali, dal canto loro, sottolineano la necessità di preservare il patrimonio dell’azienda sia in termini di capacità di innovare che dal punto di vista del capitale umano e chiedono di essere costantemente coinvolti nella fasi decisionali, anche alla luce di quanto sottoscritto nell’accordo raggiunto sul Piano d’impresa che blindava il perimetro dell’azienda e che i vertici aziendali hanno riconfermato in pieno.

 

È necessario, sottolineano “monitorare costantemente il processo per i rischi che potrebbero nascere dal venir meno dell’unicità aziendale, ricordando che tale scenario organizzativo non ha precedenti in Europa e che solo due Paesi in Europa, la Grecia oltre all’Italia, hanno un’unica rete di trasmissione”.