Missione crescita, l’Europa delinea la nuova ‘Rinascita Industriale’. Tajani: ‘La PA italiana saldi i debiti con le imprese entro il 2014’

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Per Tajani, sarebbe una ‘manovra perfetta: questi 80-100 miliardi di euro rimetterebbero in circolo risorse per l'industria e farebbero riprendere i consumi, e una parte di questi soldi rientrerebbe nelle casse dello Stato attraverso le tasse’.

Europa


Antonio Tajani

Per uscire dalla crisi l’Europa ha bisogno di un settore industriale forte. Un messaggio ribadito oggi a Bruxelles nella conferenza “Una rinascita industriale” presieduta dal presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e dal vicepresidente Antonio Tajani per fare il punto su come le iniziative nazionali ed europee possono massimizzare l’efficacia degli interventi comunitari e contribuire a invertire l’attuale tendenza all’evoluzione negativa dell’industria nell’Unione europea.

 

Intervenendo a margine della conferenza sul tema dei debiti contratti dalla PA Italiana nei confronti delle imprese, Tajani ha commentato favorevolmente lo sblocco dei primi 40 miliardi di euro per coprire una parte del debito, ma – ha sottolineato – non è sufficiente: è urgente che i debiti pregressi siano saldati entro il 2014, per fornire un nuovo stimolo all’economia italiana e per sfruttare il margine che resta prima dell’entrata in vigore nel 2015 del Trattato di bilancio.

“Questi 80-100 miliardi di euro rimetterebbero in circolo risorse per l’industria e farebbero riprendere i consumi, e una parte di questi soldi rientrerebbe nelle casse dello Stato attraverso le tasse. Sarebbe una manovra perfetta”, ha sottolineato Tajani.

 

In preparazione del Consiglio europeo del febbraio 2014, che sarà dedicato in modo specifico alla competitività e alla politica industriale, la conferenza di Bruxelles ha fatto il punto sul Patto industriale per l’Europa, concentrandosi progressi compiuti finora e sulle altre azioni urgenti che possano apportare benefici immediati per contribuire a ripristinare la crescita industriale.

 

Dall’inizio della crisi, nel 2008, sono andati persi nell’industria circa 3,8 milioni di posti di lavoro e livelli di produzione diminuiti di più del 12% rispetto a prima della crisi, pur con delle differenze sostanziali a seconda dei settori (quelli ad alta tecnologia, come i farmaceutici, affrontano meglio la situazione di quelli a media e bassa tecnologia) e degli Stati membri, alcuni dei quali, come la Polonia e la Slovacchia, sono in una fase positiva mentre altri, come la Grecia e la Spagna, affrontano maggiori difficoltà.

Se si allarga il quadro agli ultimi 20 anni, inoltre, si evince la relativa diminuzione del ruolo dell’industria nell’economia.

Se l’Europa, quindi, non assume la guida della “nuova rivoluzione industriale” attualmente in corso a livello mondiale, vi potrebbe essere un effetto negativo duraturo sulle prospettive di crescita e di occupazione. In effetti, il settore manifatturiero rimane il principale elemento trainante di produttività, ricerca e sviluppo ed esportazioni.

Per invertire il declino del ruolo dell’industria in Europa, la Commissione ha presentato a ottobre dello scorso anno un aggiornamento  della comunicazione sulla politica industriale, annunciando azioni in quattro settori principali: gli investimenti nelle nuove tecnologie e nell’innovazione; l’accesso ai mercati; l’accesso ai finanziamenti e ai mercati dei capitali; il capitale umano e le competenze. La Commissione sta attuando misure concrete in tutti e quattro i settori.

 

Occorre dunque incrementare gli investimenti nell’industria e in particolare nelle tecnologie e nelle innovazioni che daranno all’Europa un ruolo guida nella nuova rivoluzione industriale oggi in corso nel mondo.

 

Gli investimenti nell’innovazione sia nei nuovi settori in forte crescita che in quelli più tradizionali hanno un ruolo importante per migliorare la competitività delle imprese Ue Sei task force della Commissione sono impegnate in azioni per promuovere l’innovazione nei seguenti settori: mercati delle tecnologie di fabbricazione avanzate per la produzione pulita; mercati delle tecnologie abilitanti fondamentali; mercati dei bioprodotti; politica industriale sostenibile; edilizia e materie prime sostenibili; veicoli puliti; reti intelligenti.

 

Nel mese di settembre la Commissione riferirà sui progressi compiuti ma da una prima mappatura dei risultati emerge la necessità di concentrare le azioni sull’istituzione di partnership pubblico-privato; cooperare con la BEI (valutando con essa appositi strumenti finanziari); definire le esigenze in materia di normazione; riesaminare le norme sugli appalti pubblici; preparare organi per le competenze settoriali; raccogliere e promuovere le migliori pratiche degli Stati membri.

A tale riguardo la Commissione sta ultimando il programma di lavoro annuale strategico dell’Unione per la normazione europea (da adottare prima della pausa estiva) e preparando l’attuazione del programma quadro di ricerca Orizzonte 2020.

Inoltre, la Commissione ha firmato un accordo con la BEI per favorire i progressi delle tecnologie abilitanti fondamentali, al fine di garantire un migliore accesso ai finanziamenti per gli investimenti in tali tecnologie. (A.T.)