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#nohatespeech, leggi speciali o strumenti più efficaci contro la violenza online?

Italia


“Parole libere o parole d’odio? Prevenzione della violenza online“, è il titolo del seminario che si terrà lunedì 10 giugno a Roma (Sala del Mappamondo di Montecitorio), voluto dalla presidente della Camera Laura Boldrini.

Dopo l’introduzione della presidente, sul ‘Quadro normativo italiano ed europeo’, interverrà Stefano Rodotà, giurista, nonché ex Garante Privacy.

 

La presentazione della campagna del Consiglio d’Europa ‘No Hate Speech‘ è affidata al vicesegretario del Consiglio, Gabriella Battaini-Dragoni, mentre la campagna nazionale sarà illustrata dal Ministro delle Pari opportunità, Josefa Idem.

Previsti gli interventi di Raffaella Milano, responsabile programmi Italia-Europa Save the Children Italia; Elisabeth Linder, Politics and Government Specialist for Europe-Facebook; Giorgia Abeltino, Senior Policy Counsel-Google Italia.

 

“Scopo dell’iniziativa – ha spiegato la Boldrini – è quello di porre l’attenzione sul modo in cui sul web – luogo di interazione sociale a tutti gli effetti – si possono replicare i comportamenti, gli stereotipi e i meccanismi talvolta discriminatori presenti nella società, commettendo abusi e violazioni dei diritti umani, la cui portata risulta amplificata dalla diffusione e dalla capillarità del mezzo”.

 

Si è anche parlato della possibilità di introdurre norme ad hoc. Ma su questo punto, Rodotà ha già espresso le proprie perplessità: “Non servono leggi speciali, ma strumenti più efficaci“, ha detto il giurista, spiegando che “I comportamenti tenuti in rete in violazione di tutte una serie di norme sono puniti con le stesse regole tradizionali che consentono di intervenire per i reati di diffamazione. Vi è solo la difficoltà di identificare la persona che ha messo in rete insulti o ingiurie, quindi non servono leggi speciali ma strumenti più efficienti per perseguire questo tipo di reato”.

E’ però necessario, come ha giustamente segnalato recentemente il presidente del Senato Piero Grasso che ci siano azioni sinergiche transnazionali.

Attraverso il web – ha sottolineato l’ex procuratore antimafia –  si commettono tanti reati ed è necessario che ci sia una volontà internazionale perché purtroppo i server da cui poi nascono le possibilità di identificare le persone sono in Paesi che non collaborano sotto il profilo giudiziario e questo è un grave problema”.

 

L’argomento di cui si discuterà il 10 giugno è di grande attualità, specie per il carattere sociale che riveste. La Boldrini tiene molto a questo tema in quanto lei stessa è stata vittima della ‘violenza online’ e recentemente ha fatto sapere pubblicamente d’aver ricevuto centinaia di minacce sul web (Leggi Articolo Key4biz).

“So bene – ha commentato nell’occasione il presidente della Camera – che la questione del controllo del web è delicatissima, ma non per questo non dobbiamo porcela. Mi domando se sia giusto che una minaccia di morte che avviene in forma diretta sia considerata in modo diverso dalla stessa cosa via Internet. Se il web è vita reale – e lo è – non possiamo più considerare meno rilevante quello che accade in rete rispetto a quello che succede per strada”.

 

Ovviamente i primi a collaborare devono essere gli operatori internet e Facebook s’è già mosso. Pochi giorni fa il social network più popolare del mondo ha deciso di rivedere la propria policy di moderazione online dopo che alcuni grandi brand hanno ritirato i banner pubblicitari perché pubblicati accanto a messaggi sessisti o a pagine che avallavano femminicidi e stupri (Leggi Articolo Key4biz).

Un’altra importante misura adottata dalla compagnia di Mark Zuckerberg è quella dell’introduzione delle pagine verificate. Dal 30 maggio, sulle bacheche dei personaggi famosi compare un pallino blu vicino al nome che, passandoci sopra il mouse, mostra la scritta “Pagina verificata”.  L’icona è stata progettata per velocizzare la distinzione tra gli account reali e quelli fake.

 

Anche Google Italia è impegnata sui temi della sicurezza online. Proprio ieri, insieme al Telefono Azzurro, ha presentato a Roma i video prodotti dai ragazzi coinvolti nel progetto PlayTech, che forniscono, in modo originale e molto personale, la visione e i consigli di ragazzi e genitori su come navigare in sicurezza su Internet (Leggi Articolo Key4biz).

Tramite le conoscenze innovative dei ragazzi sui nuovi device e canali e l’esperienza di Telefono Azzurro, nonché i contenuti formativi forniti da Google, i genitori hanno potuto approfondire rischi e opportunità della Rete, al fine di promuoverne un uso più consapevole. Da parte loro i ragazzi hanno creato delle vere e proprie “pillole digitali”: filmati esplicativi su temi quali privacy, prudenza online e cyberbullismo.

 

Il confronto del 10 giugno a Roma sarà arricchito da alcune testimonianze di vittime dell’odio sulla Rete. Il dibattito – al quale parteciperanno blogger, giornalisti e operatori del settore – sarà moderato dal direttore de Il Post, Luca Sofri. L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sulla webtv della Camera dei deputati e sarà possibile seguire il confronto su Twitter utilizzando l’hashtag #nohatespeech che è quello ufficiale della campagna del Consiglio d’Europa.

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