Cartello eBook, Apple nega ogni accusa: ‘Colpevoli? Meritiamo solo un plauso’

di Raffaella Natale |

Aula gremita nel primo giorno del grande processo contro Apple. Secondo la difesa, la società ha solo reso concorrenziale un mercato dominato da Amazon.

Stati Uniti


iPad

Apple ha negato d’aver ‘orchestrato’ il cartello sul mercato eBook con la complicità degli editori. L’azienda, chiamata a deporre nel processo intentato dal Dipartimento di Giustizia USA, ha contestato ogni accusa (Leggi Articolo Key4biz).  

La compagnia, allora guidata da Steve Jobs, ha lanciato nella primavera del 2010 l’iPad, da allora, “i prezzi della maggior parte degli eBook sono aumentati di oltre il 15%”, ha dichiarato, dati alla mano, l’avvocato del DoJ Lawrence Buterman davanti al tribunale di New York.

Buterman ha descritto, con dovizia di particolari, “lo schema messo in piedi da Apple” che ha, “scientemente e intenzionalmente aiutato” gli editori ad alzare i prezzi.

 

Apple era sola a rispondere davanti al giudice Denise Cote in un’aula colma dove alcuni degli avvocati hanno addirittura fatto fatica a trovare posto. I cinque editori coinvolti – Harper Collins, Hachette, Macmillan, Simon & Schuster e Penguin – hanno, infatti, patteggiato e saranno sentiti solo come testimoni (Leggi Articolo Key4biz).

 

Per l’avvocato della difesa, Orin Snyder, “Apple non s’è accordata con gli editori per aumentare i prezzi”.

“Tutto ciò che ha fatto, è stato aprire una libreria (online) in modo che gli permettesse d’essere competitiva sul piano economico“, ha argomentato il legale in un’oratoria di due ore e mezza.

“Apple merita un plauso, non una condanna“, ha commentato, precisando che “sarebbe del tutto inusuale condannare un new entrant su un mercanto nuovo dominato da un grosso attore” (Leggi Articolo Key4biz).

Chiaro il riferimento ad Amazon che, stando alla difesa, domina il mercato dei libri digitali da quando nel 2007 ha lanciato il proprio eReader Kindle (Leggi Articolo Key4biz).

 

Secondo il governo USA, gli editori ritenevano troppo bassi i prezzi fissati da Amazon per le novità e i best-seller, e l’accordo con Apple ha consentito di aumentarli fino a 14,99 dollari.  

Ma per la difesa, invece, l’arrivo di Apple ha permesso che i prezzi medi di tutto il mercato si abbassassero.

 

I rivenditori come Amazon avevano sempre pagato un prezzo all’ingrosso agli editori per poi scegliere liberamente quello di vendita al pubblico. Ma successivamente gli editori si sarebbero accordati con Apple per fissare loro i prezzi e versare una commissione ai rivenditori, del 30% del caso del gruppo di Cupertino.

 

Il primo testimone ascoltato ieri è stato l’avvocato di Apple, Kevin Saul, che ha collaborato alla stesura dei contratti dell’azienda con gli editori.

Buterman ha parlato di un’intesa orchestrata da Eddy Cue, senior vice president of Internet Software and Services, attraverso una serie di mail, telefonate e incontri a New York con gli editori, di cui riportava pedissequamente tutto all’allora CEO Steve Jobs.

 

L’avvocato Snyder ha accusato il governo di citare in modo ‘selettivo’ e ‘fuori luogo’ Jobs, in particolare alcuni stralci della sua biografia in cui descrive un nuovo modello di distribuzione. Il passaggio in cui Jobs commenta “sì, i consumatori pagano un po’ di più“, secondo la difesa non può essere usato come prova che Apple sapesse che i prezzi sarebbero aumentati.

L’interessato è morto, ha detto l’avvocato, e il suo successo Tim Cook non deve essere chiamato a deporre. Cue sarà chiamato alla sbarra il 13 giugno. Le udienze dovrebbero durare tre settimane in tutto e le arringhe sono previste per il 20 giugno.