Il mondo del cinema e dell’audiovisivo scrive a Letta: ‘La cultura fuori dal Trattato di libero scambio Ue-USA’

di Raffaella Natale |

‘Gli operatori digitali americani – si legge nella lettera- oggi non hanno sedi, dipendenti, fatturato, fornitori, impegni, vincoli in Europa. Non investono in reti e contenuti né sui territori. Non creano valore aggiunto, né gettito fiscale’.

Italia


Enrico Letta

L’Italia prenda posizione insieme agli altri Paesi europei a favore dell’esclusione di cultura e audiovisivo dal Trattato di libero scambio tra Ue e Stati Uniti.

E’ quanto chiedono le associazioni di settore e gli attori in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Enrico Letta.

Tra gli altri firmatari anche Rai e Mediaset, Confindustria e le organizzazioni dei lavoratori, i premi Oscar Roberto Benigni, Bernardo Bertolucci, Gabriele Salvatores e Giuseppe Tornatore.

 

Nel frattempo è stata lanciata anche una petizione pubblica che sarà presentata al Parlamento europeo il prossimo 14 giugno.

In quella data, infatti, i 27 Paesi Ue saranno chiamati a pronunciarsi sulla versione definitiva del mandato negoziale che definirà gli accordi commerciali di libero scambio fra l’Europa e gli Stati Uniti. Dovranno cioè votare – tra l’altro – a favore o contro l’esclusione delle opere e dei servizi culturali e audiovisivi dal perimetro della nascente trattativa.

 

A marzo, Bruxelles ha dato il via libera all’avvio dei negoziati, che vertono anche su altre questioni molto importanti come l’agricoltura e gli OGM.

Pare, però, che il Collegio dei commissari in carica consideri il settore audiovisivo come parte dell’accordo di libero scambio e preveda quindi una potenziale liberalizzazione di questo settore, per rinnovare gli accordi di libero scambio con gli Stati Uniti. Ma per questo mandato occorre il parere favorevole di tutti i Paesi membri.

Il Commissario alla Cultura, Androulla Vassiliou, e quello al Mercato interno, Michel Barnier, hanno espresso il loro disaccordo dinanzi a tale eventualità.

 

Adesso anche in Italia, il mondo del cinema e dell’audiovisivo chiede a Letta di prendere posizione, illustrando le gravi conseguenze che potrebbero determinarsi se anche la cultura diventasse oggetto del Trattato.

L’industria audiovisiva è il secondo bene d’esportazione degli Stati Uniti. Includere il settore audiovisivo in quest’accordo rischierebbe di indebolire l’insieme delle politiche di sostegno alla creazione audiovisiva e cinematografica europea.

 

“Il mondo digitale – si legge nella lettera indirizzata a Letta – non ha nazionalità, regime fiscale, barriere fisiche o adempimenti amministrativi”.

Aggiungendo che “Gli operatori digitali americani oggi non hanno sedi, dipendenti, fatturato, fornitori, impegni, vincoli in Europa. Non investono in reti e contenuti né sui territori. Non creano valore, né valore aggiunto, né gettito fiscale. Non rispettano quindi le differenze, le considerano impedimenti“.

La liberalizzazione del mercato dei servizi audiovisivi abbatterebbe radicalmente e repentinamente il valore aggiunto generato dalle attuali filiere distributive del prodotto in tutta Europa, con danno per le imprese locali derivante da riduzione degli scambi sul mercato interno europeo, depressione della domanda di prodotto non mainstream e scarsissima capacità di accesso allo scaffale dei prodotti nazionali”.

 

Il rischio è che si avvii un “rapidissimo processo di concentrazione delle funzioni di produzione e distribuzione fuori dall’Europa“, com’è già accaduto fino ai primi anni del Duemila nell’industria statunitense dell’intrattenimento, che “diventerebbe naturale interlocutore privilegiato dei nuovi giganti della distribuzione, con trasferimento oltreatlantico anche della funzione editoriale, attualmente invece molto diffusa in Europa.”

 

“Non vogliamo – continua la lettera – che in questo Trattato si negozi sulle opere e sui servizi culturali e audiovisivi, in nessuna forma, a partire dalle reti di distribuzione online. Si tratta di una questione culturale ed economica”.

L’Italia, conclude la missiva, non abbia “paura di prendere una posizione forte, avendone le ragioni“.

 

La Francia è già scesa in campo e per voce del Ministro Nicole Bricq ha chiesto l’esclusione dell’audiovisivo dal Trattato (Leggi Articolo Key4biz). Il governo, ha spiegato il Ministro del Commercio, “intende preservare la vitalità e la distribuzione della propria produzione artistica ed è impegnata a tutelare l’eccezione culturale”.

“Abbiamo tutta la volontà di chiudere questo accordo – ha precisato il Ministro – ma non a queste condizioni”.

Cosa farà il governo Letta?

 

Per maggiori informazioni:

Testo integrale della Lettera inviata al Presidente Enrico Letta