eBook, parte il processo ad Apple per sospetto cartello. Tim Cook non intende patteggiare

di Raffaella Natale |

Il Dipartimento di Giustizia è convinto della colpevolezza di Apple e anche il giudice distrettuale non sembra aver dubbi. Si va verso la condanna?

Stati Uniti


Tim Cook

Si apre oggi negli USA il processo contro Apple sospettata dal Dipartimento di Giustizia americano d’aver fatto cartello per i prezzi degli eBook nelle settimane precedenti il lancio dell’iPad. Il DoJ cercherà di dimostrare che gli editori coinvolti – Harper Collins, Hachette, Macmillan, Pearson e Penguin – hanno visto nell’ingresso di Apple sul mercato dei libri digitali un’opportunità per far salire i prezzi a un livello più alto rispetto a quello fissato da Amazon.

Tra l’altro l’indagine s’è recentemente arricchita di un altro elemento importante che confermerebbe il coinvolgimento di Apple nel cartello degli editori. E’, infatti, venuta fuori una mail di Steve Jobs, indirizzata a James Murdoch, figlio di Rupert, a capo di Harper Collins (Leggi Articolo Key4biz).

La lettera risale al 2010 ed ha come oggetto l’aumento del prezzo degli eBook a 12,99 e 14,99 dollari, contro i 9,99 di Amazon.

Quello che fino a ieri era un sospetto, comincia a diventare una certezza: esisteva un piano per eliminare Amazon.

Così la pensa il Dipartimento di Giustizia statunitense che ha spiegato come Apple, con la complicità degli editori, volesse mantenere elevato il prezzo degli eBook allo scopo di ostacolare o disincentivare il mercato di Amazon.

Questo processo permetterà di definire le regole del commercio elettronico”, ha dichiarato David Balto, ex membro della Federal Trade Commission.

Le autorità non chiederanno ad Apple ‘riparare’ al danno, in quanto l’obiettivo è di evitare che in futuro possano ripetersi accordi simili.

Se il gruppo fosse ritenuto colpevole, potrebbe comunque essere condannato a versare un risarcimento qualora i consumatori decidessero di intentare causa contro l’azienda per il danno ricevuto.

La difesa di Apple s’annuncia difficile tanto più che il giudice distrettuale Denise Cote ha sottolineato d’essere favorevole alla teoria del dipartimento statunitense: “Credo che il governo sarà in grado di dimostrare in giudizio la prova diretta che Apple abbia consapevolmente partecipato e facilitato una collusione per aumentare i prezzi degli eBook, e che durante il processo sarà confermata la prova indiziaria”.

 

Stando all’attuale stato delle cose, a Cupertino converrebbe patteggiare con il Dipartimento. Ma non la pensa così il suo Ceo Tim Cook, che in un’intervista ad All Things Digital ha dichiarato senza mezzi termini che Apple “non ha intenzione di firmare qualcosa che attesta cose che non abbiamo fatto”.

 

Si apprende, intanto, che Apple alla Conferenza degli sviluppatori, al via il 10 giugno a San Francisco, potrebbe presentare un progetto per la musica in streaming su modello di Pandora e Spotify. Secondo il New York Times, Cupertino ha stretto un accordo con la Warner Music e starebbe cercando di ottenere accordi simili con altre case discografiche in tempo per l’inizio della Worldwide Developers Conference. Il servizio dovrebbe chiamarsi iRadio. Le trattative con le major sarebbero state avviate già alcuni mesi fa. iRadio dovrebbe essere gratuito poiché Apple avrebbe intenzione di finanziarlo tramite la pubblicità e l’incremento di vendita dei brani a 99 centesimi su iTunes store, il negozio di musica digitale lanciato dal colosso californiano il 2001 che conta 500 milioni di account.