#EUCO. Soddisfazione di Letta su impegni contro evasione. Su paradisi fiscali, però, ancora troppo poco

di Raffaella Natale |

Il Consiglio europeo su fisco ed energia mentre infiamma il dibattito sui Paesi che tassano al minimo le multinazionali. Servono norme comuni, ma già si registrano le prime defezioni.

Unione Europea


Enrico Letta

Sul tema della lotta all’evasione fiscale, il Consiglio europeo di Bruxelles ha registrato “una forte spinta in avanti”, concordando la data di fine anno per procedere “con lo scambio automatico di informazioni” tra i 27 stati membri della Ue, “che siano o meno conclusi gli accordi in materia con Svizzera, Liechtenstein, Monaco, Andorra e San Marino”, ha dichiarato Enrico Letta in conferenza stampa subito dopo il vertice straordinario dedicato a fisco ed energia.

“La data del 2015 – ha aggiunto Letta – è importante per lo sviluppo delle interconnessioni delle reti dentro l’Ue, ci pare un punto molto importate anche per l’Italia che ha bisogno di reti essendo collocata in modo strategico con altri paesi”.

 

La questione internazionale sulle imposte ‘irrisorie’ pagate da alcune multinazionali che ricorrono ad aggressive procedure di ottimizzazione fiscale, col beneplacito dei paesi dove detengono i loro ‘tesoretti’, non è però stata affrontata in maniera sostanziale da questo Consiglio europeo, come già qualcuno aveva preannunciato (Leggi Articolo Key4biz).

Un dibattito sul quale si sentiva l’ombra della recente audizione di Apple al Senato USA, accusato di sottrarsi alle tasse americane grazie alla propria sede internazionale a Dublino (Leggi Articolo Key4biz), e dell’incontro di lunedì tra il presidente di Google Eric Schmidt e il premier britannico David Cameron.

 

Al vertice europeo nessun approfondimento sul profit-shifting al quale ricorrono le multinazionali, specie le web company, e sul ruolo giocato in tutto questo dai paradisi fiscali, tanti proprio in Europa. Il tema è stato sfiorato, ma ci si aspettava una presa di posizione maggiore.

Fallito, quindi, il tentativo Ue di convincere Austria e Lussemburgo a rinunciare parzialmente a loro segreto bancario e adottare la rivista direttiva sulla tassazione del risparmio?

Secondo quanto ha riferito un diplomatico europeo, non pare esserci l’intenzione “di parlare di armonizzazione delle imposte sulla società, nonostante le polemiche sollevate dalle dichiarazioni del presidente di Google e delle rivelazioni sulle pratiche del gruppo informatico Apple per aggirare le tasse”.

 

Lo stesso presidente Barroso nel suo discorso sul Consiglio europeo di oggi ha fatto riferimento al mancato accordo tra Paesi Ue in merito alla necessità d’intervenire sull’elusione e la frode fiscale.

 

Eric Schmidt ha ammesso che il diritto tributario internazionale ha bisogno d’essere riformato: “nel momento in cui molte famiglie devono stringere la cinghia“, le imposte sulle società “sono diventate giustamente un tema scottante”.

 

Google, così come Apple, Amazon, Facebook, e anche Twitter sono accusati in diversi Paesi europei di traghettare i loro utili nei paradisi fiscali, godendo di normative lacunose e non più adatte ai mutamenti determinati dall’economia digitale (Leggi Articolo Key4biz).

“Noi non ricorriamo ad artifici fiscali” e “non nascondiamo il nostro denaro nei paradisi fiscali“, si è difeso il CEO di Apple Tim Cook davanti al Senato.

 

“Questo abuso deve finire urgentemente“, ha reagito Michael Jenning, un portavoce della  Commissione europea.

“Vogliamo misure che rendano più difficile alle aziende il ricorso a stratagemmi fiscali“, ha detto ancora, anche se l’esecutivo europeo resta impotente su questo dossier che richiede l’unanimità dei 27 Stati membri per apportare le giuste modifiche.

 

La Commissione europea aveva rilanciato nella primavera del 2011 una proposta che prevedeva di creare una “base comune per le imposte sulle società“, vale a dire un unico regime per il calcolo del reddito imponibile delle aziende che esercitano le loro attività nella Ue.

Al momento, le società devono rispettare 27 legislazioni nazionali e trattare con altrettante amministrazioni fiscali. Ma questo progetto resta ancora nel cassetto.

 

Difficile, in particolare, la posizione dell’Irlanda, regolarmente accusata di fare il gioco delle multinazionali, proponendo un’imposta sulle società particolarmente bassa, solo il 12,5% che per Apple, grazie a un accordo esclusivo col governo, è inferiore al 2% stando a quanto riporta il Rapporto del Senato USA.

 

Ovviamente il caso Apple, nonostante la forte difesa del governo che si dice ‘in regola’ (Leggi Articolo Key4biz), crea forte imbarazzo all’Irlanda, tanto più che Dublino detiene fino a giugno la presidenza di turno dell’Unione Europea.

 

Vista la situazione, ha indicato una fonte diplomatica, è tempo di dare nuovo ‘slancio’ alla lotta contro gli artifici fiscali, sperando che il tema dell’armonizzazione dei regimi tributari s’imponga progressivamente tra i Paesi Ue.

 

Sul tavolo, ci sono le proposte di Bruxelles rese pubbliche a fine 2012 (Leggi Articolo Key4biz) che incoraggiano gli Stati membri a rafforzare le loro convenzioni in materia di doppia imposizione, per impedire che le aziende si sottraggano alle tasse. Ma al momento pare siano rimaste solo delle buone intenzioni.

 

 

 

Per maggiori approfondimenti:

Lottare contro la frode e l’evasione fiscale

Contributo della Commissione al Consiglio europeo del 22 maggio 2013

 

Piano d’azione per rafforzare la lotta alla frode fiscale e all’evasione fiscale

 

Lettera ai Ministri europei delle Finanze del Commissario Ue Semeta