Diritto d’autore, Agcom alla prova dei fatti. Il Rapporto Lescure è replicabile in Italia?

di Raffaella Natale |

Si riaccende il dibattito sul diritto d'autore in Italia sulla scia del nuovo Rapporto francese per finanziare l’industria culturale. Da FIMI, un ‘no’ secco al modello ‘Lescure’: ‘Ucciderebbe nella culla i nuovi modelli di business’.

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Diritto d'autore

Cosa farà l’Agcom contro la pirateria digitale? Come gestirà lo ‘scottante’ dossier lasciatogli in eredità dal precedente presidente Corrado Calabrò?

Tutti attendono d’avere delucidazioni dal prossimo workshop organizzato dall’Autorità il 24 maggio a Roma sul diritto d’autore online che dà il via, come ha anticipato il Commissario Antonio Preto, a una serie d’iniziative pubbliche che “mirano a raccogliere opinioni, spunti e suggerimenti per affrontare un tema la cui complessità e delicatezza è sotto gli occhi di tutti”. (Leggi Articolo Key4biz)

A Roma ci saranno esperti italiani e internazionali, “chiamati a discutere di questo tema – ha detto ancora Preto – e a fornire materiale utile a definire le linee di un possibile intervento in un confronto libero e trasparente“. 

 

In tutto questo succede, però, che un gruppo d’associazioni chieda ‘una pausa di riflessione’ nell’emanazione del Regolamento che darebbe la possibilità all’Autorità di rimuovere contenuti dal web senza l’intervento della magistratura e senza una normativa di copertura da parte del Parlamento (Leggi Articolo Key4biz).

 

Ma l’urgenza del provvedimento è data da alcuni numeri allarmanti: l’industria creativa, solo per limitarci all’Italia, soffre una contrazione in termini di posti di lavori, pari a oltre 22 mila unità, con una perdita stimata di 1,4 miliardi di euro.

I numeri parlano chiaro: solo sul fronte dell’audiovisivo l’allarme arriva dai dati di una ricerca IPSOS, secondo cui l’incidenza della pirateria in Italia è del 37% con danni all’intero comparto audiovisivo stimati intorno ai 500 milioni di euro l’anno.

 

L’Italia, che rimane ancora nella Watch List degli Stati Uniti tra i Paesi che non rispettano i diritti di proprietà intellettuale, può ancora attendere?

 

Il workshop vuole rappresentare un’occasione per ragionare sulla disciplina regolamentare della tutela del diritto d’autore online e sulle dinamiche che caratterizzano l’industria dei contenuti nell’ecosistema digitale.

“Il confronto tra diversi modelli di azione riguardo a problemi concreti – si legge nella nota dell’Autorità – si propone quale punto di partenza di un percorso per individuare risposte condivise sulle questioni più problematiche della regolamentazione in materia di tutela del diritto d’autore online”.

 

E giusto per citare il caso dei nostri cugini d’oltralpe, il recente Rapporto Lescure, sulla base del quale la Francia prenderà i prossimi provvedimenti per sostenere il mercato della cultura digitale, ha scombinato le carte in tavola, cancellando il sistema Hadopi voluto da Sarkozy e considerato da molti Paesi, tra cui USA e Italia, un modello eccellente contro la pirateria online (Leggi Articolo Key4biz).

 

La Commissione capeggiata da Pierre Lescure ha proposto al presidente Hollande di cancellare l’Autorità Hadopi e di trasferirne i suoi poteri al Consiglio superiore dell’audiovisivo. Ha inoltre eliminato dalle misure il distacco della connessione internet, previsto dalla legge per gli utenti recidivi e ridotto notevolmente le sanzioni.

La grossa novità di questo Rapporto è che prevede nuovi strumenti per reperire risorse da destinare all’industria culturale: tassare smartphone e tablet, ampliare l’offerta legale, scoraggiando la pirateria, con l’uscita anticipata sul web delle premier cinematografiche.

 

Sicuramente al workshop del 24 maggio il Rapporto Lescure sarà tra gli argomenti di discussione, vista anche la partecipazione della Responsabile Giuridica dell’Hadopi, Sarah Jacquier.

 

Ma il modello ‘Lescure’ è replicabile in Italia? Key4biz lo ha chiesto a Enzo Mazza, presidente FIMI, la federazione dell’industria musicale italiana.

“Il Rapporto Lescure – ha dichiarato Mazza a Key4biz – preoccupa molto per un’impostazione contraria allo stesso sviluppo tecnologico del settore musicale che oggi ha messo in pratica modelli di business innovativi che la proposta francese ucciderebbe nella culla”.

Per il presidente FIMI, due elementi sono totalmente inaccettabili: la tassa sui device e le licenze collettive.

“Una tassa indiscriminata su device e servizi online è cosa ben diversa dalla copia privata, che è una forma di licenza su un utilizzo del contenuto. Con la proposta Lescure l’utilizzo di un brano musicale finirebbe per finanziare il teatro o un giornale in difficoltà”.

 

Riguardo alle licenze collettive che emergono dalla proposta, Mazza ritiene che “danneggerebbero tutto quello sviluppo interessante in atto nel settore musicale che è invece legato proprio a imprese innovative che consentono oggi di superare i modelli antiquati del passato che la Francia vorrebbe introdurre”.

 

 

 

Per maggiori approfondimenti:

Programma workshop Agcom (Roma, 24 maggio 2013)