Tlc, la Ue avvia procedura anti-dumping contro la Cina. De Gucht: ‘Soluzione consensuale o via all’indagine’

di Alessandra Talarico |

Karel De Gucht ha precisato che la decisione di agire è stata presa ‘ex officio’ ossia senza che nessun concorrente abbia presentato formale denuncia e spiegando che il provvedimento al momento resta ‘congelato’ per cercare una soluzione consensuale.

Europa


Karel De Gucht

Dopo l’imposizione di dazi medi del 47% sull’impostazione di pannelli solari dalla Cina, l’offensiva della Ue si formalizza anche nel settore delle infrastrutture per le telecomunicazioni.

 

La Commissione europea ha infatti deciso di “aprire un’indagine anti-dumping e anti-sovvenzioni relativa alle importazioni dalla Cina di reti di telecomunicazioni e dei loro elementi essenziali”.

Lo ha riferito il Commissario Ue al commercio, Karel De Gucht, precisando che la decisione di agire è stata presa ‘ex officio’ ossia senza che nessun concorrente abbia presentato formale denuncia di comportamento anticoncorrenziale e spiegando che la risoluzione al momento resta ‘congelata’ per consentire di portare avanti dei negoziati con l’obiettivo di giungere a una soluzione consensuale.

 

L’accusa, nei confronti delle aziende cinesi è di utilizzare una pratica nota come ‘dumping’, che consiste maggiorare i prezzi dei prodotti venduti all’estero rispetto a quelli praticati sul mercato di origine.

Nel mirino, per quanto riguarda il settore degli impianti tlc, le società Huawei e ZTE che, coi loro prezzi ‘stracciati’ stanno mettendo in crisi i vendor europei.

Il Commissario De Gucht, ha ingaggiato da tempo una forte offensiva nei confronti di queste aziende, agendo per la prima volta.

 

Huawei e ZTE controllano circa un quarto del mercato europeo delle infrastrutture tlc, ma secondo la Ue sono giunti a questo predominio adottando pratiche commerciali poco corrette.

Da un’analisi della Commissione europea, infatti, le due aziende starebbero vendendo le loro infrastrutture per le reti wireless a un prezzo inferiore di almeno il 35% rispetto ai prezzi di mercato definibili ‘equi’.

Secondo De Gucht Huawei e ZTE possono praticare questi prezzi anche perchè sostenuti economicamente dal governo di Pechino.

La Commissione sottolinea che in un settore in cui le sovvenzioni sono fondamentali, qualsiasi pratica sleale – come un finanziamento agevolato da parte del governo cinese – ha un effetto immediatamente destabilizzante e crea un indebito vantaggio competitivo su un’industria, quella europea, altrimenti molto concorrenziale.

 

Il Commissario sostiene di avere dalla sua anche il presidente della Commissione Jose Manuel Barroso. Non ha però l’appoggio dei vendor europei, che hanno manifestato seri dubbi verso l’ipotesi di un’indagine formale che potrebbe innescare una guerra commerciale con la Cina, che è il secondo partner commerciale della Ue dopo gli Stati Uniti con scambi che nel 2012 potrebbero toccare i 500 miliardi di euro.

Contrari a un intervento della Commissione anche diversi governi  – tra cui Regno Unito e Paesi Bassi – che difendono le ricadute occupazionali della presenza di questa aziende nei loro Paesi. Favorevoli ad eventuali sanzioni sarebbero invece Francia e Italia.

 

Fatto sta che, dopo gli innumerevoli veti del Governo Usa, Huawei ha da poco reso noto di essere pronta ad abbandonare il mercato americano (Leggi articolo Key4biz).