Debiti PA: Ok dalla Camera ai pagamenti. Marchi (PD), ‘Ora modifiche alle politiche Ue per la crescita e l’occupazione’

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Il decreto, approvato con 450 voti a favore, 107 astenuti e nessun voto contrario, passa ora all'esame del Senato per la seconda lettura e dovrà essere convertito in legge entro il 7 giugno.


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Un “primo grande esperimento che ha l’obiettivo di iniettare 40 miliardi di euro nel sistema economico” e di fare “da stimolo significativo e da valvola di sfogo per le imprese”.

E’ quanto ha affermato il sottosegretario all’Economia, Alberto Giorgetti, durante la discussione alla Camera sull’approvazione del disegno di legge di conversione del decreto per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione

 

Il decreto, approvato con 450 voti a favore, 107 astenuti e nessun voto contrario, passa ora all’esame del Senato per la seconda lettura e dovrà essere convertito in legge entro il 7 giugno.

Nonostante siano state introdotte diverse modifiche al testo, è rimasto inalterato il ‘perimetro complessivo’ ed è stata approvata la cosiddetta ‘fase due’ che prevede l’impegno – con la prossima legge di Stabilità – di ampliare la cifra stanziata.

Per quanto concerne le operazioni di pagamento il provvedimento stabilisce un termine perentorio per Comuni e Province – che dovranno girare alle imprese gli anticipi stanziati dal Tesoro entro 30 giorni – e precisa che anche le società “in-house” devono far arrivare ai fornitori i pagamenti arrivati dalle amministrazioni.

 

L’obiettivo del decreto è sbloccare il pagamento di 40 miliardi di euro per dare fiato alle imprese verso le quali la pubblica amministrazione ha accumulato debiti. Le imprese ICT, che – come risulta da un’analisi de Il Sole 24 Ore – sono tra quelle che hanno subito più pesantemente i ritardi nei pagamenti, arrivati fino a oltre 8 mesi (Leggi articolo Key4biz).

Quanto alla copertura, sono saltati i tagli a scuola università, ricerca ed Expo e la tassa sulle sigarette elettroniche, un piccolo contributo verrà dato dai fondi all’editoria, dall’8 per mille e dalla risorse per cooperazione e sviluppo.

 

“Una buona notizia per le tante aziende creditrici”. Questo il commento di Maino Marchi, capogruppo Pd in commissione Bilancio durante la dichiarazione di voto sul decreto.

Per Marchi, si tratta di un provvedimento molto atteso al pari di quello per il finanziamento della Cassa integrazione in deroga, poiché “vengono messe a disposizione del sistema produttivo italiano ingenti risorse pari a 40 miliardi di euro per l’anno in corso e per il prossimo, e tutto ciò senza mettere mano a nuove tasse o tagli alla cultura, all’università, agli investimenti dell’Expo o alla cooperazione internazionale. Per altre voci come i fondi all’editoria, si è approvato un ordine del giorno che impegna il governo al ripristino delle risorse”.

 

Il provvedimento, oltre a un’azione di semplificazione, prevede la ricognizione permanente dei debiti contratti dalla Pubblica amministrazione per permettere

di quantificare l’esatto ammontare dei debiti e fare i provvedimenti che permettano di estinguerli.

“Adesso si devono modificare le politiche europee di questi ultimi anni per arrivare a maggiori investimenti a favore della crescita e dell’occupazione. Non è secondaria, poi, la positiva ricaduta che il decreto ha su un maggior livello di legalità, in quanto assicura liquidità alle imprese che sarebbero altrimenti facilmente preda della spirale dell’usura gestita dalla malavita”, ha concluso Marchi.

 

Antonio Misiani, deputato e Tesoriere del Partito democratico, ha sottolineato che l’approvazione del decreto “È la più grande ed efficace manovra di stimolo economico da molti anni a questa parte ma soprattutto è la riparazione di una grande vergogna italiana, quella di migliaia di imprese strangolate dall’impossibilità di riscuotere i crediti verso il settore pubblico”.

 

Un risultato che porta “una boccata di ossigeno alle imprese, ma anche ai Comuni e ai territori, attraverso quello che è un primo allentamento, seppur ancora insufficiente, del patto di stabilità interno”, ha commentato dal canto suo l’ANCI.

 

Il decreto, secondo quanto reso noto dall’Anci, “prevede un riparto totale di 5 miliardi, dei quali poco meno di 4 sono riservati ai Comuni, prevedendo nel contempo l’aumento di 1,2 miliardi nei pagamenti che potranno essere effettuati dalle Regioni e, di grande importanza, l’integrazione nel patto di stabilità verticale di 950 milioni per i Comuni, il 50% dei quali destinati agli Enti con popolazione fra i 1000 e 5000 abitanti”.

Queste risorse, per l’Anci, rappresentano un palese riconoscimento della necessità “di risolvere i problemi legati ai vincoli sugli investimenti degli Enti locali”, ma resta lo stesso l’urgenza di modificare le regole del patto di stabilità e per avviare nuovi rapporti finanziari tra centro e periferia. Argomento su cui l’Associazione chiede l’avvio di un confronto urgente con la Presidenza del Consiglio.