Finanziamento alla Cultura, la Francia tassa tablet e smartphone per colpire gli OTT. Cancellata l’Hadopi

di Raffaella Natale |

Altra importante proposta del Rapporto Lescure: uscita quasi in contemporanea dei film per tutti i canali di distribuzione, anche internet, per combattere la pirateria.

Francia


Lescure consegna il Rapporto al presidente Hollande

Il Rapporto Lescure ha sollevato in Francia, ma non solo, un polverone. Tassare smartphone e tablet per finanziare la cultura è una buona idea?

Oggi, l’ex giornalista Pierre Lescure, chiamato a presiedere la commissione incaricata di reperire i mezzi per finanziare la cultura, ha consegnato il suo Rapporto al presidente francese François Hollande.

Tra i punti controversi, appunto quello di tassare i device mobili e la soppressione dell’Hadopi, la Commissione costituita sotto la presidenza Sarkozy per combattere la pirateria online, per affidare i suoi poteri al Consiglio superiore dell’audiovisivo che diverrebbe così l’ente regolatore anche per l’offerta digitale.

 

Ma entriamo nel dettaglio delle 80 proposte per riformare il finanziamento alla cultura nell’era digitale. Dall’introduzione dell’eccezione culturale, all’inizio degli anni ’80, i distributori – cinema, Tv, radio e Isp – versano una percentuale delle loro entrate alla creazione delle opere cinematografiche, televisive e musicali.

Secondo il governo, questo principio è minacciato dalla pirateria e dalla forte concorrenza della distribuzione di contenuti da parte delle web company come Apple, Google, Amazon o Netflix, che non sono sottoposti alle stesse norme degli altri operatori nazionali. E’ sempre lo stesso problema, per il quale anche l’Italia sta cercando una soluzione (Leggi Articolo Key4biz). Il Rapporto Lescure, escludendo una Tassa Google (come chiedevano editori e industria musicale) perché ritenuta ‘giuridicamente discutibile’, propone nuove misure che rivoluzionano il sistema di finanziamento della cultura, includendo i grandi player della rete. Ed ecco che scoppia il caso.  

 

La proposta: tassare smartphone e tablet, di cui Apple, Google e Amazon sono i più grandi produttori. Il provvedimento è stato fortemente criticato dalla destra ma ha trovato l’immediato sostegno del Ministro della Comunicazione, Aurélie Filippetti.

“Si tratterà solo di un piccolo contributo“, ha detto il Ministro. Sulle vendite di dispositivi connessi verrà applicata una tassa dell’1-3%.

La proposta si basa su un principio comune: gli utenti sono riluttanti a spendere 9 euro per acquistare un album di musica su una piattaforma online ma non esistano a sborsare quasi 400 euro per un tablet o 700 euro per uno smartphone.

Un piccolo contribuito, sostiene il governo, non spegnerà l’ardore di chi è disposto a pagare simili cifre per possedere questi dispositivi.

Per l’inciso, la misura consentirebbe di sostituire e modernizzare il sistema dell’equo compenso, contestato fortemente dalla Commissione Ue, introducendo una sorta di licenza legale per scaricare le opere (Leggi Articolo Key4biz).

 

Il secondo provvedimento consiste nel facilitare il downloading legale. Come? Rompendo il sistema che impone l’uscita prima al cinema, dopo un certo periodo definito ‘finestra’ su pay-Tv e, dopo un’altra finestra sulla Tv generalista (Leggi Articolo Key4biz).

La proposta della Commissione Lescure prevede che, tassando i terminali, i film potrebbero essere disponibili più velocemente su tutte le piattaforme digitali e così essere scaricati legalmente.

 

La Filippetti ha confermato la soppressione dell’Hadopi, come tra l’altro era stato promesso dal presidente Hollande fin dalla sua campagna elettorale (Leggi Articolo Key4biz).

Basta, l’Hadopi è finit – ha detto la Filipetti – C’è stato un grave attentato alla libertà riconosciuta dal Consiglio costituzionale. Per gli utenti, non ci sarà più la sospensione della connessione internet decisa da un giudice“.

 

Il Rapporto lascia, tuttavia, invariato il sistema di risposta graduale previsto dalla legge, ma lo alleggerisce, escludendo, appunto, il distacco del collegamento web, e riducendo drasticamente le sanzioni con l’introduzione di una somma forfettaria di 60 euro, eventualmente maggiorata in caso di recidiva, contro gli attuali 1.500 euro.