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Telecom Italia. Franco Bernabè: da accordo con 3 ‘importanti sinergie’ ma per lo spin-off serve più flessibilità

Italia


Ancora due settimane: tanto si dovrà aspettare per comprendere come si realizzerà lo spin-off della rete di Telecom Italia.

Circa le modalità dell’operazione, “nulla è escluso”, ha riferito stamani il presidente esecutivo Franco Bernabè nel corso della conference call di commento ai conti del gruppo. Quel che è certo è che il progetto di separazione è ormai entrato nella fase finale e che non si tratta di una cessione, perchè “in ogni caso terremo la maggioranza” della rete, ha aggiunto Bernabè.

I dettagli del progetto saranno analizzati nel prossimo Cda convocato il 23 maggio. Ieri, secondo quanto affermato dal presidente, la discussione è stata “positiva e profittevole”.

 

Quanto alla tempistica, è prematuro parlarne ora: si tratta di un processo “molto complicato” che, nel caso di decisione positiva del board, richiederà “ancora un po’ di tempo” per essere messo in pratica. Più che una semplice decisione organizzativa, infatti, lo spin-off rappresenterà una riorganizzazione “che trasformerà l’azienda stessa e il mercato nel suo complesso”.

 

Il progetto, del resto, non ha precedenti in Europa e implica – come evidenziato nelle slide distribuite stamani – tutta una serie di ripercussioni positive sulla struttura regolatoria, con l’alleggerimento dei vincoli oggi in capo all’operatore storico, sulla concorrenzialità del mercato, garantendo piena parità di accesso e – last but not least – sugli investimenti, sia nella fibra che sul versante mobile.

Sul versante regolatorio, ha però aggiunto, serve “molta più flessibilità”, c’è bisogno, ha spiegato, “di un accordo normativo completamente nuovo che deve essere vantaggioso per il mercato e per Telecom”.

 

Bernabè ha poi rassicurato gli analisti sul fatto che l’azienda resterà concentrata “sulla redditività e sulla generazione di cassa” e ha ribadito che restano confermati i target già annunciati per l’anno in corso.

 

Il direttore finanziario Piergiorgio Peluso ha quindi sottolineato che la società beneficerà “di un miglioramento del free cash flow” che permetterà di raggiungere gli obiettivi di debito: entro la fine di quest’anno, Telecom Italia stima di riuscire a portare l’indebitamento finanziario netto al di sotto della barra dei 27 miliardi di euro, da 28,7 miliardi al 31 dicembre 2012.

“Non ci aspettiamo che fattori esterni abbiano impatti addizionali” sul rating, ha aggiunto Peluso.

 

Quanto al dossier 3 Italia il board ha concesso un altro mese di tempo.

Il Comitato non ha infatti ravvisato la presenza di impedimenti all’apertura di un tavolo di discussione in vista dell’eventuale realizzazione dell’operazione.

“Stiamo considerando con grande interesse le opzioni di consolidamento nel mercato domestico e con 3 Italia stiamo continuando le analisi di approfondimento per una possibile integrazione delle attività mobili” ha ribadito oggi Bernabè, sottolineando che deal di questo tipo, “portano grandi sinergie industriali e commerciali significative”.

Le sinergie, aveva affermato qualche settimana fa, “comportano riduzioni di costo in termini di strutture commerciali e di sviluppo delle reti LTE, a cui si aggiungono i benefici di bacini di clientela complementari”.

Fino ad oggi – ha aggiunto stamani Bernabè – le nostre valutazioni sono positive, ma ne servono ulteriori”.

 

Quanto ai possibili ostacoli antitrust, se l’operazione riguarderà solo le attività mobili di Telecom Italia e H3G, la decisione sarà di competenza dell’autorità nazionale.

“La nostra valutazione è che non avrà impatto a livello europeo, ma di certo questo è qualcosa che deve essere valutato in maniera più approfondita”, ha aggiunto.

Anche nel caso in cui l’antitrust dovesse decidere di imporre dei rimedi, “non penso saranno così invasivi e importanti”.

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