Key4biz

Televisione e Infanzia: digitale e satellite, cosa offrono ai bambini?

Italia


L’Italia è uno dei Paesi europei che presenta il maggior numero di canali televisivi dedicati ai bambini, oltre 20 canali, pari a Regno Unito, Spagna e Germania. A fronte di un’offerta così abbondante non si riscontra un’analoga qualità dei contenuti, al contrario si evidenzia una limitata disponibilità d’investimenti: i palinsesti sono fortemente ripetitivi, si ricorre per lo più a format stranieri, le linee editoriali sono poco differenziate e si recuperano prodotti vintage.

E’ quanto emerge dal 1° Rapporto di Focus in Media, Osservatorio sulla comunicazione della Fondazione per la Sussidiarietà, realizzato dai ricercatori di OssCom, Osservatorio sulla comunicazione dell’Università Cattolica di Milano.

Focus in Media è un osservatorio sul sistema della comunicazione nel nostro Paese che la Fondazione ha promosso in collaborazione con Sky Italia. L’Osservatorio intende offrire un contributo originale all’analisi della comunicazione e dei media e avanzare idee e proposte per rendere il sistema aperto, pluralista e capace di valorizzare le diverse soggettività sociali e culturali.

 

Dal Rapporto ‘Televisione e Infanzia‘ si rileva che solo 7 canali per bambini su 22 sono gratuiti. Ne deriva una Tv per ragazzi a due velocità dove il differenziale non è più tra chi ha o chi non ha la tecnologia; ma più ampiamente economico-culturale.

 

Per Piermarco Aroldi, Direttore di OssCom e curatore del Rapporto, passare al vaglio la tv dei ragazzi significa “riflettere su che cosa pensiamo dell’infanzia, su quali contenuti e repertori alimentino l’immaginario dei più piccoli, su quali linguaggi possano consentire di ridurre le resistenze all’impegno educativo dei genitori“.

 

L’indagine offre una fotografia ragionata dei programmi tv per minori da 0 a 14 anni, tenendo conto del processo di digitalizzazione, della moltiplicazione dei canali tematici dedicati ai target pre-scholar e scholar (sia free sia pay), della pluralità dei player e dei prodotti, dei generi e dei formati in programmazione (dall’animazione alla live-action, al tutorial).

 

In Italia predominano i modelli transnazionali, le produzioni locali sono il 5% del palinsesto contro il 19% della Francia.

“Certo – ha detto ancora Aroldi – ci sono anche operatori più legati al contesto nazionale, che costituiscono un’alternativa interessante, ma non sempre sono in grado di reggere ai contraccolpi dei network internazionali”.

 

Tra le tendenze che emergono dal Rapporto ce n’è una che allarma i genitori, ossia la crescente presenza di novelas sudamericane e sitcom.

Oggi – ha concluso Aroldi – la tv si muove lungo l’asse dell’adolescentizzazione dell’infanzia. E’ anche un comparto governato dalle logiche degli ascolti e dei consumi, di questo le famiglie devono tenere conto quando si rapportano con il piccolo schermo”.

 

La distribuzione dei canali dedicati sulle diverse piattaforme è coerente con le caratteristiche del sistema televisivo nazionale e quindi con la centralità del DTT come piattaforma free o pay accessibile universalmente e del satellite come principale piattaforma di distribuzione a carattere soprattutto pay. L’articolazione dell’offerta dei canali tematici per bambini e ragazzi su queste due piattaforme, tuttavia, appare differenziata. Sul DTT operano i pricipali player nazionali (RAI, Mediaset, Switchover Media – ora acquisito dal gruppo Discovery – e, in parte, DeAgostini) che garantiscono un ampio accesso a carattere gratuito a una programmazione con una forte impronta nazionale o europea. Sul satellite operano i principali player transnazionali (oltre a DeAgostini e Switchover, presenti su entrambe le piattaforme), che garantiscono l’accesso alla programmazione dei grandi player statunitensi (Disney, Nickelodeon, Turner).

Il sistema televisivo italiano riconosce l’offerta di programmi per bambini e ragazzi come parte integrante dei compiti di pubblico servizio; ciononostante, a differenza di quanto avviene in altri contesti nazionali, vincola a tale responsabilità la sola concessionaria pubblica. In mancanza di obblighi di programmazione da parte delle altre emittenti, così

come di strumenti di sostegno economico alla produzione o alla distribuzione di programmi per bambini, il settore ha assunto un carattere prevalentemente commerciale.

 

Questa caratteristica finisce per condizionare in parte la tipologia e i formati dell’offerta. In mercati piccoli, come quello italiano, tale situazione può inoltre facilmente limitare il pluralismo effettivo, producendo effetti di tipo omologante, soprattutto a fronte di una forte presenza di canali transnazionali che privilegiano una programmazione di origine non italiana.

 

A fronte di un alto numero di canali non si riscontra, così, un’altrettanta elevata disponibilità di investimenti o di contenuti editoriali. In questo contesto si assiste spesso a una forte ripetitività dei palinsesti, alla circolazione dei medesimi prodotti e properties trasversalmente ai diversi canali, al recupero di prodotti vintage quando non esplicitamente molto datati, alla ridotta capacità dei broadcaster di progettare linee editoriali differenziate ed originali per un numero così elevato di canali.

Permane, inoltre, una sorta di divide tra chi accede alla programmazione per bambini attraverso il DTT e chi vi accede attraverso la piattaforma satellitare. Ne deriva una sorta di Tv per bambini “a due velocità” dove il differenziale non è più solo tecnologico, tra chi ha o non ha accesso alla tecnologia, ma più ampiamente economico-culturale.

 

Per maggior informazioni:

Televisione e Infanzia. Rapporto sull’offerta televisiva per bambini in Italia

Exit mobile version